Nelle religioni antiche l’origine del male era attribuita all’opera di divinità o di spiriti cattivi. Dovunque esistevano quindi, ed esistono anche oggi in diverse religioni, pratiche magiche orientate a neutralizzare questi influssi malefici. Le concezioni mitologiche hanno lasciato qualche
traccia anche nel mondo biblico, dove si afferma che YHWH vince Raab, il mostro marino, e trafigge il serpente tortuoso (Gb 26,12-13), fiacca i suoi sostenitori (cfr. Gb 9,13) e schiaccia le teste dei draghi e del Leviatàn (cfr. Sal 74,13-14). Ma si tratta per lo più di immagini o di superstizioni
diffuse tra il popolo. La concezione biblica di un Dio unico, creatore e signore di tutte le cose, non lascia spazio all’esistenza e all’opera di altre divinità o spiriti malefici.
Non potendo accusare Dio per i mali di questo mondo, gli autori biblici ne attribuiscono l’origine all’uomo che si ribella a Dio. Il serpente tentatore è solo la proiezione esterna delle inclinazioni perverse del cuore umano. Il peccato dell’uomo viene perciò castigato ma, al tempo stesso, si afferma
la fede nella vittoria finale di Dio di cui la donna sarà lo strumento, come lo era stata nella caduta (cfr. Gn 3,15).
Esiste però un’altra spiegazione dell’origine del male che prende lo spunto da un testo della Bibbia, chiaramente di origine mitologica, in cui la corruzione dell’umanità è attribuita all’unione tra i «figli di Dio» (le divinità inferiori, poi identificate con gli angeli) e le «figlie degli uomini» (Gen 6,1-4). Da questo testo ha origine la credenza, attestata nei libri giudaici al di fuori della Bibbia, secondo cui alcuni angeli si sono ribellati a Dio e, pur conservando le loro prerogative soprannaturali, sono diventati i suoi più fieri nemici (cfr. 1En 6-36; Giub 10,1-8). Questi angeli decaduti, chiamati
in greco «diavoli» o «demòni», vengono identificati con la figura biblica di «satana» (l’avversario) che appare in alcuni casi, come nel libro di Giobbe, come uno spirito incaricato da Dio di mettere alla prova l’uomo. Il serpente della Genesi viene allora identificato con il demonio (cfr. Sap 2,24). Al tempo stesso si fa strada la concezione secondo cui i demòni popolano il mondo tentando l’uomo al
male e provocando disgrazie, malattie e morte (cfr. Tb 3,8; 8,3). In modo speciale le malattie mentali vengono attribuite all’influsso e alla possessione del demonio.
Padre Alessandro Sacchi