(segue da 3. Storia ed evoluzione del matrimonio cristiano – seconda parte)
Da S.
Alfonso a oggi ben poco è cambiato fino al Concilio Vaticano II ed oltre: la
moralità è letta tutta all’interno dei singoli comportamenti mentre il tema
dell’amore da un lato, e la fatica di un migliore approfondimento biblico
dall’altro vengono completamente ignorati: la natura e il contro-natura di
singoli gesti costituiscono argomento dominante (e definitivo, valido in
eterno) della valutazione morale.
Due esempi
sono illuminanti. Nel Codice di Diritto Canonico in vigore fino al 1983, can.
1013, il fine primario del matrimonio è la procreazione; il coito coniugale
fuori di questa precisa finalità è detto remedium concupiscentiae, cioè
qualcosa di non bello ma comunque tollerabile sempre però che non si impedisca
un’eventuale procreazione (il così detto metodo di Ogino, sorto negli anni ’30,
fu molto discusso fino al 1951, quando Pio XII – sia pure per casi seri – lo
dichiarò ammissibile). Sempre negli anni ’30 alcuni teologi tedeschi cercarono
di introdurre l’idea che l’esser due in uno, idea perfettamente biblica, fosse
un valore in sé e non solo strumentale alla procreazione, ma la tesi fu
rifiutata e ancora nel 1959 la rivista Civiltà Cattolica ribadiva
energicamente il rifiuto.
Su questo
scenario statico e tradizionale si apre la dottrina conciliare che costituisce
una svolta epocale rispetto a una logica dominante fin dai primi secoli
dell’annuncio cristiano. Ma non nasce dal nulla.
Nasce invece
da un arricchimento delle conoscenze scientifiche e della stessa esperienza
spirituale cristiana, maturato dalla fine del sec. XIX e che esplode, come un
terremoto, nella mentalità e nella cultura occidentale. L’esplosione avviene in
direzioni diverse, e il Concilio – impegnato a procedere alla luce del Vangelo
e dell’esperienza umana – ne prende atto e dà una risposta di fede ben precisa
a questo terremoto con l’abbandono della legge naturale come guida e
riferendosi esclusivamente alla Scrittura. Sarà una risposta che si scontrerà
con una tradizione morale plurisecolare: e per questo la pronuncia conciliare
stenta ancora oggi ad esser accolta e compresa nella sua profondità.
Mi permetto
di indicare qui alcuni dei tanti elementi che hanno portato alla svolta della
metà del secolo appena trascorso.
Un elemento
essenziale è stato certamente Freud(1). La sua lettura della
sessualità come fatto umano globale, in cui l’elemento fisico è inscindibile da
quello psichico così che non esiste comportamento sessuale (interno o esterno)
in cui non sia coinvolta l’intera personalità del singolo offre una prospettiva
del tutto nuova nella valutazione dei comportamenti sessuali.
Un secondo
elemento, meno noto e meno studiato, è di ordine filosofico e consiste in una
sotterranea variazione del significato che l’altro ha nella esistenza di
ciascuno. Forse esso nasce con Feuerbach(2): “solo guardandoti negli
occhi io scopro me stesso” (si veda la penetrante analisi di H. De Lubac(3)
in Il dramma dell’umanesimo ateo); ma occorre pensare soprattutto a
Husserl(4) e alla intenzionalità della coscienza di sé di fronte
all’altro, e ai discendenti di Husserl come Sartre(5).
Ciò apre nuovi orizzonti alla idea
stessa di carità evangelica: io non debbo solo servire e aiutare l’altro, ma
ho bisogno dell’altro per essere me stesso. Si pensi alla drastica
frase del Concilio (GS n. 24): "…l’uomo
non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé.". E’ nel dono che l’uomo si
realizza.
Il tema è
stato largamente sviluppato da Ricoeur(6), ma anche da studiosi di
radice ebraica come Levinas(7), Buber(8), e oggi M.
Walzer(9). È chiaro l’impatto che, se pure in via indiretta, ciò ha
nel tentativo odierno di rileggere e meglio comprendere il significato della
sessualità.
Un terzo
elemento è di natura scientifico-medica: solo alla fine del sec. XIX si è
scoperta, nell’incontro fra gameti, la pari importanza dell’elemento femminile
e di quello maschile nella procreazione: la collocazione dell’uomo rispetto
alla donna, come collocazione sociale e anche fisica (nel corso del coito),
cambia radicalmente.
Un quarto
elemento, importantissimo, è l’esperienza maturata nelle coppie cristiane: qui
sarebbe necessaria una lunga discussione; ricordo solo che fino agli inizi del
XX sec. e anche in aree contadine fino almeno agli anni ’60, matrimonio e amore
non erano affatto collegati: il matrimonio (e i conseguenti rapporti sessuali
in esso consentiti) era un contratto fra famiglie. Il modulo degli ‘sponsali’
(= fidanzamento in chiesa) che il parroco doveva preparare, richiedeva la firma
dei genitori: erano in genere i genitori, o il capo-famiglia, a scegliere il/la
partner per i loro figli.
L’idea di
fidanzamento come libero incontro fra persone, processo di reciproca conoscenza
e infine decisione matrimoniale, è nato nel secolo XX, e ancora fino alla metà
del secolo i figli non osavano sposarsi senza la benedizione dei genitori.
Oggi il
matrimonio cosiddetto di amore è la normalità, ma solo da meno di un secolo. Ed
ecco allora, nella prima metà del XX secolo, nascere tutto un movimento di
spiritualità coniugale, in cui l’evento sessuale era visto all’interno di un
coinvolgimento globale della personalità dei coniugi.
Ma quando
negli anni ’50 Carlo Carretto scrisse il libro Famiglia piccola chiesa
destò scandalo e vituperio sia negli ecclesiastici che nei buoni laici: dopo il
Concilio tale titolo è quasi uno slogan, molto amato dalle gerarchie
ecclesiastiche.
Per questi e
per altri motivi, si pensi agli studi di M. Foucault(10), il
ripensamento teorico della sessualità divenne terremoto sociale.
Due libri,
fino agli anni ’60 noti solo agli studiosi, divennero best-sellers: La
rivoluzione sessuale di W. Reich(11) (edizione americana del
1946) e Eros e civiltà di H. Marcuse(12) (1954). Proposte e
analisi completamente diverse fra di loro, ma comunque rivoluzionarie.
Altri autori
meriterebbero uguale citazione, ma questi due sono sicuramente emblematici di
un clima. La Provvidenza volle che proprio al centro di questo terremoto si
svolgesse il Concilio Vaticano II: la chiesa ebbe così modo di prendere
posizione, e una posizione piena di coraggio e di speranza.
Si riportano
qui gli articoli 47 – 51 della Costituzione Gaudium e Spes, troppo importanti
per non citarli integralmente:
47. Matrimonio e famiglia
nel mondo d'oggi.
La salvezza della persona e
della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice
situazione della comunità coniugale e familiare. Perciò i cristiani, assieme
con quanti hanno alta stima di questa stessa comunità, si rallegrano sinceramente
dei vari sussidi grazie ai quali gli uomini oggi progrediscono nel favorire
questa comunità di amore e nel rispetto della vita: sussidi che sono di aiuto a
coniugi e genitori nella loro preminente missione e dai quali attendono inoltre
migliori vantaggi mentre si sforzano di promuoverli.
Però non dappertutto la
dignità di questa istituzione brilla con identica chiarezza poiché è oscurata
dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, del cosiddetto libero amore e da
altre deformazioni. Per di più l'amore coniugale è molto spesso profanato
dall'egoismo, dall'edonismo e da usi illeciti contro la generazione. Inoltre le
odierne condizioni economiche, socio psicologiche e civili portano turbamenti
non lievi nella famiglia. E per ultimo in determinate parti del mondo si
avvertono non senza preoccupazioni i problemi sorti dall'incremento
demografico. Da tutto ciò sorgono difficoltà che angustiano le coscienze.
Tuttavia il valore e la solidità dell'istituto matrimoniale e familiare
prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell'odierna società,
nonostante le difficoltà che con violenza ne scaturiscono, molto spesso rendono
manifesta in maniere diverse la vera natura dell'istituto stesso.
Perciò il concilio,
mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della chiesa, si
propone di illuminare e rafforzare i cristiani e tutti gli uomini che si
sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l'altissimo valore
sacro dello stato matrimoniale.
48. Santità del matrimonio
e della famiglia.
L'intima comunità di vita e
d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è
stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso
personale. E così, è dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e
si ricevono, che nasce, anche davanti alla società, l'istituto (del matrimonio)
che ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro in vista del bene
sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall'arbitrio
dell'uomo. Perché è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici
valori e fini; tutti quanti di somma importanza per la continuità del genere
umano, il progresso personale e il destino eterno di ciascuno dei membri della
famiglia, per la dignità, la stabilità, la pace e la prosperità della stessa
famiglia e di tutta la società umana. Per sua indole naturale, l'istituto
stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e
alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento. E così
l'uomo e la donna, che per il patto di amore coniugale "non sono più due,
ma una sola carne" (Mt. 19, 6), prestandosi un mutuo aiuto e servizio con
l'intima unione delle persone e delle attività, esperimentano il senso della
propria unità e sempre più pienamente la raggiungono. Questa intima unione, in
quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la
piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità.
Cristo Signore ha effuso
l'abbondanza delle sue benedizioni su questo amore multiforme, sgorgato dalla
fonte della divina carità e strutturato sul modello della sua unione con la
chiesa. Infatti, come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto di
amore e fedeltà, così ora il salvatore degli uomini e sposo della chiesa viene
incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre
rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la chiesa e si è dato per
essa, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre,
con mutua dedizione. L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino ed
è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dalla azione
salvifica della chiesa, perché i coniugi, in maniera efficace, siano condotti a
Dio e siano aiutati e rafforzati nella sublime missione di padre e madre. Per
questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno
speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi,
compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare,
penetrati dallo spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è
pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria
perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione
di Dio.
Di conseguenza, prevenuti
dall'esempio dei genitori e della preghiera in famiglia, i figli, ed anzi tutti
quelli che convivono nell'ambito familiare, troveranno più facilmente la strada
della formazione umana, della salvezza e della santità. Quanto agli sposi,
insigniti della dignità e responsabilità di padre e madre, adempiranno
diligentemente il dovere dell'educazione, soprattutto religiosa, che spetta
prima di ogni altro a loro.
I figli, come membra vive
della famiglia, contribuiscono a loro modo alla santificazione dei genitori.
Risponderanno, infatti, ai benefici ricevuti dai genitori con affetto
riconoscente, con devozione e fiducia; e saranno loro vicini, come si conviene
a figli, nelle avversità e nella solitudine della vecchiaia. La vedovanza,
accettata con animo forte come continuazione della vocazione coniugale, sarà
onorata da tutti. La famiglia metterà con generosità in comune con le altre
famiglie le proprie ricchezze spirituali. Perciò la famiglia cristiana, poiché
nasce dal matrimonio, che è l'immagine e la partecipazione del patto d'amore
del Cristo e della chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del
Salvatore nel mondo e la genuina natura della chiesa, sia con l'amore, la
fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, sia con l'amorevole
cooperazione di tutti i suoi membri.
49. L'amore coniugale.
I fidanzati sono
ripetutamente invitati dalla parola di Dio a nutrire e potenziare il loro
fidanzamento con un amore casto e gli sposi la loro unione matrimoniale con un
affetto non diviso. Anche molti uomini della nostra epoca danno grande valore
al vero amore tra marito e moglie, che si manifesta in espressioni diverse
secondo oneste usanze di popoli e tempi. Proprio perché atto eminentemente
umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla
volontà, quell'amore abbraccia il bene di tutta la persona, e perciò ha la
possibilità di arricchire di particolare dignità i sentimenti dell'animo e le
loro manifestazioni fisiche e di nobilitarli come elementi e segni speciali
dell'amicizia coniugale. Il Signore si è degnato di sanare, perfezionare ed
elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e carità. Un tale amore,
unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono
di se stessi, provato da sentimenti e gesti di tenerezza, e pervade tutta
quanta la vita dei coniugi; anzi diventa perfetto e cresce proprio mediante il
generoso suo esercizio. É ben superiore, perciò, alla pura attrattiva erotica
che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce.
Questo amore è espresso e
reso perfetto in maniera tutta particolare dall'esercizio degli atti che sono
propri del matrimonio; ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si uniscono
in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano,
favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono
vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi. Quest'amore,
ratificato da un impegno e più di tutto sancito da un sacramento del Cristo, è
indissolubilmente fedele nella prospera e cattiva sorte sul piano del corpo e
dello spirito, e di conseguenza è alieno da ogni adulterio e divorzio. L'unità
del matrimonio confermata dal Signore appare in maniera lampante anche dalla uguale
dignità personale sia dell'uomo che della donna, che deve essere riconosciuta
nel mutuo e pieno amore. Però, per far fede costantemente agli impegni di
questa vocazione cristiana, si richiede una virtù fuori dal comune; ed è per
questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno
assiduamente la fermezza dell'amore, la grandezza d'animo, lo spirito di
sacrificio e l'impetreranno con la preghiera.
L'autentico amore coniugale
godrà più alta stima e si formerà al riguardo una sana opinione pubblica, se i
coniugi cristiani danno testimonianza della fedeltà e dell'armonia nell'amore
oltre che nella sollecitudine dell'educazione dei figli, e se fanno la loro
parte nel necessario rinnovamento culturale, psicologico e sociale a favore del
matrimonio e della famiglia. I giovani devono essere adeguatamente e
tempestivamente istruiti, soprattutto in seno alla propria famiglia, sulla
dignità dell'amore coniugale, sulla sua funzione e le sue espressioni; così
che, formati nella stima della castità, possano ad età conveniente passare da
un onesto fidanzamento alle nozze.
Note: 1. Sigmund
Freud (Přibor, 6.5.1856 – Londra, 23.9.1939) è stato un neurologo
austriaco fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della
moderna psicologia. Ha elaborato una teoria non scientifica, secondo la quale
l’inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero
umano, e sulle interazioni tra individui. – 2. Ludwig Andreas Feuerbach (Landshut, 28.7.1804 – Rechenberg,
13.09.1872) è stato un filosofo tedesco tra i più influenti critici della
religione ed esponente della sinistra hegeliana. – 3. Henri-Marie de Lubac (Cambrai, 20.2.1896 – Parigi, 4.9.1991) è
stato un cardinale francese. Può essere considerato uno dei più influenti
teologi del secolo XX. I suoi scritti hanno giocato un ruolo chiave nello
sviluppo di quella che sarà la dottrina del Concilio Vaticano II. – 4. Edmund Gustav Albrecht Husserl
(Prostějov, 8.4.1859 – Friburgo in Brisgovia, 26.4.1938) è stato un filosofo e
matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e
membro della Scuola di Brentano. – 5. Jean-Paul
Charles Aymard Sartre (Parigi, 21.6.1905 – 15.4.1980) è stato un filosofo,
scrittore, e drammaturgo francese. Nel 1964 fu insignito del Premio Nobel per
la letteratura, che però rifiutò. – 6. Paul
Ricoeur (Valance, 27.2.1913 – Châtenay-Malabry, 20.5.2005) è stato un filosofo
francese. – 7. Emmanuel Lévinas
(kaunas, 12.12.1905 – Parigi, 25.12.1965) è stato un filosofo lituano
naturalizzato francese di origini ebraiche. – 8. Martin Mordechai Buber (Vienna, 8.2.1878 – Gerusalemme, 13.6.1965)
è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano.
– 9. Michael Walzer (New York,
3.3.1935) è un filosofo statunitense che si occupa di filosofia politica,
sociale e morale. – 10. Paul Michel
Foucault (Poitiers, 15.10.1926 – Parigi, 25.6.1984) è stato uno storico
e filosofo francese. – 11. Wilhelm
Reich (Dobrzcynica, 24.3.1897 – Lewisburg, 3.11.1957) è stato un medico,
psichiatra e scienziato austriaco, allievo di Sigmund Freud e noto per la sua
controversa teoria sull'energia orgonica.
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