(segue dalla domenica precedente)
5. La
“necessità” di Gesù.
Gesù è una
figura storica, un uomo come tutti gli altri; è vissuto come ogni altro uomo.
Infatti mangiava e beveva, gioiva e si arrabbiava, si abbatteva, aveva paura,
si addolorava e si sdegnava, provocava i giudei nel Tempio con gesti altamente
simbolici.
Trasgrediva
sistematicamente la Legge, che dichiarava “…
precetti di uomini …” (Mt 15.9) toccando i lebbrosi e i morti, frequentava i
pubblicani, parlava con le donne, si faceva toccare da una prostituta, e,
bestemmia orribile, parla di Dio paragonandolo ad un samaritano o una donna.
Ma
quest’uomo cercava Dio e si metteva in ascolto per vivere in perfetta sintonia
con la sua volontà, tanto da lavare i piedi ai discepoli durante la cena.
La
storicità (specie della morte) di Gesù è riportata (oltre che dai vangeli
canonici e dai primi vangeli apocrifi ossia quelli più vicini ai tempi
apostolici) dallo storico Giuseppe Flavio, dal Talmud babilonese nel trattato
Sanhedrin e infine da autori romani come Tacito (Annali), Svetonio (Le vite dei
dodici Cesari) e Plinio il Giovane in una lettera a Traiano mentre era
governatore della Bitinia.
Pur essendo
un uomo in tutto e per tutto, Dio lo riconosce uguale a se stesso per essersi
lasciato completamente attraversare dalla volontà divina, ossia senza opporre
nessun ostacolo all'amore di Dio, facendosi prendere completamente dalla Parola
di Dio ed ha reso presente il suo Progetto, così che, con la perfezione
dell'umanità, egli ha raggiunto la condizione divina. Gesù è la realizzazione
completa dell'idea che Dio ha di Uomo, quando porta al massimo le sue
potenzialità umane, e mostra il volto umano di Dio, il cammino di ogni uomo
verso Dio. “Se io non mi misuro con l’uomo Gesù, con il suo modo di essere, con
la sua parola, con la sua morte, con il senso globale della sua esistenza, io
non posso parlare di Dio e di tutto il resto perché non sono passato per la
porta stretta, che è la porta umana” dice Ernesto Balducci.
La sua non
è una via privilegiata, esclusiva di Gesù, ma una possibilità per tutti gli
uomini, solo che lo vogliano. La condizione divina di Gesù è alla base dei
quattro vangeli pur se la modalità di esplicitarla è molto differente: quattro
Gesù diversi, per dire la stessa cosa, ossia che Dio è uguale a Gesù: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio
unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Tutti e quattro i vangeli
pongono come centro del racconto il battesimo ricevuto nel Giordano e la
teofania che pone Gesù all’attenzione del mondo giudaico. “Ed ecco in quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e Giovanni lo
battezzò nel Giordano. E immediatamente, uscendo dall’acqua, vide i cieli
squarciarsi e lo Spirito discendere verso lui come colomba. E venne una voce
dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento(1)»”
(Mc 1,11).
Ma la
Chiesa di Giovanni, alla fine del primo secolo, ha chiara l’immagine che il
progetto divino che si realizza nell’uomo-Gesù, esisteva da sempre in Dio
perché è la Parola di Dio (Gv 1,18).
Gesù è vero uomo, ma anche vero Dio (“Io
e il Padre siamo Uno”, è scritto in Gv
10,30): distinti ma non separabili. Gesù è Dio perché è la rivelazione di
Dio, ossia Dio si è rivelato in Gesù. Egli è vero Dio: “Veniva nel mondo la luce quella vera, quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo di lui, eppure il mondo
non l'ha conosciuto”. (Gv 1,9-10).
Matteo e
Luca, per dire che un uomo così solo Dio ce lo poteva dare, con l'ansia di
darlo, costruiscono due intensi racconti, due midràsh(2), parlando
del concepimento ad opera dello Spirito Santo e della nascita da Maria, una
vergine. Maria, resa feconda dall’azione dello Spirito di Dio, dall’Amore, è un
invito rivolto a noi perché ci lasciamo fecondare dall’amore di Dio per dare
frutti d’amore gratuito verso chiunque incontriamo, almeno per quello che
riusciamo.
È questo il
senso profondo della nascita di Gesù da Maria vergine, senza concorso umano.
Gesù era un
ebreo della tribù di Giuda, un laico a tutti gli effetti perché non apparteneva
alla classe sacerdotale, esclusiva della tribù di Levi, ma poi è detto Sommo
Sacerdote da Paolo (in Eb 4,14-15),
pur se in senso metaforico; infatti, nella stessa lettera, è anche chiamato
nostro fratello.
Gesù
predica e fa cose che ai suoi tempi nessuno osava neanche pensare o ipotizzare(3).
Egli porta per la prima volta nel mondo l'immagine di un Dio che ama tutti gli
uomini incondizionatamente. La nostra fede in lui consiste allora nel
rispondere al suo amore rivolgendo il proprio amore in modo tangibile verso
tutti gli altri uomini.
"Gesù
è vissuto circa duemila anni fa, ma è presente tuttora in mezzo agli uomini a
interpellare le loro coscienze e a suggerire a quanti hanno ancora la fortuna
di ascoltarlo, un modo nuovo non tanto di pensare quanto di vivere. Esso può
apparire utopico, “ma è quell'utopia alla quale egli ha creduto e per la quale
ha dato la vita" (Ortensio da Spinetoli). “Gesù ha realizzato, vivendola,
una dimensione spirituale della persona mai ancora apparsa in quella forma, ed
ha così avviato una fase nuova della storia salvifica. La forza di amore
espressa da Gesù sulla croce, ragione della sua resurrezione, e l’energia
comunicata ai discepoli con il dono dello Spirito, ragione della vitalità della
chiesa, hanno avviato una tappa inedita della sua storia” (Carlo Molari).
"Gesù vive la sua vita di uomo completamente radicato in Dio, e per quanto
riguarda il rapporto con Dio si mostra di solito ai suoi autorevole e
fiducioso; ma ciò non gli impedisce l'incertezza umana nel suo percorso
esistenziale, non esclude la tentazione, la sofferenza e anche l'insofferenza.
Gesù non possiede una sfera divina e impassibile nella quale rifugiarsi a
comando. Il suo rapporto di straordinaria vicinanza e trasparenza con Dio non
gli risparmia l'esperienza radicale della precarietà" (Lilia Sebastiani).
Perciò Gesù è contemporaneamente Figlio dell’Uomo (ossia è l'uomo con la
condizione divina) e Figlio di Dio (ossia egli è il volto umano di Dio). “Gesù
è nello stesso tempo l'uomo per Dio e Dio per l'uomo” riassume bene Paolo
Ricca.
Gesù è
arrivato nel mondo in un luogo con condizioni sociali e politiche ideali per
accoglierlo e permettergli di operare. Gesù era ed è necessario perché è il
punto di svolta dell’umanità, perché l’umanità passi dall’egoismo all’amore.
Note: 1. Grazie ad
alcuni manoscritti del IV secolo, venuti alla luce alla metà dello scorso
secolo, da diversi anni si è certi che questa frase era in origine la seguente:
“Tu sei il Figlio mio, l’amato, oggi ti
ho generato”. Fu modificata, alla fine del V secolo, per non dare ragione
al pensiero degli adozionisti. – 2. Nella tradizione rabbinica, midrash
designa anzitutto una attività e un metodo di interpretazione della Scrittura
che, andando al di là del senso letterale, semplice, ovvio, scruta il testo in
profondità e sotto tutti gli aspetti per attualizzarlo e adattarlo ai bisogni e
alle concezioni delle comunità e della visione ebraica del Mondo e traendone
applicazioni pratiche e significati nuovi che sono lontani dall'apparire a
prima vista. – 3. Come attualmente fa Papa Francesco.