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Le esegesi riportate in questo blog non sono frutto delle mie capacità, in realtà molto modeste. Le ricavo leggendo diversi testi dei più importanti specialisti a livello mondiale, generalmente cattolici, ma non disdegno di verificare anche l’operato di esegeti protestanti, in particolare anglicani. Se si escludono alcuni miei approfondimenti specifici, per la parte tecnica dell’analisi critica il mio testo di riferimento è questo:

- Giovanni Leonardi
, Per saper fare esegesi nella Chiesa, 2007 Ed. Elledici (testo promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale). Questo testo è molto semplice, veramente alla portata di tutti; per migliorare la capacità di analisi deve essere affiancato da altri due testi per la parte linguistica, anch’essi a livello divulgativo:

- Filippo Serafini,
Corso di greco del nuovo testamento, 2003 Ed. San Paolo.
- Luciana Pepi, Filippo Serafini,
Corso di ebraico biblico, 2006 Ed. San Paolo (da usare solo nel caso si voglia approfondire l’etimologia semitica sottesa ai vocaboli greci).

I testi della Bibbia in lingua originale sono pubblicati da varie case editrici; in particolare per i Vangeli segnalo l'ottimo testo della Edizioni Enaudi e quello sinottico della Edizioni Messagero in quanto hanno i testi greco ed italiano a fronte. Si trovano anche in vari siti in rete, ma non sempre sono testi aggiornati con le ultime scoperte a livello archeologico o paleografico.
Per la parte sostanziale normalmente faccio riferimento a documenti prodotti dalle fonti seguenti, che riporto in ordine decrescente di frequenza di utilizzo:

- École biblique et archéologique française de Jérusalem (EBAF), retto dai Domenicani e dove ha lavorato anche il Card. Martini.
- Centro Studi Biblici “G. Vannucci” – Montefano (An), retto dall’Ordine dei Servi di Maria.
- Sito www.Nicodemo.net gestito da P. Alessandro Sacchi.
- Università degli studi di Torino – Corso di Letteratura cristiana antica – Prof.essa Clementina Mazzucco.
- Fr. Dante Androli, OSM, docente di esegesi alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum – Roma
- Università degli studi La Sapienza di Roma – Corso di Storia del Cristianesimo e delle Chiese – Prof.essa Emanuela Prinzivalli.
- Biblia, Associazione laica di cultura biblica – Settimello (Fi)


lunedì 31 dicembre 2012


Domenica 6 gennaio 2013 – Epifania del Signore
Mt 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Erode, così come è descritto dagli storici dell'epoca ed in parte anche dai vangeli, sembra la caricatura di un qualunque uomo di potere, ma dal punto di vista storico è stato un tiranno sanguinario ed astuto. Erode non sarebbe potuto diventare re dei giudei, perché in lui non scorreva sangue ebraico: era un idumeo(1); la madre era un'araba e i nonni forse degli schiavi. Non è chiaro, (gli storici non l'hanno ancora scoperto), in che modo Erode giunse al potere. La Bibbia dice che chi non ha sangue giudeo non può essere re degli israeliti, per cui Erode, nella sua scalata al potere, eliminò quelli che conoscevano la sua origine, in particolare certi farisei, e incaricò il suo storiografo di corte di costruirgli la fama di unto del Signore.
Uomo abile ed intelligente, capì subito che il popolo andava tenuto calmo con quella che da sempre era la droga usata dai potenti: lo sport. Infatti finanziò quelle che erano le olimpiadi della sua epoca, ma a questo aggiunse la promessa, mantenuta, di diecimila posti di lavoro per la ricostruzione del tempio.
"Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme…". Qui abbiamo dei personaggi che hanno talmente scandalizzato le prime comunità cristiane che sono stati completamente snaturati nel loro significato: i magi. La parola magi sia in greco che in italiano non esiste; nel testo greco di questo brano è riportata la parola magoi che ha una sola traduzione: maghi.
Sono in realtà dei personaggi talmente scabrosi, talmente scandalosi che la tradizione cristiana ne ha snaturato il nome: da maghi li ha fatti diventare degli innocui magi, affinché non si sapesse bene cosa e chi fossero.
Per comprendere il perché di questa presenza dobbiamo rifarci alla linea teologica di Matteo. Matteo racconta un Gesù che si presenta ed agisce al di fuori della religione ufficiale di allora. Gesù dimostrerà che tutto il castello che si chiamava religione ebraica e che veniva fatto credere alla gente come espressione della volontà di Dio, non solo non era la volontà di Dio, ma gli era contraria ed era falsa.
Gesù si è trovato bene con i peccatori, i miscredenti, la gentaccia, ma si è sempre trovato in pericolo con le persone pie, le persone devote. Matteo con questo episodio intende dire che, mentre nella religione ebraica c'è ostilità nei confronti del Dio di Gesù, quelli che vivono al di fuori della religione (e questa sarà una costante in tutti e quattro i vangeli), sono i primi a riconoscerlo, ad accettarlo e ad accoglierlo.
Nel vangelo di Matteo l'unico che riconoscerà in Gesù il Figlio di Dio sarà un centurione romano, un pagano. Gli unici che Gesù loderà per la loro fede saranno dei pagani. Con queste premesse si comincia a comprendere il senso della presenza di questi maghi.
Nella lingua greca del tempo con il termine magoi = maghi(2) si indicavano sì gli indovini e gli astronomi, ma al tempo in cui l'Evangelista scrive, con questa parola si indicavano anche gli imbroglioni, gli ingannatori, i corruttori. Potremo quindi dire che i maghi erano i ciarlatani dell'epoca.
Nella Bibbia era proibito avere rapporti con questa categoria di persone e nell'elenco di peccati del primo catechismo della Chiesa (la "didachè"), quello di esercitare la "professione" di mago era preceduto da quello di rubare e seguito da quello di abortire: erano peccati quindi considerati particolarmente gravi.
Nella Torah era prevista la pena di morte per chi osava accettare l'insegnamento di questi maghi ed inoltre, in questo caso, Matteo scrive che vengono dall'oriente, cioè sono pagani.
Diceva un detto ebraico: uccidi il migliore dei pagani e avrai ucciso il più schifoso dei serpenti. Per i pagani non c'era speranza di resurrezione, non c'era speranza di salvezza.
"…e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»". Facciamo un attimo mente locale: queste persone, che esercitano un'attività maledetta dalla Bibbia, un'attività riprovevole, affermano che c'è un nuovo re dei Giudei. C'è un neonato re dei Giudei perché "Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo".
Quando si fa il presepio si mette generalmente una stella cometa: la cometa è tratta da una tradizione del millequattrocento(3). In realtà i maghi parlano di una normale stella e occorre rifarsi ad una credenza dell'epoca che affermava che in occasione della nascita dei grandi personaggi sorgeva una stella che poi sarebbe scomparsa alla sua morte(3).
Matteo nello specifico si rifà, lui che è un grande teologo, ad una profezia dell'AT dove, indicando il futuro capo del popolo, si diceva: "Io lo vedo, ma non ora; io lo contemplo, ma non in vicinanza; una stella sorge in Giacobbe, uno scettro si leva in Israele" (cfr. Nm 24,17).
L'Evangelista in pratica dice: quel segno che era dato per Israele, Israele non l'aveva compreso, ma l'avevano compreso delle persone pagane.
La lezione di Matteo è importante: sono i pagani quelli che faranno conoscere le profonde verità di Dio ai credenti e questo messaggio è presente in tutto il vangelo: saranno sempre i pagani, in questo vangelo, quelli che catechizzeranno gli israeliti.
"All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme". Che Erode si turbi o meglio, si spaventi(4) lo si capisce benissimo, lui è il re dei giudei e gli viene detto: dov'è il nuovo re dei giudei? Erode era ossessionato dal potere che aveva conquistato in una maniera oscura e illecita, era sospettoso persino dei propri familiari, ne assassinò una dozzina e mise a morte anche i propri figli, uno addirittura cinque giorni prima di morire(5).
Erode quindi si spaventò e "con lui tutta Gerusalemme". Questa seconda parte della frase necessita un spiegazione: dicevano gli ebrei che Israele era il centro del mondo, al centro di Israele c'era Gerusalemme ed al centro di Gerusalemme c'era il Tempio del Signore. Quindi Gerusalemme non era una città come le altre, era la città santa, la città sacra che Dio aveva scelto come sua dimora: nel tempio c'era la gloria di Dio, la presenza di Dio. Quindi Gerusalemme rappresenta l'istituzione religiosa giudaica.
Il tempio di Gerusalemme era una delle meraviglie del mondo, lo spazio sacro più grande dell'umanità, ed era di uno splendore incredibile. Gerusalemme era la città abitata dai sommi sacerdoti, da tutte le persone pie e devote, ma all'annunzio che è nato Gesù si spaventa, si sconvolge: nel vangelo la stella dei maghi non brillerà mai sopra Gerusalemme; Gerusalemme è sotto una cappa mortale e infatti Gesù resuscitato non apparirà mai in Gerusalemme; apparirà invece fuori Gerusalemme, in Galilea. Gerusalemme era la città assassina e maledetta che uccide i profeti e li uccide in nome di Dio.
Gerusalemme deve tutto il suo potere, il suo prestigio all'esistenza del tempio e lo basa sulla religione ufficiale, su quella che i sacerdoti spacciavano essere il vero rapporto con Dio.
Matteo non sta facendo altro che anticipare quello che sarà il contenuto di tutto il vangelo. Gerusalemme, anziché accogliere il suo re, all'idea che sia nato si spaventa perché tra le cose che farà Gesù ci sarà l'eliminazione del culto. Quando Gesù entra nel tempio e, fatta una frusta di cordicelle, incomincia a cacciare i mercanti, Gesù caccia quelli che vendono, ma anche quelli che comprano. Quello che Gesù non tollera è il culto così come veniva realizzato nel tempio, perché veniva presentato un Dio sanguisuga che chiedeva continuamente doni alle persone, doni che naturalmente non andavano a Dio ma andavano ai sacerdoti.
Ecco allora che tutta Gerusalemme è sconvolta, è allarmata, perché se questa nuova mentalità va avanti, per loro è la fine.
"Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo"; due volte nel Vangelo di Matteo c'è questa espressione ed è sempre in una situazione rischiosa per Gesù. Qui Erode riunisce tutti i capi dei sacerdoti per conoscere il luogo dove è nato Gesù, per poi eliminarlo. Questa espressione "tutti i capi dei sacerdoti" la ritroviamo al capitolo 27, quando si riuniscono per decidere di eliminare Gesù, per crocifiggerlo.
"Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele»".

Può sembrare strano: qui ci sono i teologi, gli scribi, i sommi sacerdoti, i sapienti, i conoscitori della scrittura, ma questa non incide nella loro esistenza. La conoscenza della scrittura non è garanzia della conoscenza del Signore. Si può studiare, si può stare tutto il giorno con il naso attaccato alla Bibbia, ma se non c'è il bene dell'uomo come valore massimo della propria esistenza, la Bibbia non si capisce: infatti non muoveranno un dito per andare ad accogliere il loro re.
Nella risposta dei teologi ufficiali, cioè degli scribi, Matteo mette insieme due testi, secondo la tecnica dell'epoca. Uno è la profezia di Michea, al cap. 5. In Michea si leggeva: "E tu Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele". L'Evangelista cambia queste due ultime parole con un testo tratto dalla secondo libro di Samuele, cap. 5 che dice: ".. il Signore ti ha detto, tu pascerai Israele, mio popolo"(6).
C'era una tremenda profezia di Ezechiele (cfr. Ez 34) che diceva, voi siete i pastori del popolo, ma voi anziché curarvi del gregge lo tosate e lo sacrificate per il vostro interesse e, era il Signore che parlava, io vi eliminerò tutti quanti. Farò sorgere un pastore, un mio rappresentante che eliminerà voi, falsi pastori.
Quando sanno che nasce il Pastore, i sommi sacerdoti capiscono che per loro è finita. I sommi sacerdoti sono i falsi pastori che il vero pastore eliminerà.
"Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Questo dal punto di vista storico non regge! Con tutti gli informatori, gli sgherri, le spie che Erode aveva, sapendo che Betlemme era un borgo di poche case, distante 8 km da Gerusalemme e quindi neanche tanto lontana, possibile che avesse bisogno di questi pagani, di questi stranieri? Erode è stata una persona di grande furbizia e di grande astuzia e non per niente è riuscito a governare per cinquant'anni. E' chiaramente una costruzione letteraria per dare il tempo tecnico necessario all'incontro che segue.
"Udito il re, essi partirono", ricordate, quando leggete il vangelo lo dovete tenere presente, ogni volta che l'Evangelista usa l'espressione "ecco", significa che c'è una sorpresa, "Ed ecco la stella…" . Dov'era finita la stella? I maghi avevano seguito la stella, ma sopra Gerusalemme la stella non aveva brillato.
"Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino". Qui la stella si comporta come il Dio dell'AT che guidava il suo popolo.
"Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima." Guardate le due reazioni contrapposte: i giudei a Gerusalemme all'annunzio della nascita del re si spaventano, sono terrorizzati; i pagani, i miscredenti, quelli ritenuti i maledetti da Dio, vedendo i segni di Dio provano una grandissima gioia. Sono quindi i pagani, quelli che provano un sentimento di pienezza come quello di una immensa allegria.
"Entrati nella casa...": attenzione, nel presepio mettiamo Gesù in una grotta o in una stalla; nei vangeli, il testo lo dice chiaramente, Gesù nasce in una casa. Continuate a mettere pure l'asino ed il bue in questa stalla o in questa grotta, ma in questa casa non c'era né l'asino, né il bue: sono le tradizioni del passato che hanno romanticizzato questo episodio snaturandolo e facendo smarrire il significato originario(7).
Gesù perciò nasce e dimora in una casa, naturalmente la casa palestinese di allora, che non assomiglia certo alle nostre case.
"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono." il padre, Giuseppe, è stato eliminato dell'Evangelista perché nella tradizione biblica il re veniva sempre presentato solo con la regina madre.
"Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.". Questo verbo offrire è un verbo tecnico: a quel tempo c'erano delle precise regole di scrittura, avevano determinati verbi, determinati nomi che si adoperavano soltanto per alcune categorie o per esprimere alcune verità. Quando erano presenti i pagani non si usava mai il verbo offrire, perché il verbo offrire è un verbo esclusivo del popolo giudaico: invece qui l'Evangelista adopera il verbo offrire anche per questi maghi, per questi pagani.
Questa è la prima indicazione. ".. gli offrirono in dono oro, incenso e mirra". Sono tre doni di una importanza straordinaria: in questo brano Matteo anticipa e riassume tutto il messaggio del Vangelo.
L'oro è simbolo di regalità ed offrendolo a Gesù, che insieme alla madre è stato presentato come si rappresentava il re, sta a significare che Gesù non è solo re dei giudei ma anche dei pagani. Quella che era una prerogativa esclusiva del popolo di Israele, quella di essere il regno di Dio, si estende, con l'offerta dell'oro da parte dei pagani a Gesù, anche a tutta l'umanità.
Vi sarà conflitto tra Gesù ed il suo popolo e tra Gesù ed i suoi discepoli, perché mentre Gesù è venuto ad annunziare il regno di Dio, loro pensano invece al regno di Israele.
Al posto del regno di Israele, al posto della patria, Gesù annunzierà il regno di Dio: non c'è più una nazione con i suoi confini, non c'è più il sacro suolo della patria, espressione ipocrita che nasconde soltanto gli egoismi di chi non vuole spartire con gli altri il proprio benessere, ma c'è il regno di Dio e non esistono più confini.
L'altra offerta è quella dell'incenso. Se guardiamo le cose dal punto di vista storico possiamo pensare che l'oro poteva far sempre comodo, ma a Gesù, a Maria e Giuseppe gli vanno ad offrire l'incenso! L'incenso era l'elemento specifico del servizio sacerdotale: era uno degli elementi adoperati nel rituale del tempio, per i sacrifici di ringraziamento, per le richieste di protezione ed era di uso esclusivo dei sacerdoti. Allora qui si realizza quello che avevamo detto prima: il privilegio di essere il popolo sacerdotale, non viene più limitato ad una singola nazione ma viene esteso anche a tutta l'umanità.
La cosa è clamorosa perché si tratta di pagani, di persone che venerano altre divinità, di persone che vivono al di fuori della legge: la possibilità di essere popolo sacerdotale, (sacerdote significa avere la possibilità di comunicare direttamente con Dio), viene estesa anche al mondo pagano. Vedete che qui l'Evangelista non fa altro che anticipare quella che poi sarà la predicazione di Gesù e delle prime comunità cristiane.
Infine la mirra: anche qui lo stesso discorso. Si capisce l'oro che può far comodo, l'incenso che già non si capisce, ma la mirra, questo unguento, questo profumo! Perché proprio la mirra e non un altro tipo di profumo? Nell'AT e specialmente nel Cantico dei Cantici la mirra è il profumo con il quale la sposa si profuma per il suo re. E' il profumo della sposa, che lei sparge sul suo corpo e sul suo letto, per il suo sposo. Il rapporto tra Dio ed il suo popolo, (specie nelle parole dei profeti e Osea tra questi è stato tra i primi), era immaginato come quello tra uno sposo e la sua sposa. Dio era lo sposo ed il popolo di Israele era la sposa. Ebbene anche questa prerogativa esclusiva del popolo di Israele è estesa ai pagani: non c'è più un popolo sposa di Dio – sposa significa in comunicazione intima, un rapporto intimo – ma questo viene esteso a tutta l'umanità.
Quindi le tre caratteristiche che erano ritenute esclusive di Israele, quelle di avere Dio per re, quella di essere un popolo sacerdotale e sposa di Dio, vengono estese pure ai pagani. Vedete perciò che questo episodio dei maghi, al di là della aneddottica e delle figurine del presepio, si presenta con un grande valore, un grande significato teologico e dimostra quello che sarà il motivo conduttore dell'azione di Gesù, il Dio-con-noi.
"Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese."
L'autore del vangelo, (più avanti si smaschererà e parlerà di se stesso come di uno scriba), scrive per persone che sono del mondo culturale giudaico, e adopera anche delle sfumature che a noi non sembrano tanto importanti.
Guardate ad esempio questa espressione: "…per un'altra strada fecero ritorno al loro paese": per chi conosce la storia di Israele si accende una luce. Il termine bet in ebraico significa casa, Bet-lehem significa casa del pane. Uno dei nomi di Dio in ebraico è El o Eli ed il primo santuario che è stato costruito in Israele è stato chiamato Bet-El che perciò significa la casa di Dio. Vi furono poi delle deviazioni dal culto originario: all'interno di questo primo santuario vi posero un vitello d'oro; dopo questo fatto il nome di questo santuario fu trasformato in Bet-Aven che significa casa del peccato o casa funesta. Nei libri dei profeti questa espressione "per un'altra strada" (che è rarissima nell'AT) viene usata per indicare l'abbandono del santuario di Bet-El che da casa di Dio è diventata casa del peccato. E' una denuncia che l'Evangelista fa nei confronti di Gerusalemme: Gerusalemme non è più la casa del Signore, ma la casa del peccato, la casa funesta perché invece di accogliere il dono di Dio per l'umanità si è spaventata e cercherà in tutte le maniere di ucciderlo.

Note: 1. L'Idumea era un territorio a sud di Israele, corrispondente all'odierna Giordania del sud. – 2. Mi sembra inutile dirlo, comunque io non parlo di Re Magi in quanto la regalità dei "magi" non è attestata nelle fonti canoniche cristiane, né dai Padri della Chiesa, tuttavia i "magi" divengono "Re magi" nella tradizione liturgica cattolica in quanto la festa della Epifania è collegata al Salmo 71(72),10: "Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni." – 3. L'ipotesi che la stella di Betlemme fosse una cometa, o qualcosa di simile, risale a Origene, teologo e filosofo greco del II secolo, che non si basa su tradizioni precedenti, ma suppone che si sia trattato di una nuova "stella", cioè di un evento eccezionale, probabilmente allo scopo di non deviare dal rifiuto della pratica astrologica, consueto fra i cristiani (cfr. Contra Celsum, I, 58-59 citato nella voce "Stella di Betlemme", del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede). Origene cita il perduto trattato "Sulle comete", scritto dal precettore di Nerone, Cheremone, secondo il quale era prassi accettata che l'apparizione di comete o nuovi astri segnalasse la nascita di importanti personaggi ed era quindi plausibile che i Magi si fossero messi in viaggio al suo apparire. L'identificazione della "stella" con una cometa diventò opinione comune solo nel XV secolo, un secolo dopo l'opera di Giotto, l'Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni a Padova che la ritrae sopra la stalla. – 4. La traduzione con il verbo turbare appare non proprio esatta; meglio spaventare come la traduzione CEI del 1974. – 5. Erode era oramai molto grave ed il figlio già indossava gli abiti regali, pensando: tra poco mio padre muore e quindi regnerò io. Erode, sentendo che il figlio si atteggiava già a re, cinque giorni prima della sua morte lo fece strangolare. Questo, tanto per dare un'idea di chi era questo despota. – 6. Matteo fa questa operazione perché Gesù non sarà mai il dominatore di Israele, sarà il buon pastore. – 7. Lo si vede meglio nel vangelo di Luca: l'idea di questa coppia di sprovveduti che arriva a Betlemme proprio nel momento in cui Maria deve partorire il figlio; che nessuno vuole accogliere, che si rifugiano in un posto, che è inverno e fa freddo, ma per fortuna che c'erano un asino ed un bue che facevano un po' da termosifone, tutto questo non c'è nei vangeli, sono fantasiose costruzioni medioevali che sono giunte fino a noi che, per inveterata abitudine, non conosciamo i vangeli, anzi non li leggiamo mai e ci fidiamo delle tradizioni.