3. Il Natale nei primi secoli del
Cristianesimo
La celebrazione del Natale non è presente nei primi
elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello
di Tertulliano; addirittura Origéne ricorda che nella Scrittura solo i
peccatori festeggiavano la data del compleanno.
Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria
d’Egitto, circa nel 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi
egiziani, "molto curiosi", definirono non solo l'anno, ma anche il
giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del
ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo
fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario
(1). Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile).(2)
Un testo del 243, De paschae computus,
attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di
Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato.(2)
Clemente dichiara anche che i Balisilidiani
celebravano l'Epifania e con essa, probabilmente, anche la nascita di Gesù, l’11
o il 15 Tybi (corrispondenti al 6 o 10 gennaio).
Abraham Ecchelensis (1600-1664) riferisce di avere individuato la
presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae in una costituzione della chiesa
di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea (325).
Epifanio nelle sue opere parla di una cerimonia dai tratti
gnostici ad Alessandria d’Egitto in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un
disco solare inquartato (oggi noto come "croce celtica") detto Korê
era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest'ora
Korê ha dato vita all'Eterno.
Giovanni Cassiano (360-435) scrive, tra il 418 e il 427,
che “i monasteri egiziani ancora osservano
gli antichi costumi” in merito
alle date e alla liturgia della natività.
Il 1º gennaio 433 Paolo di Emesa predica presso
Cirillo di Alessandria, e i suoi sermoni mostrano che la celebrazione del
Natale nel mese di dicembre era già fermamente stabilita; se ne può concludere
che la festa si era diffusa in Egitto tra il 427 e il 433.
A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio dichiara
contro gli Alogiani(3) che Cristo era nato il 6 gennaio ed
era stato battezzato l'8 novembre.
Efrem il Siro (i cui inni si riferiscono all'Epifania e non al
Natale) prova che la Mesopotamia festeggiava la nascita tredici giorni dopo il
solstizio d'inverno, ovvero il 6 gennaio.
Anche in Armenia la data di dicembre era ignorata, e
tuttora gli Armeni celebrano il Natale il 6 gennaio (4).
In Anatolia, i sermoni di Gregorio di Nissa (morto
prima del 1º gennaio 379) su Basilio Magno e i due successivi tenuti durante la
festa di Santo Stefano, provano che nel 380 il Natale era già celebrato il 25
dicembre.
Nel V secolo Asterio di Amaseia e Anfilochio di
Iaconio, contemporanei di Basile e Gregorio, mostrano che nelle loro diocesi le
feste dell'Epifania e del Natale erano separate.
Nel 385 Egeria(5) scrive di essere rimasta
profondamente impressionata dalla festa della Natività in Gerusalemme; il
vescovo si recava di notte a Betlemme, tornando a Gerusalemme il giorno della
celebrazione, il 6 gennaio, e la festa continuava per gli otto giorni dopo
quella data. La presentazione di Gesù al tempio era celebrata quattordici
giorni dopo. Successivamente menziona solo le due feste maggiori dell'Epifania
e della Pasqua. Per cui il 25 dicembre, nel 385, non era osservato a
Gerusalemme.
Giovanni di Nikiu, per convincere gli armeni a
osservare la data del 25 dicembre, dà notizia di una corrispondenza tra Cirillo
di Gerusalemme e papa Giulio(6) in cui Cirillo dichiara che il suo
clero non può, nella singola festa della nascita e del battesimo, effettuare
una doppia processione tra Betlemme e il Giordano e chiede a Giulio di
stabilire la vera data della Natività dai documenti del censimento portati a
Roma da Tito; Giulio stabilisce il 25 dicembre.
Sofronio Eusebio Girolamo, scrivendo nel 411, rimprovera ai
palestinesi di mantenere la celebrazione della nascita di Cristo nella festa
della Manifestazione (Epifania).
Ad Antiochia, dopo una lunga resistenza, la data del
25 dicembre venne accolta nel 386 grazie all'opera di san Giovanni Crisostomo;
durante la festa di san Filogonio del 386 predicò un importante sermone: in
reazione ad alcuni riti e feste ebraiche, invitò la chiesa di Antiochia a
celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre quando già parte della comunità
la celebrava in quel giorno da almeno dieci anni; dichiarò che in occidente la
festa era già celebrata e che egli desiderava introdurla, che questa era
osservata dalla Tracia a Cadice e che la sua miracolosamente rapida diffusione
era un segno della sua genuinità.
Per giustificare la decisione interpretò gli episodi
evangelici dicendo che il sacerdote Zaccaria entrò nel Tempio ricevendo
l'annuncio del concepimento di Giovanni Battista in settembre; il vangelo data
il concepimento di Gesù dopo sei mesi, ovvero in marzo, per cui la nascita
sarebbe avvenuta in dicembre.
Infine Crisostomo dichiarò di sapere che i rapporti
del censimento della Sacra Famiglia erano ancora a Roma e quindi Roma doveva
aver celebrato il Natale il 25 dicembre per un tempo abbastanza lungo da
consentire a Crisostomo di riportare con certezza la tradizione romana(7).
Il riferimento agli archivi romani è antico almeno quanto Giustino da Nablus e
Tertulliano. Papa Giulio I, nella falsificazione cirillina citata in
precedenza, afferma di aver calcolato la data basandosi su Flavio Giuseppe,
sulla base della stessa considerazione riguardante Zaccaria.
Nel 379-380 Gregorio Nazianzeno si fa iniziatore
presso la Chiesa di Costantinopoli della nuova festa, proposta in tre sue
omelie predicate in tre giorni successivi nella cappella privata chiamata
Anastasìa; dopo il suo esilio nel 381, la festa scomparve.
Secondo Giovanni di Nikiu, Onorio, presente durante
una delle sue visite, si accordò con Arcadio perché fosse osservata la festa
nella stessa data di Roma. Kellner colloca questa visita nel 395; Baumstark tra
il 398 e il 402; l'ultima data si basa su una lettera di Giacomo di Edessa
citata da George di Beeltân, che dichiara che il Natale fu portato a
Costantinopoli da Arcadio e Crisostomo dall'Italia dove secondo la
tradizione si era tenuta fin dai tempi apostolici. Crisostomo fu vescovo tra
il 398 e il 402, e quindi la festa sarebbe stata introdotta in questo periodo
da Crisostomo vescovo allo stesso modo in cui era stata introdotta ad Antiochia
da Crisostomo presbitero; però Lübeck prova che le evidenze su cui si basa la
tesi di Baumstark non sono valide.
Secondo Erbes la festa è stata introdotta da Costantino
I tra il 330 e il 335 probabilmente consigliato della madre Elena e dai vescovi
del Concilio di Nicea.
La prima celebrazione del Natale a Roma avvenne nel 336,
fino ad allora era definita come celebrazione pagana dedicata al Sole,
Sul finire del IV secolo la festa passò a Milano e per
poi diffondersi nelle altre diocesi dell'Italia settentrionale: Torino e
Ravenna in primis.
Sulla base di quanto sopra riportato se ne può
concludere che la solennità del Natale celebrata il 25 dicembre in occidente
divenne comune tra la fine del IV secolo e l’inizio del V. Diverse tradizioni,
di cui la più comune è quella del 6 gennaio, rimasero e rimangono nelle chiese
orientali in particolare nella ortodossia.
Un’ultima notazione: la tradizione del presepe con la
presenza della grotta, del bue e dell’asino, si sono formati in occidente
durante il X-XI secolo quando il popolo, allontanatosi dalle chiese a causa
dell’uso del latino come lingua celebrativa, cominciò a costruirsi riti e
celebrazioni proprie sia nel caso del Natale (presepe) sia nel caso della
Pasqua (Via Crucis e Mortuori). Dato che il popolo non conosceva a sufficienza
i Vangeli, la costruzione di questi riti propri fu fatta su basi popolari che
non erano contenute nei testi sacri come la grotta, il bue e l’asino nel caso
del presepe.
Note: 1. Strom., I, xxi
in P.G., VIII, 888. – 2. Per un approfondimento su questo tipo di ipotesi, che
si basa molto sul significato simbolico attribuito nell'antichità ai numeri,
cfr. il lavoro di Duchesne, cit. in Susan K. Roll, Toward the Origin of
Christmas, 1995, pag. 89). – 3. Gruppo eretico (II – IV secolo d.C.) che
negava la divinità di Cristo (negavano il logos, da cui a-logi o alogiani.). –
4. Epifanio, Haer.,
li, 16, 24 in P. G., XLI, 919, 931. – 5. Egeria, anche
nota come Eteria, è stata una scrittrice
romana del IV-V secolo, autrice di un Itinerarium in cui racconta il suo
viaggio nei luoghi santi della cristianità. – 6. Giulio I fu il 35° vescovo di Roma e papa della Chiesa Cattolica,
che lo venera come santo. Fu papa dal 6 febbraio 337 alla sua morte avvenuta il
12 aprile 352. – 7. La Catholic
Encyclopedia riporta che l'anno fu il 386 ma nota che Clinton ritiene fosse
il 387 e Usener il 388 (Religionsgeschichtl. Untersuch., pp. 227-240),
ma queste datazioni sono contestate da Kellner, Heortologie, Freiburg,
1906, p. 97, n. 3.