1. Significato del nome
Il nome Avvento significa: venuta, dal latino Adventus, o meglio verso la venuta. Ha quindi, insito nel
nome, l’idea del movimento, del cammino. Il termine preesisteva al cristianesimo
e nel linguaggio religioso del paganesimo, adventus indicava la venuta
periodica di Dio e la sua presenza nel tempio. Significava, dunque:
ritorno, o anniversario.
Dal punto di vista cristiano, il termine adventus
ha un duplice significato, indica le due venute di Gesù. La prima è la
venuta storica di Gesù a Betlemme, la seconda venuta sarà quella alla fine dei
tempi. Queste due venute sono considerate come un'unica venuta, sdoppiata in
due tappe. Questa duplice dimensione di attesa caratterizza tutto l'Avvento.
Il tempo di Avvento segna anche l'inizio del nuovo
Anno liturgico
E’ evidente che il periodo dell’Avvento, quindi
dell’attesa, presuppone che si conosca l’oggetto dell’attendere, quindi, dal
punto di vista storico, la nascita del Tempo dell’Avvento segue l’istituzione,
dal punto di vista della tradizione e della liturgia, della solennità del
Natale.
2. Origine della festività del
Natale
La teologa Robin M. Jensen (1) dopo aver
osservato un mosaico presso la Necropoli Vaticana rappresentante Cristo come
Sol Invictus, osservò come tale
immagine “…indichi un modo dei convertiti al Cristianesimo di esprimere la loro
fede per mezzo di un simbolismo religioso già conosciuto…”.(2).
Infatti il solstizio invernale e il culto del Sol
Invictus nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo
nell'istituzione e nello sviluppo del Natale(3), anche se non ci sono evidenze
definitive di questa relazione.
La festa si sovrappone approssimativamente alle
celebrazioni per il solstizio d'inverno e alle feste dei saturnali romani (dal
17 al 23 dicembre). Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva
impiegato per molte festività, come il Natalis
Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell'Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa
dedicata alla nascita del Sole-Mitra(4), introdotta a Roma da Eliogabalo
(imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano
nel 274 d.C. nel giorno del 25 dicembre(5).
È soprattutto quest'ultima festa a polarizzare
l'attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle
comunità cristiane dell'oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno
della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del
25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della
devozione al Sole Invitto(6). Alcune coincidenze storiche sono
infatti particolarmente significative, tra le quali:
1. la corrispondenza delle date,
2. il fatto che il periodo nel quale
prende probabilmente forma la festività cristiana corrisponde
approssimativamente con il picco dei culti solari sostenuti dallo Stato romano,
3. la diffusione di analogie solari con
il Cristo negli scritti patristici di quei secoli. Queste sono state ispirate
direttamente dal cantico di Zaccaria nel Vangelo di Luca, che descrive la
missione di Giovanni Battista come una preparazione alla venuta del Signore,
descritto come "un sole che sorge dall'alto": vedi Lc 1,68-79 e in
particolare il v. 78.
Il Natale costituisce probabilmente l'esempio più
significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal
Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato.(7)
Nonostante l'introduzione del Natale cristiano, i
culti pagani collegati alla celebrazione del sole perdurarono per molti anni,
tant'è che ancora nel Natale del 460 tale circostanza portò papa Leone I ad
affermare: «È così tanto stimata questa religione del
Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in
Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la
testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci
addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I
cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli
dei.» Papa Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 - XXVII – 4.
Quando i missionari iniziarono la conversione dei
popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana molte feste pagane. Le
celebrazioni pagane vennero così ricondotte alle celebrazioni del Natale,
mantenendo però alcune delle tradizioni e dei simboli originari (fu lo stesso
papa Gregorio Magno, tra gli altri, a suggerire apertamente questo approccio
alle gerarchie ecclesiastiche). Fra i simboli moderni del Natale che appaiono
derivare dalle tradizioni germaniche e celtiche pagane compare, fra l'altro,
l'uso decorativo del vischio e dell'agrifoglio e l'albero di Natale.
In Islanda i festeggiamenti del solstizio d’inverno
continuarono ad essere celebrati per tutto il Medioevo, fino all'epoca della Riforma.
Anche in altre nazioni la sovrapposizione fra gli
antichi culti pagani del sole e la celebrazione del Natale cristiano perseverò
almeno fino alla fine del XII secolo; tale circostanza risulta testimoniata dal
vescovo siriano Jacob Bar-Salibi: «Era costume dei
pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale
accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte
a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano
fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la
"vera" Natività doveva essere proclamata in quel giorno.»
La data di nascita di Gesù è sconosciuta(8):
il giorno non è indicato nei Vangeli né in altri scritti coevi. Fin dai primi
secoli, i cristiani svilupparono comunque diverse tradizioni, basate anche su
ragionamenti teologici. Questi fissavano il giorno della nascita in date
diverse, tanto che il filosofo Clemente Alessandrino (150-215 d.C.) annotava in
un suo scritto: "Non si contentano di sapere in che anno è nato il
Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno"
(Stromata, I,21,146).
Il testo di Clemente registra comunque l'esistenza di
una tradizione antica relativa a una nascita di Gesù in una data di mezzo
inverno. Tale tradizione viene infatti fatta risalire ai seguaci di Basilide, un maestro religioso
dello gnosticismo cristiano delle origini. attivo ad Alessandria prima del 150, che celebravano
il 6 o il 10
gennaio, con il Battesimo
di Gesù, la sua nascita come Figlio di Dio (9).
Il dibattito sulla data di nascita di Gesù, rilanciato
nel XX secolo, consente di offrire una prospettiva alternativa o complementare
all'ipotesi dell'istituzione del Natale in sostituzione alla festa pagana del Sol
Invictus. Un primo riferimento, per quanto controverso, al 25 dicembre come
giorno di nascita di Gesù è presente in Ippolito di Roma nel 204(10),
circa 70 anni prima di Aureliano, e lo studioso Paul de Lagarde(11)
ha evidenziato come la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in
Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano(12).
In generale, diversi studiosi hanno tentato una ricostruzione plausibile della
nascita di Gesù, arrivando a ritenere verosimile il 25 dicembre(13).
Tuttavia è stato grazie alle ricerche di Shemarjahu Talmon, dell'Università
Ebraica di Gerusalemme che furono compiuti concreti passi avanti in questo
senso. Talmon è stato infatti in grado di ricostruire le turnazioni sacerdotali
degli ebrei e applicarle al calendario gregoriano sulla base dello studio del Libro
dei Giubilei recentemente scoperto a Qumran.
Scrive in proposito il professor Tommaso Federici,
docente alla Pontificia Università Urbaniana in un articolo apparso
sull’Osservatore Romano: "Si spiega
il 25 dicembre come cristianizzazione di una festa pagana, il natale del Sole
invitto; oppure come equilibrio simmetrico, estetico tra il solstizio d’inverno
(21 o 22 dicembre) e l’equinozio di primavera (23 o 24 marzo). Ma una scoperta
nuova di pochi anni or sono ha portato luce definitiva sulla data del Natale.
Già lo studioso israeliano Shemaryahu Talmon nel 1958 aveva pubblicato uno
studio approfondito sul calendario della setta di Qumran, ricostruendo senza
dubbi l’ordine dei turni sacerdotali nel tempio di Gerusalemme (cfr. 1 Cr 24,
7-18) ai tempi del Nuovo Testamento. Qui la famiglia di Abijah, a cui
apparteneva Zaccaria, padre del Prodromo e Precursore Giovanni (Lc 1, 5),
doveva officiare 2 volte l’anno, i giorni 8-14, del mese terzo, e i giorni
24-30 dell’ottavo mese. Quest’ultima
cadeva circa alla fine di settembre. Non è senza senso che il calendario
bizantino festeggi ‘la concezione di Giovanni’ il 23 settembre, e la sua
nascita 9 mesi dopo, il 24 giugno. I ‘sei mesi’ dopo dell’Annunciazione,
fissata come festa liturgica il 25 marzo, precedendo di 3 mesi la nascita del
Precursore, preludono ai 9 mesi, che cadono in dicembre: il 25 dicembre è data
storica"
Alcuni studiosi hanno inoltre suggerito una possibile
relazione con la festa ebraica della Ridedicazione del Tempio, la Hanukkah, che
cade il venticinquesimo giorno di Kislev, un mese lunare che corrisponde
approssimativamente a novembre o dicembre. La festa ha però un significato
diverso, dura otto giorni e non pare avere comunque inciso in modo
significativo sulla scelta della data del Natale.
Quindi la data del 25 dicembre sembra sia stata una
scelta sufficentemente motivata. Ma di quale anno? Qui la ricerca si fa lunga e
difficile perché mancano punti di riferimento storici e gli unici che si
possono prendere in considerazione sono quelli offerti dai vangeli di Matteo e
di Luca; e sono pure totalmente contraddittori.
Cominciamo da Matteo; Mt2,13-15.19-23: I Magi erano appena partiti, quando un
angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con
te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò:
Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si
alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove
rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal
Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio»”.
Questo brano del Vangelo di Matteo mette in
crisi la maggior parte degli esegeti perché quanto racconta Matteo ha un
importante significato teologico ma, con elevata probabilità, non ha valenza
storica.
Molti storici moderni, infatti, negano la storicità dell’episodio
che noi chiamiamo “strage degli innocenti”, dato il mancato riscontro nelle
opere di Giuseppe Flavio, fonte principale della storia giudaica del I secolo.
Paul Maier afferma che “…la maggioranza delle recenti
biografie di Erode il Grande lo rifiuta interamente…”(14). Stessa
posizione si riscontra in Geza Vermes e E.P. Sanders(15). A questi pareri deve
aggiungersi che, in qualunque modo venga fatto il calcolo, anche prendendo date
diverse di riferimento, la morte di
Erode sarebbe sopraggiunta intorno al 4 a.C.
E’ corretto però fare presente che altri studiosi
cristiani ne accettano la storicità notando come l'episodio sia compatibile con
la politica repressiva di Erode, il quale avvertendo il pericolo di un'usurpazione
non esitò a uccidere in diverse occasioni una moglie, tre cognati, una suocera,
tre figli e alcune centinaia di oppositori.
Il fatto che sia Giuseppe Flavio che gli storici
romani, come pure gli altri evangelisi, non riportino l’episodio si spiega, secondo
Giuseppe Ricciotti(16), storico biblista, con il modesto numero di
bambini presumibilmente coinvolti. I nati a Betlemme in quel periodo, essendo
circa 1000 gli abitanti adulti, potevano aggirarsi intorno ai 60 individui.
Volendo però Erode uccidere solo i bambini maschi il numero degli uccisi è
dunque, approssimativamente, di circa 30 neonati e, contando che la mortalità
infantile in vicino oriente era molto alta, il numero si può restringere a soli
20.
Possiamo quindi dire che, assumendo come
storicamente possibile la “strage degli innocenti”, per Matteo Gesù sarebbe
nato intorno al 6 a.C.
Secondo
Luca, invece, Gesù nasce a Betlemme a causa del censimento di Quirino,
governatore della Siria. Secondo Giuseppe Flavio il Censimento era stato
indetto il 6 d.C., il che sposterebbe la data della Nascita di Gesù intorno al
7-8 d.C. Quest’ultima datazione risulta eccessivamente tardiva se si considera
valida (ed esistono alte probabilità che lo sia), la data del 30 d.C. per la
sua morte.
Alla luce
dei costumi degli ebrei del primo secolo, pensare ad un Rabbì, un maestro, di
22-23 anni è molto difficile. Questa era l’età in cui si entrava nelle scuole
rabbiniche il cui accesso era consentito solo agli uomini sposati; gli
eventuali celibi (la cui esistenza era assai improbabile) sarebbero stati
considerati pubblici peccatori e quindi allontanati dalla comunità.
Sulla
base quindi dei vangeli, la data di nascita più probabile è il 6 a.C. La data
dell’1 d.C. fu calcolata dal monaco Dionigi il Piccolo nel IV secolo; tale data
ha, oggi, dei nuovi estimatori che sostengono che la morte di Erode il Grande
può essere avvenuta alcuni anni dopo e che la data del 4 a.C non corrisponde
alla morte, ma all’inizio della reggenza del figlio Archelao. Personalmente
reputo questa ipotesi molto fragile e poco suffragata da documenti.
Note: 1.
Robin Margaret Jensen (1952, vivente), cattolica, è professore di Teologia
presso il Dipartimento di Teologia della University of Notre Dame (Indiana –
USA) – 2. Robin M. Jensen, "Towards
a Christian material culture", pp. 568-585. – 3. « No
litugical historian, whatever her or his position on the concrete causes of the
development and institution of the Christmas feast, goeas as far as to deny
that it has any sort of relationship with the sun, the winter solsitce and the
popularity of solar worship in the later Roman Empire. » Susan
K. Roll. Toward the Origin of Christmas, 1995, pag. 107. – 4. Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo
e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorata
nelle religioni misteriche dal primo secolo a.C. al quinto secolo d.C. – 5. «Trasformato
ufficialmente in culto pubblico con Aureliano, nel 274 d.C., venne fissata al
25 dicembre anche la data in cui si doveva celebrare la nascita del dio,
Natalis Solis Inuicti, dopo di che Mitra, identificato con Sol e a lui
sovrapposto, divenne il dio invitto per eccellenza». Paolo Scarpi. Le
religioni dei misteri vol. II. Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla,
2008, p. 353. – 6. Va anche considerato che, secondo Gaston H.
Halsberghe, Aureliano riformò un culto, quello del dio Sol invictus, che aveva
perso seguito tra i fedeli negli anni precedenti, e lo fece per unificare
l'impero e rinnovare i legami con l'autorità centrale dopo le varie guerre e i
vari imperatori succedutisi rapidamente. Compì quindi non solo una riforma
religiosa ma anche una vera e propria riforma amministrativa: «La Cristianità
era infatti in pieno sviluppo -scrive Halsberghe- e i culti orientali avevano
scosso la fede nelle antiche divinità romane e le aveva derubate della loro
capacità di sostenere la devozione». Per Halsberghe quindi, in un periodo
storico in cui l'aspirazione religiosa conduceva verso il monoteismo, il nuovo
culto del Sol Invictus suggellò gli sforzi di Aureliano per stabilire la
centralizzazione e il coordinamento dell'impero: «Lo Stato romano era tornato
ad essere uno, ma aveva un leader, l'imperatore, e un unico dio per
proteggerlo, il dio Sol Invictus». Il dio Sole fu lo strumento con il quale
Aureliano si identificò nella divinità, e con il quale rafforzò la sua
autorità. La conseguenza immediata del monoteismo del Sole, dice ancora
Halsberghe, «è stata così l'unità religiosa dell'impero e la divinizzazione
dell'Imperatore nella sua persona». Cfr.: Gaston H. Halsberghe, The Cult of Sol Invictus, Brill Archive,
1972, pp. 130-157. – 7. Sulle date esistono comunque delle controversie.
Secondo vari autori la festa del Sol Invistus non fu sempre celebrata il 25
dicembre, ma anche in altri periodi dell'anno, come il mese di ottobre (Cfr. M.
R. Salzman, New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore
in Rome, Transactions of the American Philological Association (111) 1981, pp.
215-227, a p. 221) o il 19 dicembre (Cfr. Lucio De Giovanni, Costantino e il
mondo pagano: studi di política e legislazione, M. D'Auria Editore, 1989).
Talley cita inoltre Gaston Halsberghe (Cfr. Gaston Halsberghe, The Cult of Sol
Invictus, Leiden 1972), secondo cui il culto del Sol Invictus non fu introdotto
per primo da Aureliano, ma anzi era già esistente e celebrato in date
differenti, come il 9 agosto o il 28 agosto. Scrive Talley: "In effetti,
Halsberghe, senza asserire che c’era già una festa cristiana il 25 dicembre,
espone la probabilità che un elemento dell’agenda religiosa di Aureliano fosse
quello di provvedere ad una alternativa autenticamente romana alla crescente e
prospera missione cristiana" (Cfr. Thomas J. Talley, "The Day of His
Coming", From The Origins of the Liturgical Year, Pueblo Books, Liturgical
Press, Collegeville: 1986 and 1991, Part Two, §§1-6, pp. 79-103). – 8. Quanto segue è tratto da: Ramsay MacMullen,
Christianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Yale, 1997, p.
155. – 9. Basilide faceva riferimento alla teoria adozionistica gnostica secondo la
quale Gesù, nato naturalmente, divenne Figlio di Dio al momento in cui uscì
dall’acqua nel battesimo e ricevette lo Spirito di Dio. La frase che discese
dal cielo in quel momento lo confermava: “Tu
sei mio figlio, il prediletto, oggi ti ho generato”. Questa frase è
testimoniata in molti documenti anteriori al 450 d.C. Per combattere questa
teoria, condannata dal Concilio di Efeso del 431, la frase nei vangeli fu
modificata in “Tu sei mio figlio adorato,
oggi in te mi sono compiaciuto”. – 10. Joseph Ratzinger, Immagini di
speranza. Le feste cristiane in compagnia del Papa, ed. San Paolo, 2005, p. 10:
"Il primo ad affermare con certezza
che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma nel suo commento a
Daniele, scritto verso il 204”. – 11. Paul de Lagarde: (Berlino 1827 -
Göttingen 1891). Nacque a Berlino come Paul Boetticher e prese nel 1854 il
cognome di una zia materna. La sua formazione avvenne tra Berlino, Halle,
Parigi e Londra. Nel 1869 divenne professore di lingue orientali a Gottinga,
dove rimase fino alla morte. Orientalista e biblista, pubblicò versioni dei
testi sacri dal siriaco, dall’aramaico e dal copto. – 12. Sesto Giulio Africano (Sextus Iulius Africanus; 160 o 170 – 240) è
stato uno scrittore dell'Impero romano, considerato il fondatore della cronografia
cristiana. – 13. Antonio Ammassari, "Alle origini del calendario
natalizio", in Euntes Docete 45, 1992, pp. 11-16. – 14. Paul Maier "Herod and the Infants of
Bethlehem", in Chronos, Kairos, Christos II, Mercer University
Press (1998), n. 170. – 15. Geza Vermes, The Nativity: History and Legend,
London, Penguin, 2006, p. 22; E.P. Sanders, The Historical Figure of Jesus,
Penguin, 1993, p. 85. – 16. Ricciotti, Vita di Gesù, par.
9; pp. 256-257.