Storia e teologia del Sacramento del Battesimo
1. Il rito del Battsimo prima di
Gesù
Il termine battesimo si applica propriamente soltanto
a quello di Giovanni (detto perciò il Battista) e al battesimo cristiano(1),
L'abluzione a scopo di purificazione era praticata in molte religioni
secoli (e forse millenni) prima della nascita di Gesù, specialmente nei riti di
iniziazione.
Probabilmente i primi a praticare il battesimo furono
i sacerdoti egiziani della dea Iside(2). Le cerimonie battesimali,
anche se praticate in nome di divinità diverse, si somigliavano tutte. Lo
stesso rito celebrato in Egitto per la dea Iside veniva ripetuto in Frigia(3)
per Attis, a Babilonia per il dio Marduk, in Grecia per Dionisio e Demetra e in
Persia per il dio Mitra.
Accomunate così da uno stesso rituale e da uno stesso
fine, quello di assicurare ai propri seguaci la purificazione, tutte queste divinità
si trovarono nel pieno di una competizione per la supremazia, volta a fare di
ciascuna la dominatrice su tutto il Medio Oriente tra il V e il VI secolo a.C.
In Egitto questa pratica, riservata in principio ai soli
Faraoni, fu concessa poi ai grandi sacerdoti e quindi ai dignitari politici e
agli ufficiali; infine fu estesa a tutti, compresi i ceti più umili. Una forma
di comunismo spirituale che, legando le masse a un'unica credenza, favorì
l'imperialismo faraonico che era basato su quella politica di ampliamento
demografico in atto sotto il faraone Amenophis, espressione, molto
probabilmente, del popolo ebraico (chiamato Hyksos dagli egiziani)(4).
In seguito al successo politico-sociale riportato
dagli egiziani, nel giro di pochi secoli tutte le religioni del Medio Oriente
si ritrovarono a praticare forme di abluzioni sacre. Nel rito legato al culto
del dio Attis, mentre l'iniziato veniva immerso nell'acqua lustrale, il
sacerdote recitava: “Tu sei rinato e da questo momento farai parte del mondo
degli eletti a cui sono aperte le porte dell'eternità”.
Nelle sette che praticavano culti misterici, molto
diffusi in medio Oriente, si entrava a far parte attraverso un rito che i greci
chiamarono "battesimo" dal termine βαπτίζω ("baptìzo"),
ovvero "immergo": l'iniziato, dopo un periodo di indottrinamento,
veniva immerso in una vasca contenente acqua lustrale che, cancellando tutte le
colpe del passato, gli permetteva di ricevere come premio la vita eterna se
avesse rispettato le regole della fede che aveva abbracciato.
Nell'antica Grecia, dopo la nascita del neonato si effettuavano riti di
purificazione (che prevedevano tra l'altro l'immersione in acqua del bambino e
il lavaggio delle mani delle levatrici), quindi si celebrava la festa delle Anfidromie.
Nell'antica Roma, alcuni giorni dopo la nascita si
celebrava il dies lustricus: tutti coloro che avevano toccato la madre
eseguivano la lustrazio mediante un solenne lavaggio delle mani, quindi si dava
il nome al bambino.
Il rito di immersione, simbolo di purificazione rituale e
di rinnovamento, era conosciuto come tale anche dal giudaismo post-esilico e
veniva applicato ai proseliti (non ebrei che volevano seguire la religione ebraica)
e ai componenti del movimento monastico di Qumran. Con Giovanni il battesimo
perde il suo significato rituale ed assume quello morale di purificazione dai
peccati.
2. Il battesimo di Gesù
Seguiamo quanto riporta il Vangelo (Mt 3,13-17): In quel tempo, Gesù dalla
Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni
però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere
battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per
ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena
battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli
vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed
ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho
posto il mio compiacimento».
Giovanni era un nazireo
(Lc 1,15), cioè un uomo che trascorreva una piccola parte della sua vita
consacrato a Dio secondo quanto previsto in Nm
6,1-21; aveva scelto un particolare modo di predicare attraverso il
battesimo; del resto in quel periodo in Israele vi erano diversi movimenti
battisti che invitavano a cambiare la propria vita in attesa del Messia(5).
Giovanni annunciava
la venuta imminente del Messia e invitava il popolo a fare un gesto concreto di
preparazione, minacciando punizioni terribili (Mt 3,10). Scendendo nell’acqua del fiume Giordano, questi
esprimevano il loro bisogno di perdono e la loro disponibilità ad accogliere il
Messia con un cambiamento nel modo di vivere; però Giovanni precisava che quel
gesto non era che una preparazione: dopo di lui un altro, superiore a lui,
sarebbe venuto per «battezzare in Spirito
Santo e fuoco» (Mt 3,11).
A questo punto arriva Gesù
e al posto di invocare dal cielo il fuoco divino domanda di ricevere il battesimo
di Giovanni, provocando lo stupore e l’esitazione di quest’ultimo (Mt 3,14). Gesù ha la certezza che il
suo posto è in mezzo agli altri, in una piena solidarietà con coloro che sono
coscienti dei loro errori. Ciò significa che Dio non vuole liberarci da una
vita non autentica senza dapprima condividere pienamente quella vita.
Lasciandosi sommergere dalle acque, Gesù indica il suo desiderio di andare fin
nel più basso della condizione umana per aprirla alla luce di Dio dal suo
interno(6).
Ed ecco che questo
sommergersi, questa “morte”, è subito seguita da una “risurrezione”. “Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono
per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e
venire sopra di lui”: è abbattuto il muro tra l’umanità e Dio, l’uomo ora
può contare su Dio al suo fianco.
Dal Padre vengono delle
parole che esprimono la sua relazione con Gesù e allo stesso tempo la missione
di manifestare agli altri questa relazione con lui. A partire dall’umanità di
Cristo, lo Spirito creatore lavora e rinnova la terra, facendola entrare in una
comunione con il Padre.
“Ed ecco una voce dal cielo che diceva: ‘Questi è il Figlio
mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.
Così come in Matteo,
anche nel Vangelo secondo Marco, le parole dette dalla "voce dal cielo" sono le stesse: “Tu
sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Invece nel Vangelo
secondo Luca il testo originale sembra essere stato “Tu sei mio Figlio, l’amato, oggi ti ho generato”, come riporta la
Bibbia di Gerusalemme nelle traduzioni non italiane. Tale testo è stato poi
modificato rendendolo conforme agli altri vangeli. Questa modifica è dimostrata
da diversi documenti: in un manoscritto greco (Codex Bezae Cantabrigensis7)
e in alcuni manoscritti latini, le parole della voce celeste sono “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”.
Il testo in questa
forma era inoltre molto diffuso presso i Padri della Chiesa tra il II e il III
secolo, cosa che costituisce una testimonianza importante in quanto la maggior
parte dei manoscritti del Nuovo Testamento che sono giunti fino a noi è
posteriore a queste testimonianze; ebbene, in quasi tutti i casi, in
testimonianze che vengono dalla Spagna alla Palestina e dalla Gallia al
Nordafrica, è la forma “Oggi ti ho
generato” ad essere attestata. Depone inoltre a favore dell'autenticità di
questa versione il fatto che l'altra parte della frase è identica a quella
riportata in Marco e la convinzione che coloro che copiavano tendevano ad
uniformare i testi, invece che a introdurvi discostamenti.
La ragione della
modifica del testo da “Tu sei mio Figlio,
oggi ti ho generato”, la versione originale di Luca, a “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi
sono compiaciuto” sarebbe da ricondurre a un tentativo di rimuovere ogni
possibile appiglio agli Adozionisti, una corrente delle origini del
cristianesimo per la quale Gesù non era nato Figlio del Padre ma era stato da lui
adottato all'atto del battesimo nel Giordano; rimuovendo il riferimento alla “generazione”
dal Vangelo secondo Luca, si toglieva forza alla posizione degli
adozionisti(8).
È anche interessante notare un altro fatto. Epifanio di Salamina, un cristiano del IV secolo che compose un'opera contro le eresie, narra che nel Vangelo degli Ebioniti (un vangelo utilizzato dalla corrente cristiana degli Ebioniti(9) nel II secolo, e ora andato perduto) vi era scritto: “E mentre usciva dall'acqua, i cieli furono aperti, ed egli vide lo Spirito Santo discendere nella forma di una colomba ed entrare in lui. E una voce dal cielo disse “Tu sei il mio figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto”; e, continuando, “Oggi ti ho generato”(10).
È anche interessante notare un altro fatto. Epifanio di Salamina, un cristiano del IV secolo che compose un'opera contro le eresie, narra che nel Vangelo degli Ebioniti (un vangelo utilizzato dalla corrente cristiana degli Ebioniti(9) nel II secolo, e ora andato perduto) vi era scritto: “E mentre usciva dall'acqua, i cieli furono aperti, ed egli vide lo Spirito Santo discendere nella forma di una colomba ed entrare in lui. E una voce dal cielo disse “Tu sei il mio figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto”; e, continuando, “Oggi ti ho generato”(10).
Come si vede, gli Ebioniti tentarono di
risolvere le contraddizioni tra le varie versioni facendole confluire in
un'unica versione che diceva tutte e due le cose.
Al di là di ogni
discussione, non è sbagliato vedere il nostro battesimo come il gesto attraverso
cui il Cristo mette il suo braccio attorno alla nostra spalla: noi moriamo con
lui ad un’esistenza segnata dalla falsa sufficienza e dall’isolamento per
entrare in una vita nuova, una vita di comunione(11). Figli e figlie nel Figlio, noi possiamo ora continuare la
missione stessa di Gesù in ogni ambito della nostra vita: testimoniare la
venuta del Regno di Dio che irrompe nel nostro mondo e lo trasforma
dall’interno. Il battesimo, immergendo i
nostri limiti e anche i nostri rifiuti nelle acque della misericordia divina,
apre in noi una breccia in cui Dio può farsi presente, attraverso di noi, nel
cuore della storia.
3. Il
battesimo amministrato da Gesù
Il Vangelo secondo Giovanni riporta il fatto che Gesù
battezzava (Gv 3,22): “Dopo
queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si
trattenne con loro, e battezzava.” E lo faceva anche più di Giovanni Battista (Gv 4,1): “Quando il Signore venne
a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza
più di Giovanni
….” “… seppure non
fosse lui in persona a battezzare, ma i suoi discepoli” (Gv 4,2).
Dopo la Risurrezione, secondo quanto riportato nel vangelo
secondo Matteo, Gesù invia infine i suoi apostoli a predicare in tutto il
mondo, dicendo loro: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo.» (Mt 28,19-20).
4. Il
battesimo nelle Chiese cristiane antiche
Nella Chiesa antica il battesimo veniva anche chiamato
il Sacramento dell'Illuminazione.
Negli Atti degli Apostoli sono riportate le prime
conversioni al cristianesimo da parte di ebrei e pagani successive alla prima
predicazione apostolica dopo la Pentecoste, e si riporta che tremila persone “accolsero di cuore la sua parola” e “furono battezzati”. (At 2,41;3,19). Il
battesimo veniva infatti conferito solo a coloro che accettavano gli
insegnamenti degli apostoli e accettavano consapevolmente di diventare
discepoli.
Le testimonianze riportano che già nel IV secolo era
pratica diffusa battezzare i catecumeni (cioè coloro che si preparavano al
battesimo) nella veglia di Pasqua (come riportato per esempio nelle Confessioni di Agostino di Ippona,
battezzato da Ambrogio di Milano nel 387 d.C.). Nelle prime comunità cristiane
il battesimo rappresentava il punto di arrivo – insieme a cresima ed
eucaristia – di un lungo percorso di formazione, durante il quale i
catecumeni erano ammessi a partecipare alla prima parte della messa (non ai riti
di comunione). La diffusione della pratica di battezzare i neonati, secondo
studi recenti sembra iniziare invece a diffondersi successivamente, a partire
dal V secolo(12). Secondo altri autori ancorati alla teologia
tradizionale, invece, si tratterebbe di una pratica dei primissimi secoli della
cristianità, se non addirittura già praticata dagli apostoli(13).
Note: 1. Da Enciclopedia Treccani, voce “Battesimo”. – 2. Il battesimo fu
inventato dagli egiziani, articolo di Antonio Marangoni sul
Giornale di Vicenza, 20 luglio 2009, p. 36.– 3. Regione dell’Anatolia centrale, incorporata dalla moderna Turchia. –
4. Non sono pochi i faraoni provenienti dalla etnia semitica che occupava
l’Egitto in quel periodo. Ad esempio un faraone si chiamava Jacob-Baal
(1650-1633 a.C.), ed il suo nome non lascia adito al minimo dubbio sulla natura
delle sue origini e della sua identità razziale. Per inciso, altri faraoni di
quella stessa dinastia avevano nomi come Khjan (Johannav - cioè Giovanni – citato dagli storici Manetone e Giuseppe
Flavio) ed Aawser Ra Apopi I (Aser è il nome di uno dei figli del Giacobbe
biblico, fondatore dell’omonima tribù d’Israele). In aggiunta a questo, ricordo
l’episodio biblico di Giuseppe (Gen 41,37-46). – 5. A cavallo tra il I sec.
a.C. ed il I sec. d.C., l’attesa del Messia da parte di Israele diviene
spasmodica. Secondo gli scribi del I secolo il Messia tardava a venire e a
manifestarsi a causa della presenza in terra di Israele di grandi peccatori
quali i pubblicani (esattori delle imposte in favore dei romani) e le
prostitute. I movimenti battisti miravano ed eliminare questo impedimento.
Giovanni estenderà la categoria dei peccatori anche ai farisei e ai sadducei
provocando scandalo. – 6. Tuttavia, nella predicazione apostolica il battesimo
ricevuto da Gesù ha creato non pochi grattacapi ai teologi perché contrastava
con l'annuncio della sua condizione divina. Lo stesso Mt 3,14 è testimone di questo, e rileva che Giovanni domandò a Gesù
spiegazione del fatto. La risposta di Gesù: « Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia»
è chiaramente un artificio letterario aggiunto probabilmente nel IV secolo.
Gesù si "converte" alla volontà del Padre, riceve in modo stabile lo
Spirito Santo e inizia la sua missione di Messia d'Israele. Il gesto di
ricevere il battesimo da Giovanni il battista è interpretato, quindi, alla luce
della teologia dell'abbassamento: il Figlio di Dio ha voluto farsi uomo e
condividere l'esperienza della morte, e di una morte ignominiosa, per liberare
l'umanità dalla schiavitù del peccato. Dunque il Figlio di Dio doveva fin dal
principio della sua missione farsi uno con i peccatori, e ricevere così il
battesimo di Giovanni. Questa spiegazione evangelica è stata ampliata dalla
teologia dei secoli successivi: a. Gesù avrebbe in tal modo voluto istituire il
sacramento del battesimo; b. Non era Gesù ad essere purificato dall'acqua del
fiume ma era Gesù che col suo corpo purificava le acque (parere di San Tommaso
d’Acquino). Concezioni teologiche a mio avviso basate su concezioni giudaiche
che creano stridenti difficoltà interpretative. – 7. Il Codex Bezae Cantabrigensis è un importante codice del Nuovo
Testamento datato 380 - 420 (secondo altri è più tardo, V-VI secolo). È scritto
in latino e greco. Contiene in maniera frammentaria solo i Vangeli, gli Atti
degli Apostoli, la Terza lettera di Giovanni. – 8. Vedi anche: Bart Ehrman,
Gesù non l'ha mai detto: millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella
traduzione dei vangeli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007. pp. 183-185. –
9. Ebioniti è il
nome con cui alcuni scrittori cristiani indicano un gruppo di fedeli, di
orientamento giudaizzante, dapprima considerati scismatici e quindi eretici da
diversi Padri della Chiesa; rifiutavano la predicazione e l'ispirazione divina
di Paolo. – 10. Vangelo degli Ebioniti, citato nel testo: Epifanio di Salamina, Contro gli
eretici, 30/13,7-8. – 11. Vedi
anche Rm 6,3-6. – 12. Cfr. Giovanni Filoramo, Cristianesimo, Ed. Mondadori Electa 2007. – 13. «La nostra tesi ne è uscita rafforzata: la Chiesa cristiana ha
praticato fin dalle origini il battesimo dei bambini e quando nel III secolo
Origene parlava a questo proposito di “tradizione apostolica” era ben altra
cosa che una “pia” formula»: così J. Jeremias scrive nella
Prefazione del 1966 al suo volume Le baptême
des enfants dans les quatre premiers siècles, Le Puy-Lyon, 1967.
(segue la prossima domenica)