"Un uomo è stato trovato morto in casa sua da cinque anni:
nessuno se n’era accorto. Una bimba di nove mesi è giunta in Italia su un
barcone con la mamma morta durante la traversata. Due episodi di questi
giorni che ci pongono un problema: in che società viviamo? Questa domanda ci
aiuta a capire la festa di domenica prossima. Una festa nella quale si è
messo in primo piano il culto del Corpo di Cristo: devozione, adorazione,
intimismo. Quale garanzia della benevolenza di Dio più grande del
fatto di avere fra noi il suo Figlio in corpo e sangue? È spontaneo guardare
al cielo. Il vangelo invece ci richiama sulla terra. Gesù ha dato il pane
alle folle come segno di una solidarietà che coinvolge l’anima e il corpo:
«Date voi a loro da mangiare». Nella seconda lettura Paolo sottolinea che
mangiare lo stesso pane e bere dallo stesso calice è un modo per ricordare il
Signore, la sua passione e la sua morte per noi. Come? Mediante quella
solidarietà che i corinzi negavano, in quanto nei pasti comunitari i ricchi
mangiavano e i poveri facevano digiuno. E la prima lettura lascia intendere
che il sacerdote Melchisedek offre il suo sacrificio a Dio dando da mangiare
ai compagni di Abramo. È possibile fare la memoria di Gesù e non accorgersi
di un fratello che manca all’appello da cinque anni? È possibile andare a
messa alla domenica senza pensare a quelli che arrivano con i barconi o
muoiono in mare, anzi pensando a come difendersi nei loro confronti? Gesù è
presente nelle nostre messe non per essere adorato ma per diventare il punto
di riferimento di una fraternità senza confini. Ma come, se neppure ci si conosce e non si ha nulla in comune?"
sabato 28 maggio 2016
Commento al Vangelo di domenica prossima.
Ho ricevuto ieri questo commento, brevissimo ma pesante, di P. Alessandro Sacchi che mi permetto di diffondere:
lunedì 23 maggio 2016
SS Corpo e Sangue di Cristo
Santissimo Corpo e Sangue di
Cristo – Lc 9,11-17
Gesù prese a parlare
alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi
stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani
e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa
gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi
discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero
sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque
pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione,
li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Il brano in questione, unitamente a quello, molto
più ampio e particolareggiato, di Marco (Mc
6,30-40), e quello di Matteo (Mt
4,13-21) è un pezzo di alta economia politica, l’insegnamento che la
condivisione annulla la povertà e la sofferenza. E’ l’ossatura di tutto il
messaggio di Gesù.
“Gesù prese a parlare
alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure”. Ecco la chiave di
lettura che ci offre Luca: il brano è realtivo al Regno, alla comunità di Gesù
dove l’amore disinteressato è l’unica legge che governa i rapporti tra le
persone.
“Il giorno cominciava
a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché
vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo:
qui siamo in una zona deserta».” Luca sintetizza con un piccolo tocco la
situazione: il giorno simboleggia lo scorrere della vita ed il sorgere dei
bisogni: “…cominciava a declinare…”;
i Discepoli si rivolgono all’autorità, rappresentata da Gesù, come erano
abituati da secoli perché la soddisfazione dei bisogni dipendeva dalla
magnanimità del principe. E qui esplode la sorpresa: “Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».”. L’autorità
non accoglie la richiesta e rimbalza: pensateci voi.
Non
è chiaramente una fuga di Gesù dalle proprie responsabilità, è un’evidente
azione pedagogica, un invito a diventare adulti e ad agire con i mezzi che si
hanno a disposizione.
“Ma essi risposero:
«Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare
viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.”. La risposta è
fortemente indicativa del pensiero prevalente in quella cultura: i discepoli parlano di "comprare" mentre Gesù parla di
"dare”. In questo dialogo abbiamo la chiave per
intendere il significato del brano e, in generale, dell'aspetto economico del
progetto del Regno. Per comprare è necessario avere denaro. Ma la maggior parte
del popolo che va con Gesù è povera, cosicché non sarà possibile comprare il
necessario per mangiare.
Comprare è un'azione individuale: chi ha denaro
mangerà e chi non lo ha si terrà la fame: le condizioni del popolo di Israele
sono quelle tipiche di un'economia di accumulazione individuale. Inoltre la
presenza dell’occupante romano stava realizzando l'incorporazione di Israele
nell’impero distruggendo le piccole comunità contadine: infatti Erode Antipa
aveva realizzato un programma di urbanizzazione, con la fondazione di Tiberiade
e la ricostruzione di Seforis, che aveva provocato una vera crisi tra i
contadini; le élite cittadine nuove o rinnovate a Seforis o a Tiberiade avevano
bisogno di terre nei campi adiacenti alle città. Per fare questo si poteva
usare la forza o la violenza per l’appropriazione delle terre, oppure
realizzare una politica di prestiti, di debiti e di ipoteche con conseguenti
appropriazioni forzate. La terra, che era un "dono divino", si era
trasformata in un "bene commerciale".
Gesù, invece, propone un progetto radicalmente
diverso, contrapposto, non molto diverso da quello della prima Confederazione
di tribù dell’epoca dei Giudici (XI – X secolo a.C.), portato ad esempio dai
profeti più radicali come Amos, Osea e Michea: la società si deve strutturare
attorno al valore centrale del "dono", del dare, della generosità,
della solidarietà.
Ma non si tratta semplicemente di dare come chi dà
un'elemosina o chi fa un atto di carità. Non si tratta di
"populismo", di risolvere il problema sociale mediante un programma
di distribuzione tra i bisognosi, perché in questo progetto di società non
possono esserci bisognosi. Nessuno deve avere fame, come avviene, invece,
quando per mangiare è necessario andare a comprare.
Nella narrazione, con la semplice proposta del
"dare" che fa Gesù, il
progetto è già sufficientemente chiaro per chi ha memoria storica e ricorda i
profeti. Ma poiché questo non sempre avviene, perché la memoria molte volte si
perde, e i settori dominanti fanno tutto il possibile perché ciò avvenga, il
"dare" si completa con il "dividere":
"…spezzò [i pani] e li dava ai discepoli
perché li distribuissero alla folla.".
Se i pani erano solo cinque e quelli che avevano
fame cinquemila, per quanto li si potesse dividere non sarebbe rimasta a
ciascuno neanche una briciola. L'atto di dividere è, come tutto in questa
narrazione, simbolico. Se si uniscono "dare"
e "dividere", si ha "condividere". Dividere per dare,
una parte a te e l'altra a me, "condividere".
Il "dare" significa la
generosità che deve animare questo "condividere".
Il suo significato è rivoluzionario, profondamente
rivoluzionario. Si tratta di sostituire un'economia di accumulazione
individuale o di gruppo (oggi la chiameremmo neo-liberismo), con un'altra
del condividere. Si tratta di sostituire le relazioni verticali, di dominatori
e dominati, con altre orizzontali, fraterne, intersoggettive, di mutuo
riconoscimento. Implica cambiare le relazioni sociali, cosa che comporta, a sua
volta, un cambiamento profondo dell'individuo.
È logico che questa proposta stupisca i discepoli e
li sprofondi nello scetticismo: i discepoli continuano a pensare con la
mentalità del "comprare",
cioè dell'economia di accumulazione o mercantile. Per chi pensa così, la
situazione si presenta come quella di chi deve risolvere il problema della fame
di "cinquemila persone" mediante "cinque pani". Vede
l’azione come assolutamente impossibile.
Tutta la descrizione è simbolica. I cinque pani sono
in diretta contrapposizione con i cinquemila del racconto che alla fine saranno
alimentati. Nella logica dell'accumulazione questo è impossibile.
Per la logica di Gesù o del condividere, il fatto
che vi siano solo "cinque pani" è apparente. È lo sguardo
individualista, di accumulazione. Sotto questo sguardo i beni sono sempre
scarsi, non basteranno mai ad alimentare tutti.
Ma la realtà è diversa, poiché alcuni hanno un pane,
altri cinque, altri dieci, altri nessuno. Se si condivide, ce n'è per tutti, si
crea abbondanza. È questo che Gesù vuole comunicare, ma non lo farà mediante un
discorso, bensì nella pratica.
“Egli disse ai suoi
discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero
sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque
pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione,
li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.”
Perchè li divide in gruppi di cinquanta? Perchè la
suddivisione non deve farsi in maniera anarchica, disordinata, altrimenti
alcuni ricevano più del dovuto e altri meno o niente.
La moltitudine riunita non è una semplice
moltitudine, è un popolo, o deve arrivare ad essere popolo o, ancora di più,
"movimento", forza agglutinante del popolo. Il movimento di Gesù non
è un conglomerato confuso di individui. Porta ad un'organizzazione.
L'ordine di cui si tratta è la riunione dell'insieme
in gruppi "di cento e di cinquanta", che erano le unità di
combattimento delle milizie contadine all'epoca della Confederazione di tribù.
Non si tratta di eserciti professionali, ma di milizie popolari che formulano
modelli per l'organizzazione sociale. O forse, al contrario, l'organizzazione
sociale formula modelli per l'inquadramento militare delle milizie. In realtà,
milizia e organizzazione sociale conformano un'unità dialettica: il popolo è
organizzato per risolvere tutte le sue necessità, tra cui quelle di difesa
militare, senza esercito professionale.
Mille, cento, cinquanta, dieci: queste sono le unità
di combattimento dell'antica Confederazione di tribù. Di fronte all'attacco
degli eserciti professionali delle monarchie, la Confederazione metteva
facilmente in piedi la sua organizzazione militare.
Questa organizzazione non è meramente militare, ma
fondamentalmente sociale. Così lo era nell'antica Confederazione, come appare
chiaramente nel consiglio che Ietro, il suocero, dà a Mosè. Il senso è che
distribuisca il potere tra i diversi gruppi per risolvere i diversi problemi
umani, religiosi, sociali, politici. È quanto appare con particolare vivacità
nella narrazione evangelica.
“Tutti mangiarono a
sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.
Vi sono qui tre temi di grande importanza: il cibo
per tutti, la sazietà, le dodici ceste e i cinquemila.
In primo luogo, "Tutti mangiarono".
Si supera l'economia in cui mangiano solo quelli che
possono comprare. Nello stesso processo di produzione di beni, questi arrivano
a tutti. Le relazioni non sono di dominazione, ma orizzontali, fraterne, di
mutuo riconoscimento. La scarsità di beni risponde alla visione distorta del
dominatore. Il militante popolare vede che i cinque pani sono migliaia di pani.
L'idea tradizionale che si ha del messaggio di Gesù
è questi che raccomanda o pone come condizione la povertà, il sacrificio, la
mortificazione, la negazione di tutti i sensi. In questo modo, però, si
capovolge il messaggio di Cristo e lo si trasforma in un messaggio di morte,
quando in relatà è un messaggio di vita. L'affermazione che "tutti mangiarono a sazietà" non è
circostanziale ma essenziale. Richiama l'essenza stessa del racconto.
Il messaggio del Regno di Dio comporta come momento
essenziale la "sazietà" nel
suo senso completo, cioè come realizzazione piena di tutte le aspirazioni, gli
aneliti, le potenzialità, gli ideali, le utopie dell'essere umano. Sazietà a
tutti i livelli, materiali e spirituali; nell'alimentazione, nel vestiario,
nell'abitazione; nell'educazione, nella lettura, nell'arte, negli affetti.
Avanzano "dodici
ceste". È il simbolo per eccellenza del popolo delle dodici tribù,
della Confederazione in cui tutto si divideva. Dodici è la totalità, tutto il
popolo liberato. Quelli che avevano mangiato "erano cinquemila
uomini". Cinque pani per cinquemila uomini: così vedeva il problema chi si
collocava nell'ambito del progetto sacerdotale. Così lo vede oggi chi si pone
nell'ambito del progetto neoliberista. Se l'economia non cresce, non si può
ridistribuire. Come se l'economia già non fosse cresciuta abbastanza per
inondare l'universo di beni!
Le prime comunità cristiane compresero perfettamente
il messaggio. Effettivamente, "tutti
coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in
comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti,
secondo il bisogno di ciascuno" (Att 2,44-45).
Il valore fondamentale che deve unire i membri del
cristianesimo è il "dono", il dare, il condividere.
È per questo che una società basata sul lucro,
sull'egoismo, come il capitalismo, è essenzialmente anticristiana ed infatti il
cristianesimo, in questa società, tende a scomparire: lo sperimentiamo tutti i
giorni.