Battesimo del Signore – Mt
3,13-17
Allora Gesù dalla
Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni
però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere
battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per
ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli
ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di
lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato:
in lui ho posto il mio compiacimento».
Giovanni, che i cristiani poi chiameranno il Battista,
era un nazireo (Lc 1,15), cioè un
uomo che trascorreva una piccola parte della sua vita consacrato a Dio secondo
quanto previsto in Nm 6,1-21; aveva scelto un particolare modo di predicare
attraverso il battesimo(1); del resto in quel periodo in Israele vi
erano diversi movimenti battisti che invitavano a cambiare la propria vita in
attesa del Messia(2).
Giovanni
annunciava la venuta imminente del Messia e invitava il popolo a fare un gesto
concreto di preparazione, minacciando punizioni terribili (Mt 3,10). Scendendo nell’acqua del fiume Giordano, questi
esprimevano il loro bisogno di perdono e la loro disponibilità ad accogliere il
Messia con un cambiamento nel modo di vivere; però Giovanni precisava che quel
gesto non era che una preparazione: dopo di lui un altro, superiore a lui,
sarebbe venuto per «battezzare in Spirito
Santo e fuoco» (Mt 3,11).
A questo punto arriva
Gesù e al posto di invocare dal cielo il fuoco divino, come lo stesso Giovanni
predicava, domanda di ricevere il battesimo, provocando lo stupore e
l’esitazione di quest’ultimo (Mt 3,14).
Gesù ha la certezza che il suo posto è in mezzo agli altri, in una piena
solidarietà con coloro che sono coscienti dei loro errori. Ciò significa che
Dio non vuole liberarci da una vita non autentica senza dapprima condividere
pienamente quella vita. Lasciandosi sommergere dalle acque, Gesù indica il suo
desiderio di andare fin nel più basso della condizione umana per aprirla alla
luce di Dio dal suo interno.
Ed ecco che questo
sommergersi, questa «morte», è subito seguita da una «risurrezione». «Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono
per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e
venire sopra di lui»: è abbattuto il muro tra l’umanità e Dio, l’uomo ora
può contare su Dio al suo fianco.
Dal Padre vengono
delle parole che esprimono la sua relazione con Gesù e allo stesso tempo la
missione di manifestare agli altri questa relazione con lui. A partire
dall’umanità di Cristo, lo Spirito creatore lavora e rinnova la terra,
facendola entrare in una comunione con il Padre.
«Ed ecco una voce dal cielo che diceva: ‘Questi è il Figlio mio,
l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento’».
Così come in Matteo,
anche nel Vangelo secondo Marco, le parole dette dalla "voce dal cielo" sono le stesse: «Tu
sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Invece nel Vangelo
secondo Luca il testo originale sembra essere stato «Tu sei mio Figlio, l’amato, oggi ti ho generato», come riporta la
Bibbia di Gerusalemme nelle traduzioni non italiane. Tale testo è stato poi
modificato rendendolo conforme agli altri vangeli. Questa modifica è dimostrata
da diversi documenti: in un manoscritto greco (Codex Bezae Cantabrigensis3)
e in alcuni manoscritti latini, le parole della voce celeste sono «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato».
Il testo in questa
forma era inoltre molto diffuso presso i Padri della Chiesa tra il II e il III
secolo, cosa che costituisce una testimonianza importante in quanto la maggior
parte dei manoscritti del Nuovo Testamento che sono giunti fino a noi è
posteriore a queste testimonianze; ebbene, in quasi tutti i casi, in
testimonianze che vengono dalla Spagna alla Palestina e dalla Gallia al
Nordafrica, è la forma «Oggi ti ho
generato» ad essere attestata. Depone inoltre a favore dell'autenticità di
questa versione il fatto che l'altra parte della frase è identica a quella
riportata in Marco e la convinzione che coloro che copiavano tendevano ad
uniformare i testi, invece che a introdurvi discostamenti.
La ragione della modifica del testo da «Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato»,
la versione originale di Luca, a «Tu sei
il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» sarebbero da
ricondurre a un tentativo di rimuovere ogni possibile appiglio agli Adozionisti,
una corrente delle origini del cristianesimo per la quale Gesù non era nato
Figlio del Padre ma era stato da lui adottato all'atto del battesimo nel
Giordano; rimuovendo il riferimento alla «generazione» dal Vangelo secondo Luca,
si toglieva forza alla posizione degli adozionisti(4).
È anche interessante notare un altro fatto. Epifanio di Salamina, un cristiano del IV secolo che compose un'opera contro le eresie, narra che nel Vangelo degli Ebioniti (un vangelo utilizzato dalla corrente cristiana degli Ebioniti(5) nel II secolo, e ora andato perduto) vi era scritto: “E mentre usciva dall'acqua, i cieli furono aperti, ed egli vide lo Spirito Santo discendere nella forma di una colomba ed entrare in lui. E una voce dal cielo disse «Tu sei il mio figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto»; e, continuando, «Oggi ti ho generato»(6).
È anche interessante notare un altro fatto. Epifanio di Salamina, un cristiano del IV secolo che compose un'opera contro le eresie, narra che nel Vangelo degli Ebioniti (un vangelo utilizzato dalla corrente cristiana degli Ebioniti(5) nel II secolo, e ora andato perduto) vi era scritto: “E mentre usciva dall'acqua, i cieli furono aperti, ed egli vide lo Spirito Santo discendere nella forma di una colomba ed entrare in lui. E una voce dal cielo disse «Tu sei il mio figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto»; e, continuando, «Oggi ti ho generato»(6).
Come si vede, gli Ebioniti tentarono di risolvere le contraddizioni tra le
varie versioni facendole confluire in un'unica versione che diceva tutte e due le
cose. Non diversamente da molti esegeti moderni o presunti tali!
Al di là di ogni
discussione, non è sbagliato vedere il nostro battesimo come il gesto
attraverso cui il Cristo mette il suo braccio attorno alla nostra spalla: noi
moriamo con lui ad un’esistenza segnata dalla falsa sufficienza e
dall’isolamento per entrare in una vita nuova, una vita di comunione(7).
Figli e figlie nel Figlio, noi possiamo ora
continuare la missione stessa di Gesù in ogni ambito della nostra vita:
testimoniare la venuta del Regno di Dio che irrompe nel nostro mondo e lo
trasforma dall’interno. Il battesimo,
immergendo i nostri limiti e anche i nostri rifiuti nelle acque della
misericordia divina, apre in noi una breccia in cui Dio può farsi presente,
attraverso di noi, nel cuore della storia.
Note: 1. Il
rito di immersione, simbolo di purificazione rituale e di rinnovamento era
conosciuto dalle religioni antiche e dal giudaismo post-esilico e veniva
applicato ai proseliti (non ebrei che volevano seguire la religione ebraica) e
ai componenti del movimento monastico di Qumran. Con Giovanni il battesimo
perde il suo significato rituale ed assume quello morale di purificazione dai
peccati. – 2. A cavallo tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., l’attesa del
Messia da parte di Israele diviene spasmodica. Secondo gli scribi del I secolo
il Messia tardava a venire e a manifestarsi a causa della presenza in terra di
Israele di grandi peccatori quali i pubblicani (esattori delle imposte in
favore dei romani) e le prostitute. I movimenti battisti miravano ed eliminare
questo impedimento. Giovanni estenderà la categoria dei peccatori anche ai
farisei e ai sadducei provocando scandalo. – 3. Il Codex Bezae Cantabrigensis è un importante codice del Nuovo
Testamento datato 380 - 420 (secondo altri è più tardo, V-VI secolo). È scritto
in latino e greco. Contiene in maniera frammentaria solo i Vangeli, gli Atti
degli Apostoli, la Terza lettera di Giovanni. – 4. Vedi anche: Bart Ehrman, Gesù
non l'ha mai detto: millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione
dei vangeli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007. pp. 183-185. – 5. Ebioniti è il nome con cui alcuni
scrittori cristiani indicano un gruppo di fedeli, di orientamento giudaizzante,
dapprima considerati scismatici e quindi eretici da diversi Padri della Chiesa;
rifiutavano la predicazione e l'ispirazione divina di Paolo. – 6. Vangelo degli Ebioniti,
citato nel testo: Epifanio di Salamina, Contro gli eretici, 30/13,7-8. –
7. Vedi anche Rm 6,3-6.