Parte terza di
4.
La resurrezione
“…Maria
di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.”
Manca una persona,
manca una donna(1): al momento della crocifissione erano tre le
donne presenti(2). C’era Maria di Magdala, l’altra Maria madre di
Giacomo e di Giuseppe e c’era anche la madre dei figli di Zebedeo.
Quest’ultima era una donna che, insieme ai figli, seguiva Gesù per
interesse e per ambizione(3). L’ultima volta che questa donna
compare è al momento della crocifissione, ma con la crocifissione sono perse
tutte le speranze di gloria e di ambizione.
“Ed ecco, vi fu un gran terremoto”. Il terremoto non
significa che ci sia stato realmente un sisma; il terremoto è una delle
immagini con le quali nell’AT si indicava la presenza di Dio.
Infatti ecco un “Angelo
del Signore”(4). Nel Vangelo di Matteo questo “angelo del
Signore” compare tre volte e tutte e tre le volte in relazione con la vita.
La prima volta per annunziare a Giuseppe la vita di Gesù, la seconda per
difendere Gesù dalle trame omicide di Erode che lo vuole ammazzare e la terza,
l’ultima, qui, per confermare che la vita, quando viene da Dio, è più forte
della morte.
“…si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di
essa.” È una sequela di gesti di grande importanza: in antico le tombe erano quasi
sempre scavate nella roccia e venivano chiuse ponendo una pietra sopra. Mettere
una pietra sopra significava la fine di tutto(5). Dio afferma che
non è vero; rotola lui la pietra e ci si mette a sedere sopra: significa che la
morte è definitivamente sconfitta con la morte di Gesù.
“Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco
come neve”. Sono tutte indicazioni che di per sé possono sembrare quasi superflue per
la narrazione, ma in realtà sono segnalazioni importanti. L’angelo del Signore
è rivestito, secondo quella che è la simbologia ebraica, dei colori della
gloria divina che sono identici a quelli di Gesù quando si è trasfigurato.
L’altra indicazione importante è che la morte non diminuisce la persona ma la
potenzia. Ecco perché Gesù in tutta la sua esistenza ogni volta che parla della
morte usa, può sembrare paradossale, termini assolutamente positivi.
La reazione: “Per lo spavento che ebbero di lui, le
guardie furono scosse e rimasero come morte”. Talvolta Matteo sa essere
veramente ironico: c’è una esplosione di vita e anziché ricevere questa vita le
guardie diventano come morte. Questa è un’altra esclusione che opera l’evangelista:
coloro che appartengono alla sfera del potere(6) sono completamente refrattarie
al Dio della vita.
“L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So
che cercate Gesù, il crocifisso...”.
Il crocifisso,
nella mentalità ebraica, era l’equivalente di «il maledetto», perché i sommi
sacerdoti, che se ne intendevano di Bibbia, per scegliere una morte infamante
per Gesù e soprattutto una morte che squalificasse definitivamente Gesù agli
occhi del popolo, hanno scelto l’unica morte che nella Bibbia era riservata ai
maledetti da Dio, cioè la morte in croce.
L’angelo del
Signore annunzia alle donne: “Non è qui.
È risorto”. Da una parte il maledetto da Dio e dall’altra il glorificato da
Dio. Non è vero che Dio l’aveva abbandonato, non è vero che Dio lo aveva
maledetto, ma in lui Dio ha manifestato tutta la potenza della creazione. Dio
non ha permesso che Gesù morisse, ma gli ha concesso una vita capace di
superare la morte. Fa anche un velato rimprovero: “…come aveva detto…”.
Gesù per tre volte
aveva annunziato la sua morte e la sua resurrezione, ma i discepoli non avevano
capito assolutamente niente, perché i discepoli seguivano Gesù animati
anch’essi da desideri di ambizione, litigando tra loro per sapere chi era il
più importante.
“…venite, guardate il luogo dove era stato deposto.
Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti…” e adesso una indicazione
abbastanza strana ed incoerente “…ed
ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto”.
Ripeto, nessun
vangelo descrive la resurrezione di Gesù, ma tutti gli evangelisti danno delle
indicazioni alle comunità cristiane di tutti i tempi per sperimentare Gesù
resuscitato. L’esperienza di Gesù resuscitato non è stato un privilegio di 2000
anni fa per qualche decina o centinaio di persone, ma una possibilità per i
credenti di tutti i tempi. Notate qui che apparente incongruenza: Gesù è stato
assassinato a Gerusalemme, è stato seppellito a Gerusalemme, resuscita a
Gerusalemme, i discepoli stanno a Gerusalemme, una volta resuscitato quello che
ci aspetteremmo, la cosa più normale, è che compaia ai suoi discepoli, a
Gerusalemme. Sul Vangelo di Giovanni si legge che la sera di quello stesso
giorno della resurrezione, Gesù apparve ai discepoli, che erano chiusi in casa
per paura dei giudei. La cosa è comprensibile.
Il Vangelo di Matteo
non è d’accordo: “...vi precede in
Galilea; là lo vedrete”. Da Gerusalemme alla Galilea, a quell’epoca
andavano a piedi, c’erano circa quattro giorni di cammino. Perché ritardare di
quattro giorni l’importante e decisiva esperienza della resurrezione? Lo
capiremo in seguito.
“…là
lo vedrete”.
Il Vangelo è
scritto nella lingua greca e le traduzioni sono sempre o superficiali o
abbastanza complesse da fare. Nella lingua greca il verbo “vedere” viene
espresso con due forme verbali: una che indica la vista fisica, io vedo voi che mi state davanti, l’altra
che indica una percezione interiore. Qui l’evangelista adopera il verbo vedere
che indica una profonda esperienza e percezione interiore(7).
Non ci sono visioni
nell’esistenza del credente, sono assenti dal messaggio di Gesù. Non ci sono
visioni per persone privilegiate, ma delle profonde esperienze di Dio possibili
nella vita di tutti i credenti. Questo verbo, inoltre, è lo stesso che l’evangelista
utilizza nelle beatitudini(8).
“Abbandonato in fretta il sepolcro…” Per fare
l’esperienza del Dio dei vivi bisogna abbandonare i sepolcri, chi sta chinato
verso il sepolcro non riesce a sperimentare il Dio vivente. Nel Vangelo di Luca
c’è un rimprovero a queste donne testimoni della resurrezione: «perché
cercate tra i morti colui che è vivo?». Fintanto che si sta orientati verso
il sepolcro, fintanto che si piange il morto, non riusciamo a percepire la
presenza di questa persona viva accanto a noi.
È quello che nel Vangelo
di Giovanni succede con Maria di Magdala. Maria di Magdala sta orientata verso
il sepolcro e piange. Soltanto quando si volta: “…voltatasi, vide Gesù”.
“…con timore e gioia grande…”. L’evangelista associa questi due
termini perchè la comunità è ancora erede delle credenze dell’AT, dove le
manifestazioni di Dio producevano paura, ma nello stesso tempo accoglie il
messaggio del Signore e quindi subentra la gioia.
“…le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli”. Due termini,
uno più importante dell’altro. In Oriente la fretta è un grave segno di
maleducazione; ebbene qui l’urgenza di dare l’annunzio che Gesù è vivo è
talmente importante, che queste donne mettono da parte la propria reputazione,
il proprio onore, e corrono a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
Nel mondo ebraico
la donna non era considerata proprio un essere umano, era qualcosa che era
riuscita male al Padreterno. Ebbene, nei Vangeli le donne non solo vengono
eguagliate ai maschi, ma sopravanzano i maschi stessi perché sono le uniche a
compiere la stessa azione che nella simbolica ebraica era riservata ai sette
angeli del servizio divino: l’evangelista, scrivendo «dare l’annuncio», (il
termine «annuncio», in greco, ha la stessa radice della parola «angelo»),
indica che le donne non solo sono equiparate agli uomini, ma sono equiparate
agli esseri più vicini a Dio.
“Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a
voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono”.
Sono indicazioni
sulla realtà dell’individuo che è passato attraverso la morte: gli prendono i
piedi, quindi c’è come una fisicità, ma dall’altra c’è una condizione nuova, lo
adorano come si adora Dio.
La persona che
passa attraverso la morte continua a essere la stessa realtà di prima, come
individuo, come persona, però nello stesso tempo è entrato in una dimensione
nuova, radicalmente nuova, che è quella divina. È l’uomo che è nella piena
condizione di figlio di Dio.
“Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad
annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»”. È la prima volta
che Gesù si rivolge ai discepoli chiamandoli fratelli, e di nuovo Gesù insiste
«vadano in Galilea, là mi vedranno».
Notate questa
insistenza, per sperimentare che Gesù è resuscitato non si deve andare a
Gerusalemme: man mano che si avvicina il momento dell’incontro con Gesù
resuscitato c’è una accurata selezione, le persone ambiziose come la madre dei
figli di Zebedeo sono escluse, le guardie sono escluse e coloro che
appartengono all’istituzione religiosa sono escluse dalla presenza e dalla
esperienza di un Dio vivo.
Note: 1. Le esclusioni
sono indicazioni importanti che l’evangelista dà alla comunità dei credenti:
coloro che sono animati dall’ambizione del successo, di essere prima degli altri,
di essere al disopra degli altri, sono esclusi dall’esperienza della
resurrezione. Coloro che sono animati dal desiderio di brillare, di dominare e
di comandare sono assolutamente refrattari alla presenza di Cristo resuscitato.
– 2. Vedi Mt 27,56. – 3. I discepoli
credevano che Gesù fosse il Messia trionfatore che va a Gerusalemme a
conquistare il potere. Sulla base di questa idea la madre dei figli di Zebedeo
va da Gesù e dice: mi raccomando, quando sei a Gerusalemme, ai miei figli dai i
posti più importanti, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. In oriente,
il re ha un trono centrale, il Primo Ministro siede a destra e
l’Amministratore, diciamo il Ministro delle Finanze, siede alla sua sinistra.
Lei pensava che Gesù avrebbe sconfitto i nemici e si sarebbe seduto su un
trono. Ma il trono di Gesù sarà un patibolo riservato ai delinquenti. A destra
o a sinistra di Gesù non c’è il Primo Ministro e l'Amministratore, ma ci sono
due criminali crocifissi con lui. – 4. Quando
nell’AT e nel NT incontriamo il termine «angelo del Signore», non
significa mai un angelo inviato dal Signore, ma Dio stesso. Gli ebrei,
che ci tenevano a mantenere la distanza tra Dio e gli uomini, quando volevano
significare che Dio entrava in contatto con l’umanità, non scrivevano mai il «Signore
Dio», ma adoperavano sempre l’espressione «angelo del Signore». – 5. Nella
nostra cultura la frase “mettiamoci una pietra sopra” ha il significato di
eliminare anche il ricordo di una certa cosa e proviene proprio da questa
usanza sepolcrale. – 6. Nel Vangelo di Matteo il potere viene rappresentato da
queste tre categorie: coloro che lo detengono, cioè coloro che dominano; coloro
che ambiscono al potere e coloro che sono sottomessi al potere. Per Matteo
queste tre categorie vivono in una sfera di morte e quando c’è l’irruzione del
Dio della vita non la ricevono e, quando muoiono, vengono accolti dalla seconda
morte. Nel NT (libro dell’Apocalisse) si parla della seconda morte: una è la
morte biologica, quella capita a tutti. Questa morte non scalfisce l’esistenza
dell’individuo che invece continua a vivere in Dio; ma se una persona per
l’adesione al potere, per il rifiuto nei confronti dell’altro, per il rifiuto
dell’amore di Dio è svuotato di energia vitale, non potrà risorgere. – 7. Da
questa analisi filologica è possibile comprendere il significato delle
apparizioni riportate nei vangeli. Da questo è inoltre possibile comprendere le
difficoltà incontrate nella formazione ed il lungo maturare nel tempo della
tradizione della risurrezione e delle apparizioni. – 8. Permettetemi una
parentesi da credente: il nostro mondo, le nostre case sono piene di onde
elettromagnetiche, e queste piene di musica, di parole, ma se io non sintonizzo
la radio su una determinata frequenza, questa musica di cui è piena la casa non
riesco a percepirla. Ugualmente la nostra vita è piena della presenza di Dio.
Che pena vedere che la gran parte delle persone non ne percepisce la presenza
perché è totalmente chiusa agli altri: chi si chiude agli altri si chiude a Dio.
Chi pensa a sé e non usa le beatitudini come guida della propria vita non può
vedere il Dio che gli sta di fronte.
(segue la
prossima domenica)