Ci vuole la fiducia per saper affrontare l'angoscia del tempo-
L'angoscia del tempo, la contraddizione, cara al cardinale Martini, il sapere che la vita è così, prenderne
atto e non lasciarsi sopraffare, ma combatterla. Saper sfidare il buio
della notte attraversato da lampi di luce (la bella immagine è di Vito
Mancuso). Ecco il compito dell'uomo di Dio, dell'uomo attento al tempo,
ma anche di ognuno di noi. Insensati coloro che tentano di coprire con
il manto dell'effimero l'incapacità di non saperlo fare. "Siamo come
semiciechi", dice Nadia Bonaldo, "che vengono illuminati quel tanto che
basta per avanzare di un po'". Dice Carlo Maria Martini: "La fede è un
affidarsi a Dio che vince l’angoscia: non è un bagaglio di nozioni che
esige un faticoso indottrinamento". E Mancuso aggiunge: "Al riguardo si
potrebbero portare molti esempi di questa peculiarità del sentimento
religioso, penso in particolare agli scritti nati in carcere o nel
lager, come le lettere di padre Florenskij alla moglie e ai cinque figli
mentre era prigioniero nel lager staliniano delle isole Solovki, le
lettere di Dietrich Bonhoeffer nel carcere nazista di Tegel, il diario e
le lettere di Etty Hillesum in un’Amsterdam occupata e nel lager di
Westerbork, fino alla Consolazione della filosofia di Severino Boezio in
carcere a Pavia; tutti testi in cui si assiste alla sconfitta
dell’angoscia, grazie a una più forte fiducia nell’eterno".
Mimma De Maio