"All'interno dell'ultimo libro di
Vittorio Messori (il titolo è eloquente: "Quando il cielo ci fa segno")
c'è una esplicita citazione attribuita al defunto cardinale Caffarra,
secondo cui sarebbe tempo che la Chiesa infrangesse il proprio silenzio
sul soprannaturale.
Sono d'accordo, ma per un motivo esattamente opposto a quello sostenuto da Messori [...]
La Chiesa dovrebbe anzi dichiarare che il soprannaturale non esiste, e che anzi il culto di esso, oltre che primitivo e poco rispettoso del messaggio cristiano, è una palese offesa all'intelletto, e dunque alla dignità dell'uomo.
È ormai superfluo ricordare che, a partire dal Concilio Vaticano II, la rinascita di un approccio esegetico, storiografico, letterario e critico alle sacre scritture invita alla lettura dei presunti eventi miracolosi del Vangelo nell'ottica del profilo teologico: i fatti descritti – dalle guarigioni, alla nascita verginale, addirittura alla risurrezione del Cristo - devono essere di necessità letti come avvenimenti reali, cioè autentici nell'esperienza simbolica e sempre viva del credente, ma non necessariamente storici, cioè apprezzabili dai sensi umani in un determinato spazio e in un determinato tempo.
In altre parole, sarebbe bene ricordare (senza che qualche benpensante tiri in ballo la pericolosa eresia gnostica, peraltro dimostrando di non conoscere affatto chi fossero gli gnostici), la differenza etimologica tra i termini "segno" e "miracolo", il significato anagrafico e non ginecologico della parola "parthenos" (vergine, giovinetta) e tutta una fiorita letteratura sulla spiegazione spirituale e meta-fisica del sepolcro vuoto e delle apparizioni del Risorto (Rahner, i teologi del novecento e, emblematicamente, l'ottimo "La risurrezione senza miracolo" di Andrés Torres Queiruga).
Bisognerebbe che Messori motivasse quale senso abbia citare, a sostegno della sua tesi, le narrazioni straordinarie che brulicano attorno alle figure dei santi e dei beati, quando la medicina e la scienza sono in grado di spiegare, con umiltà e rispetto ma senza timore di smentita, l'apparenza di stigmate, fenomeni apparentemente extrasensoriali, il sangue che si scioglie, le madonne che piangono e via discorrendo.
Quale valenza possa offrire, ad un credo spirituale onesto, il racconto di una santa che parla con le anime del purgatorio, allorché – vogliamo dircelo? - la trattazione teologica dei luoghi dei "novissimi": paradiso, inferno, purgatorio è una montagna di tradizione che non ha alcuna, dico alcuna aderenza con le parole dell'Antico o del Nuovo Testamento.
Dovrei essere più credente sulla base di quello che insegnano gli evangelisti o dei messaggi a senso unico recati da ciò che dovrebbe succedere a Medjugorie (e le madonne delle apparizioni sono sempre tristi, pronte a proteggere i loro figli dall'ira fustigatrice di un Dio che non ha nulla a che vedere col Dio misericordioso ed esclusivamente buono di Gesù, a prezzo di rosari, novene e recite di mantra senza senso)?
Nessuno di noi può escludere che il destino eterno dell'essere umano, eterno più in senso qualitativo che temporale - questo sì, davvero promesso dai Vangeli in una dimensione di perfetta crescita nel Padre e col Padre - possa tradursi in intime esperienze, personali e spesso non facilmente descrivibili tra noi e chi ci ha solo apparentemente lasciato, nella vera "comunione dei vivi e dei morti" che è reale professione di fede. Sono anzi personalmente convinto che ciò avvenga continuamente.
Ma, caro Messori, tutto il resto (tutto il soprannaturale, il fantasioso, il magico) resta per me né più né meno che superstizione e nessuno riuscirà mai a convincermi del contrario.
E' solo rispettando l'intelligenza dell'uomo che si può fare esperienza di Dio.
[...]"
Michele Meschi
Sono d'accordo, ma per un motivo esattamente opposto a quello sostenuto da Messori [...]
La Chiesa dovrebbe anzi dichiarare che il soprannaturale non esiste, e che anzi il culto di esso, oltre che primitivo e poco rispettoso del messaggio cristiano, è una palese offesa all'intelletto, e dunque alla dignità dell'uomo.
È ormai superfluo ricordare che, a partire dal Concilio Vaticano II, la rinascita di un approccio esegetico, storiografico, letterario e critico alle sacre scritture invita alla lettura dei presunti eventi miracolosi del Vangelo nell'ottica del profilo teologico: i fatti descritti – dalle guarigioni, alla nascita verginale, addirittura alla risurrezione del Cristo - devono essere di necessità letti come avvenimenti reali, cioè autentici nell'esperienza simbolica e sempre viva del credente, ma non necessariamente storici, cioè apprezzabili dai sensi umani in un determinato spazio e in un determinato tempo.
In altre parole, sarebbe bene ricordare (senza che qualche benpensante tiri in ballo la pericolosa eresia gnostica, peraltro dimostrando di non conoscere affatto chi fossero gli gnostici), la differenza etimologica tra i termini "segno" e "miracolo", il significato anagrafico e non ginecologico della parola "parthenos" (vergine, giovinetta) e tutta una fiorita letteratura sulla spiegazione spirituale e meta-fisica del sepolcro vuoto e delle apparizioni del Risorto (Rahner, i teologi del novecento e, emblematicamente, l'ottimo "La risurrezione senza miracolo" di Andrés Torres Queiruga).
Bisognerebbe che Messori motivasse quale senso abbia citare, a sostegno della sua tesi, le narrazioni straordinarie che brulicano attorno alle figure dei santi e dei beati, quando la medicina e la scienza sono in grado di spiegare, con umiltà e rispetto ma senza timore di smentita, l'apparenza di stigmate, fenomeni apparentemente extrasensoriali, il sangue che si scioglie, le madonne che piangono e via discorrendo.
Quale valenza possa offrire, ad un credo spirituale onesto, il racconto di una santa che parla con le anime del purgatorio, allorché – vogliamo dircelo? - la trattazione teologica dei luoghi dei "novissimi": paradiso, inferno, purgatorio è una montagna di tradizione che non ha alcuna, dico alcuna aderenza con le parole dell'Antico o del Nuovo Testamento.
Dovrei essere più credente sulla base di quello che insegnano gli evangelisti o dei messaggi a senso unico recati da ciò che dovrebbe succedere a Medjugorie (e le madonne delle apparizioni sono sempre tristi, pronte a proteggere i loro figli dall'ira fustigatrice di un Dio che non ha nulla a che vedere col Dio misericordioso ed esclusivamente buono di Gesù, a prezzo di rosari, novene e recite di mantra senza senso)?
Nessuno di noi può escludere che il destino eterno dell'essere umano, eterno più in senso qualitativo che temporale - questo sì, davvero promesso dai Vangeli in una dimensione di perfetta crescita nel Padre e col Padre - possa tradursi in intime esperienze, personali e spesso non facilmente descrivibili tra noi e chi ci ha solo apparentemente lasciato, nella vera "comunione dei vivi e dei morti" che è reale professione di fede. Sono anzi personalmente convinto che ciò avvenga continuamente.
Ma, caro Messori, tutto il resto (tutto il soprannaturale, il fantasioso, il magico) resta per me né più né meno che superstizione e nessuno riuscirà mai a convincermi del contrario.
E' solo rispettando l'intelligenza dell'uomo che si può fare esperienza di Dio.
[...]"
Michele Meschi