Domenica
16 giugno 2013 – XI Domenica del Tempo Ordinario
Lc 7,36-8,3
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò
nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di
quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un
vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi
di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli,
li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra
sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che
lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da
dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno
gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da
restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di
più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse
Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi
questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i
piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i
suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato
non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio
profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le
sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui
si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi
peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che
perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha
salvata; và in pace!».
In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi,
predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i
Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da
infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna,
moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li
assistevano con i loro beni.
Per
comprendere al meglio il brano è opportuno prendere(1) il testo
originale greco, tradurlo letteralmente e commentarlo versetto per versetto.
“Uno dei farisei lo
pregò che mangiasse con lui”. Il fatto che i farisei(2) lo
abbiano invitato a pranzo, (mangiare insieme significa non solo comunione di
vita, ma comunione di mentalità) è per attirare Gesù verso la loro mentalità,
verso la loro attesa del regno di Dio. Ma a questo si oppone la profonda
differenza tra la concezione farisaica del Regno e la concezione di Gesù.
Per
Gesù il Regno è l'umanità governata qui, su questa terra, da Dio stesso. Secondo
Gesù Dio non governa emanando delle leggi che le persone devono osservare, ma
governa gli uomini comunicando loro la sua stessa forza, la sua stessa capacità
d'amore. Questa capacità di amore verrà chiamata dai cristiani Spirito
Santo.
Anche
i farisei attendevano il regno, ma pensavano fosse governato non attraverso lo
Spirito, ma attraverso la legge. I farisei erano pii laici che si impegnano ad
osservare tutte le prescrizioni della legge perché erano convinti che quando
tutto il popolo di Israele avesse osservato la legge, sarebbe venuto il Regno.
La
vita del fariseo era enormemente complicata; è tutto descritto nel Talmud, cioè
nel libro sacro degli ebrei, che per loro ha lo stesso valore della parola di
Dio. Nel Talmud tutto l'arco della giornata del fariseo era cadenzato da 365 prescrizioni,
come i giorni dell'anno. A queste prescrizioni si aggiungevano 248 proibizioni,
numero corrispondente alle parti del corpo umano allora conosciute, per un
totale di 613 azioni o regole che il fariseo doveva osservare. Quando aprivano
gli occhi, dovevano recitare una benedizione: ti ringraziamo Signore che hai
creato i lucernari….; analogamente quando mettevano il piede destro per terra, dovevano
recitare un'altra benedizione. Una vita complicatissima, che prescriveva benedizioni
anche per quell'atto tanto naturale che è l'andare al gabinetto(3). La
gente comune a mala pena riusciva ad osservare i dieci comandamenti, figuratevi
ad osservare tutte le 613 regole.
Tra
Gesù e i farisei c'è antagonismo perché gli uni si fanno forza della legge e
Gesù è venuto a liberare l’uomo dalla legge. Quella che veniva contrabbandata
come espressione della volontà di Dio, Gesù la denuncia come un impedimento
alla comunione con Dio.
Le
persone normali, le persone che ragionano con la propria testa non deformata
dalla religione, non arriverebbero mai a immaginare che certe espressioni
naturali della vita sono un peccato talmente grave da impedire la comunione con
Dio.
Nessuna
persona pensa che fare una passeggiata il sabato sia un reato tale da meritare
la pena di morte. Nella religione ebraica, il sabato era proibito fare più di
un determinato numero di passi: se fai un passo in più hai commesso un crimine
talmente grave che Dio ti punisce con la morte. Nella chiesa cattolica, in
passato, c’erano situazioni similari: ricordate quando si credeva, (e ci
credevamo, pensate quanto si era succubi), che se mangiavi una fetta di
mortadella il venerdì, era un peccato talmente grave che era considerato
mortale. Il che significava che se questa fetta di mortadella ti andava di
traverso e morivi, andavi all'inferno per tutta l'eternità. Oggi ci si chiede:
come potevamo essere così cretini da credere a queste cose? Eppure si
credevano. Guai il venerdì, specialmente il venerdì di quaresima, a ingurgitare
un minimo pezzo di carne, perché la comunione con Dio veniva interrotta(4).
Non
c'è compatibilità tra il mondo dei farisei e il mondo di Gesù. Il fariseo
intanto ci prova e lo invita a pranzo. Invitare a pranzo - ripeto - per il
fatto che si mangia tutti insieme in un unico piatto, significa comunione di
vita, e quindi comunione di mentalità: i farisei cercano di portare Gesù,
quest'uomo che ha un largo seguito tra la gente, dalla loro parte.
“Ed essendo entrato
nella casa del fariseo si sdraiò a mensa”.
Nei pranzi festivi, nei pranzi solenni si usava mangiare così: c'era un grande
piatto tondo, circolare e tutt’attorno a raggiera, c’erano dei lettucci dove i
convitati si sdraiavano. Era tra l'altro una posizione un po' scomoda e in
seguito venne abbandonata, ma nei pranzi festivi si mangiava ancora così. Il
fatto di mangiare sdraiati e con i piedi rivolti verso l’esterno del cerchio è
importante per comprendere poi l'incidente che si scatena durante questo
pranzo.
L'evangelista,
per richiamare l'attenzione e la meraviglia dei suoi ascoltatori, dopo aver
detto che Gesù è sdraiato a mensa, dice: “ed
ecco” - e quindi richiama l'attenzione - “una donna”.
Già
la presenza di una donna è sconcertante. Nei pranzi orientali e palestinesi in
particolare, le donne non si vedono, il pranzo è composto da soli uomini(5).
Le donne stanno in cucina a preparare le pietanze e non possono servire, sono i
servi maschi che portano il cibo a tavola. Inoltre si deve essere sicuri che la
donna che sta in cucina non sia nel periodo delle mestruazioni, perché in quel
periodo è impura e tutto quello che tocca, quindi anche il cibo, diventa impuro:
deve essere una donna in piena condizione di purezza.
Qui,
improvvisamente, una donna entra, ed è una cosa inaudita perché oltre ad essere
una donna, non si sa se sia pura o impura. Ma all'evangelista non basta provocare
la sorpresa, aggiunge: “una peccatrice
della città”. Peccatrice, di per sé, non significa propriamente prostituta,
ma questo lo si capirà dopo, vedendo le azioni con le quali la donna si rivolge
a Gesù.
Siamo
alla follia: nella casa del fariseo, dove non entra niente di cui non si sia
sicuri che è puro, c’è una peccatrice.
Si
pensi che i farisei, per essere sicuri che per gli alimentari che entravano
nella casa fosse stata pagata la decima, avevano costituito delle cooperative
alimentari gestite da loro stessi in modo di essere certi che anche sul
prezzemolo che entrava in casa fosse pagata la decima, oppure per essere sicuri
che nessuno degli animali usati per il pranzo avesse un difetto, e così via.
Una
delle altre ossessioni dei farisei, era l’osservanza del riposo del sabato. In
giorno di sabato era proibito eseguire 39 lavori, l’elenco dei lavori che erano
stati necessari per la costruzione del tempio di Gerusalemme. Ognuno di questi
39 lavori era suddiviso in altri 39 lavori, per un totale di 1521 azioni
proibite in giorno di sabato. Per esempio il sarto non può uscire di casa di
sabato con uno spillo attaccato alla propria veste, perché lo spillo è un
oggetto del suo lavoro.
Questo
fariseo, che è ossessionato dall'idea della purezza e che maniacalmente fa
tutta la vita abluzioni e purificazioni, vede entrare in casa sua una donna, e
già basterebbe per essere allarmati, ma è addirittura una prostituta
conosciuta, perché non è una forestiera, ma è di quella città!
“Avendo saputo che
Gesù giaceva…”.
Di nuovo l'evangelista sottolinea che Gesù è sdraiato: questa, se vogliamo, è
la pagina più a luci rosse di tutto il vangelo, è una pagina che veramente
ancora oggi scandalizza i ben pensanti.
Negli
anni ‘50, nei seminari, dove nessuna donna poteva entrare perché la donna era
vista come il diavolo, quando dovevano spiegare l'incontro "tet a
tet" tra Gesù e la samaritana, quindi Gesù che parla da solo con una
donna, i moralisti, i preti che ci tenevano a preservare la purezza di Gesù,
dicevano: sì, era una samaritana ma in mezzo c'era il pozzo, quindi la distanza
dì sicurezza era garantita.
Un
papa, Gregorio Magno, grande nella sua vita e grande anche negli errori,
commentando questo brano volle riconoscere in questa donna, che non ha nome(6),
la Maddalena pentita che sta presso la croce di Gesù, quella con tutti i
capelli sciolti(7). In realtà Maria di Magdala, nei vangeli, non ha
nulla a vedere con questa prostituta anonima.
Continuando
la lettura vediamo che adesso c’è un crescendo di scabrosità.
L'evangelista
sottolinea che Gesù è sdraiato sul lettuccio nella casa del fariseo, e la
prostituta “…portò un vaso di alabastro
di unguento…”.
Il
versetto seguente dà adito al fariseo di inorridire, di scandalizzarsi e dice: “…ed essendosi posta dietro presso i suoi
piedi…”, i piedi di una persona, nella Bibbia, sono un eufemismo usato per
indicare gli organi genitali (cfr. 2Sam
11,8-11) .
Quindi
questa donna si mette dietro ai suoi piedi “…piangendo
con le lacrime cominciò a bagnare i piedi…” - e fin qui, pazienza, c’è
questo fatto dei piedi, che sconcerta un po', ma - “…e con i capelli del capo li asciugava”.
Scandaloso.
Nel mondo palestinese la donna, dalla pubertà in poi, porta sempre il velo in
testa e lo può togliere soltanto di fronte al padre, al marito e ai figli. Ma
le donne più religiose non lo tolgono mai. I capelli sono parte degli attributi
erotici della donna, sono una forma di erotismo molto forte nella cultura
palestinese: nel libro di Giuditta (Gdt
10.11) la protagonista, per sedurre Oloferne, si scioglie i capelli. Per
una donna di allora ”sciogliersi i capelli” significava portare l’eccitazione
dell’uomo al massimo.
Anche
Paolo, nella primitiva comunità cristiana, obbliga le donne a portare un velo
in testa dandone una spiegazione abbastanza singolare, perché Paolo dice:
portino un velo in testa a motivo degli angeli (cfr. 1Cor 11,2-16)8.
Torniamo
nella casa del fariseo, certamente c'erano altri invitati, si presume altri
farisei; in questo ambiente la donna è in atteggiamento erotico, tocca i piedi
di Gesù con i suoi capelli, li asciuga e li bacia. Sappiamo che questa donna è
una prostituta, quindi una donna in condizione di impurità, bacia i piedi di
Gesù e li unge con l'unguento, li massaggia. C'è abbastanza per inorridire di fronte
ad una scena del genere.
Se
Gesù fosse stata una pia persona, una persona devota, avrebbe dovuto schizzare
via vedendo questa donna e soprattutto non farsi toccare perché essendo questa
donna impura, la sua impurità, viene trasmessa a Gesù.
Perché
la donna fa questo? E perché lo fa in questa maniera? La donna non è andata da
Gesù per chiedergli perdono dei peccati (vedremo in seguito che Gesù dichiara
che è già stata perdonata) la donna sa già che è stata perdonata e vuol
esprimere a Gesù la riconoscenza per questo perdono.
Perché
lo fa così? Quando si parla di una prostituta nel mondo ebraico, non bisogna
pensare al nostro stile di prostituzione. La situazione in allora era molto
diversa.
La
nascita di una bambina in una famiglia, era sempre vista come una disgrazia o
addirittura una punizione da parte di Dio; la bambina era una bocca in più da
sfamare, e non era come il maschio che poi avrebbe aiutato la casa con il suo
lavoro.
Era
una prassi non approvata, ma abbastanza normale, uccidere le bambine appena
nate cosa che viene fatto ancora oggi in certe culture, perché una bambina è
considerata una disgrazia(9).
Lo
si faceva o seppellendola viva o mettendola in una giara, oppure le persone più
di buon cuore la mettevano in un cesto all'angolo della strada. Al mattino
presto, lo sappiamo dalle cronache dell'epoca, passava il marcante di schiavi,
raccoglieva queste neonate, le allevava e già all'età di cinque anni iniziavano
l'esercizio della prostituzione e a otto anni erano pronte per un rapporto completo.
Quindi
qui si tratta di una creatura che fin dalla tenera età è stata allevata per
piacere agli uomini, per essere gradita agli uomini. Ecco perché fa tutto
questo con Gesù: lei non conosce altra forma di esprimere il proprio affetto,
di esprimere la propria riconoscenza, se non con le arti della prostituzione
che gli sono state insegnate. Lei non conosce altro.
Ebbene
Gesù la accetta così com'è. Gesù non si scandalizza, sa che questa persona non
può essere diversa, non può manifestarsi in una maniera diversa da quella che è
la sua profonda natura. Lei non è una donna che fa la prostituta, ma è una che
è nata prostituta, perché fin da piccola gli hanno insegnato come essere
piacevole, come essere gradita ai maschi.
Gesù
non le chiede: “cambia atteggiamento, cambia comportamento”. Tu sei così e io
ti accetto così.
Ricordo
che questa prostituta è anonima, quindi l'evangelista vuol dire che tutti
coloro che si ritrovano in questa situazione o in situazioni simili, si possono
identificare con lei. Ricordo ancora che secondo il Talmud, alla vista di una
prostituta, le persone devono scostarsi di almeno due metri. Gesù va contro
tutte le regole.
Se
Gesù non si scandalizza, gli altri si: “Ma
avendo visto, il fariseo che lo aveva invitato disse tra sè: «Questo…” -
aveva provato a tirare Gesù dalla sua parte, ma vede che con Gesù non c’è nulla
da fare; parlando di Gesù non lo nomina con il suo nome ma usa un’espressione
con la quale indica tutto il suo disprezzo, “questo”, “…se fosse un profeta conoscerebbe chi e che razza di donna è quella
che lo tocca perché è una peccatrice»”.
Il
fariseo esprime tutta la sua delusione: aveva invitato Gesù pensando che fosse
un profeta, ma si è sbagliato. Non è un profeta cioè non è un uomo da Dio,
perché vedendo questa donna non è scappato via e addirittura si è lasciato
toccare. E notate la malizia del fariseo: “…che
razza di donna è quella che lo tocca…”. Il verbo usato da Luca, tradotto
con “toccare”, è un verbo che letteralmente significa palpare, tastare. Quindi
l’azione di questa donna è un’azione giudicata dal fariseo ad alto contenuto
erotico.
“Rispondendo…” – quindi anche se
questa persona ha parlato fra sé e sé, Gesù ha compreso – “…Gesù gli disse: «Simone – finalmente conosciamo il nome di questo
fariseo, è l’unico nome di fariseo presente nel vangelo oltre a Nicodemo – ho da dirti qualcosa»” .
“Ed egli disse:
«Maestro, dì pure»”.
Notate la falsità delle persone religiose. Se mi rivolgo ad una persona
chiamandolo “maestro”, ritengo di avere qualcosa da imparare da questa persona,
ma lui non ha da imparare, lui ha già sentenziato che Gesù non è un profeta.
E
qui c’è una brevissima parabola che Gesù rivolge al fariseo: “Un creditore aveva due debitori, uno gli
doveva cinquecento denari…” – la paga di un operaio era di un denaro al
giorno, quindi 500 denari è quasi un anno e mezzo di lavoro – “…e un altro cinquanta.” – quindi poco
più di un mese di lavoro – “Non avendo
essi da restituire, graziò entrambi”.
Qui
è importante il verbo che usa l’evangelista, perché naturalmente Gesù con
questa parabola vuol far comprendere l’atteggiamento di Dio nei confronti degli
uomini che gli sono debitori. L’evangelista qui, anziché adoperare il verbo
condonare o rimettere, adopera, nel testo greco, graziare. La radice di questo
verbo è la stessa dalla quale poi proviene il termine che adoperiamo
giornalmente: “eucaristia” o ringraziamento.
Quindi
“graziò entrambi”. Perché
l’evangelista parla di graziare? Non si tratta soltanto di una azione negativa,
eliminare il debito, ma di una azione positiva, regalare qualcosa. Ha regalato
a questa gente la vita, il tempo che avrebbero dovuto impiegare per restituire
questo debito. Quindi non si è limitato ad una azione negativa, cancellare il
peccato, ma gli ha fatto un dono. Di per sé questo sarebbe il vero significato
del verbo per-donare. Perdonare qualcuno, non significa togliere qualcosa, ma
significa regalare, donare qualcosa, si regala di nuovo l’amicizia, l’affetto,
il tempo.
“Chi dunque di loro
lo amerà di più?”.
Lo scopo della parabola è di far riflettere il fariseo sulla sua situazione
personale, senza che egli ne abbia la coscienza.
“Rispondendo Simone
disse: «Suppongo che sia colui al quale ha graziato di più». Ed egli allora
disse: «Hai giudicato bene»”. Il fariseo, dando il giudizio su questa
parabola, dà la sentenza su sé stesso. Potremo dire che Gesù gli ha detto: ti
sei giudicato bene.
Ed
ecco ora che Gesù passa ad esaminare l’azione del fariseo e l’azione della
donna. “E giratosi verso la donna disse a
Simone: «Vedi questa donna qui?”.
Guardate la differenza di sguardo: il fariseo ha visto la prostituta, Gesù ha
visto la donna. Questo è il profondo insegnamento che vuol dare l’evangelista:
il fariseo, abituato a giudicare in categorie religiose, in categorie morali,
ragiona e vede le cose secondo queste categorie. Lui non vede una donna, vede
una che secondo la religione è impura e secondo la morale è una prostituta.
Gesù vede una creatura, una persona.
“Entrando in casa tua
non mi hai dato l’acqua per i piedi” – era una forma di benvenuto – “lei invece con le lacrime ha bagnato i miei
piedi, e con i suoi capelli li ha asciugati”. L’evangelista vuol dire che
sia la peccatrice che il fariseo sono già perdonati, perché secondo Gesù Dio
non perdona le persone quando si pentono e gli chiedono perdono, ma Dio perdona
comunque le persone. Si tratta di vedere chi se ne
rende conto e chi no. Quindi sia la donna che il fariseo erano già stati
perdonati, solo che la donna, se ne è resa conto e lo esprime con questi atti
di riconoscenza, il fariseo invece non se ne rende conto. Solo la donna è
cosciente di questo perdono, e lo dimostra. Il perdono che il Signore ha
offerto a Simone, per le sue colpe, non ha provocato il suo amore.
“Un bacio non mi hai
dato, lei invece da quando sono entrato…” - notate che Gesù stesso lo conferma,
- “…non ha smesso di baciarmi i piedi”.
Proviamo ad immedesimarci nella scena, io credo che anche molti di noi ne
sarebbero rimasti scandalizzati.
“Anche sulla testa
non mi hai cosparso, lei invece con profumo ha unto i miei piedi. Per questo
motivo ti dico…”
- ed ecco la sentenza di Gesù, - “…a lei
sono condonati i peccati, anche se molti, perché ha amato molto. Colui al quale
è poco condonato…” - e questo è un richiamo per il fariseo, - “…un poco ama”.
Questa
è la traduzione letterale. E’ il rimprovero che Gesù fa al fariseo. Anche se
tu, nella tua perfezione, nella tua santità, nella tua giustizia, pensi di aver
poco da farti perdonare, almeno un po' potresti dimostrare amore. Quindi potevi
accogliere, offrire del profumo, e dare l’acqua per i piedi. Tu niente.
Ma
torniamo a questa espressione di Gesù: a
lei sono condonati i peccati, anche se molti, perché ha amato molto. Gesù,
nel vangelo di Luca, annuncia qualcosa di sconvolgente, di scandaloso, che non
cessa di scandalizzare i farisei di oggi.
Nella
religione, Dio premia i buoni e castiga i malvagi. Al contrario Gesù annuncia
un Dio che, al capitolo sesto del Vangelo di Luca, versetto 35: "…è benevolo verso gli ingrati e i
malvagi". Benevolo significa che vuol bene.
Ma
non ci hanno insegnato che Dio detesta i peccatori? Quello è l'immagine del Dio
della religione: il Dio che premia e il Dio che castiga, il Dio che accetta i
meritevoli e il Dio che evita coloro che non se lo meritano. Il Dio di Gesù, è
un Dio che ama gli ingrati e i malvagi, cioè un Dio che a tutti dimostra il suo
amore indipendentemente dal loro comportamento e dalla loro condotta di vita.
Ecco
perché la prostituta è andata da Gesù, perché ha sentito che l'amore di Dio non
si arresta di fronte a certe situazioni morali che la religione considera di
peccato. L'amore di Dio arriva ad ogni creatura. Allora la prostituta, avendo
saputo che questo Dio si rivolge a tutti quanti, ecco che va da Gesù non per
chiedere il perdono dei peccati, ma per esprimergli il ringraziamento per un
perdono già avuto, e lo fa nell'unica maniera con la quale è capace. E Gesù,
anziché scandalizzarsi, la accetta. Gesù non ha potuto dire alla prostituta:
va’ e non peccare più, perché lei era nell’impossibilità di cambiare vita in
quanto non ne conosceva altra; anzi, se mai l’avesse voluto, sarebbe morta di
fame perché nessuno avrebbe accolto nella sua casa una donna considerata impura
e maledetta da Dio.
Il Dio di Gesù, è un
Dio che ama gli ingrati e i malvagi, cioè un Dio che a tutti dimostra il suo
amore indipendentemente dal loro comportamento e dalla loro condotta di vita.
“In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi,
predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i
Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da
infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna,
moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li
assistevano con i loro beni”.
Questo
è un brano di
transizione che da una parte conclude una sezione in cui le donne hanno svolto
un ruolo importante (cfr. Lc
7,11-17.36-50), e dall’altra introduce il ministero itinerante di Gesù.
Luca mette spesso in risalto la benevolenza di Gesù verso le donne, che si
contrapponeva alle consuetudini del suo tempo. Gesù rifiuta la discriminazione
e con il suo comportamento singolare rivendica pari dignità per le donne come
per gli uomini. In questo brano si dice che, nelle sue peregrinazioni, Gesù era
accompagnato anche da donne che assistevano lui e i suoi discepoli con il loro
servizio e i propri beni(10).
Le donne seguono Gesù
per riconoscenza, essendo state liberate da malattie anche gravi come nel caso
di Maria Maddalena (dal nome del villaggio di Magdala, che sorgeva sulla sponda
occidentale del lago di Tiberiade) che era stata liberata da sette demoni; il
numero esprime una malattia molto grave. Non va identificata con la peccatrice
del capitolo precedente, perché Luca non stabilisce alcun rapporto tra le due donne
e inoltre il fatto che fosse posseduta da sette demoni non implica che fosse
una peccatrice. Giovanna, moglie di Cuza, è nominata ancora più avanti (Lc 24,10) presso il sepolcro vuoto di
Gesù. Susanna (nome semitico, ma di origine mesopotamica), invece resta
sconosciuta.
Note:
1. L’esegesi di
questo brano è basata sulle Conferenze di p. Alberto Maggi OSM e di p. Ricardo
M. Perez Màrquez OSM tenute presso il Centro di Spiritualità “E. Renzi” di
Riccione dal 24/11/2002 al 23/02/2003. – 2. Il nome dei Farisei deriva dalla
parola ebraica perûshîm, ovvero separati, divisi, in ossequio al loro ideale di purità; essi si distinguevano
dalla gente comune, il “popolo della terra”, che tralasciava l’osservanza
totale della legge. Essi appaiono per la prima volta, in opposizione ai
Sadducei, al tempo di Giovanni Ircano, alla fine del II sec. a.C; dopo la
distruzione del Tempio del 70, il farisaismo divenne il giudaismo normativo. I
Farisei, sino almeno alla fine del secolo I d.C., negavano in opposizione agli
Asidei ogni attesa apocalittica della prossima fine, ed erano critici verso le
forme di messianismo; si tenevano separati da tutto ciò che era non giudaico ed
impuro. Essi mostravano massimo rispetto per la torah, ovvero il Pentateuco, la legge di Mosè, scritta e da essi
interpretata; ma consideravano altrettanto fondamentale la legge o torah orale, una tradizione che
interpretava e completava l’opera mosaica. I
Farisei, così zelanti nell’adempimento della legge, ritenevano che la sua
osservanza avesse una funzione escatologica, e anticipasse l’avvento della
nuova era della salvezza; essi evitavano i contatti con i peccatori e gli
ignoranti, che non potevano conoscere la legge ed essere uomini pii.
Inevitabilmente entrarono in polemica con Gesù, che frequentava pubblicani e
peccatori, trascurava le purificazioni rituali e i digiuni devozionali. I
Farisei ammettevano l’intervento divino nel governo del mondo, senza negare il
libero arbitrio umano, tenendo così una posizione intermedia tra i Sadducei,
che limitavano enormemente l’azione della provvidenza, e gli Esseni, che
negavano del tutto il libero arbitrio e ponevano ogni cosa in mano al destino.
Come i gruppi apocalittici, aspettavano la risurrezione dei morti con il corpo,
cosa che i Sadducei negavano; essi credevano nell’esistenza degli angeli, e
nella retribuzione eterna personale. Secondo le fonti, essi erano più clementi
nell’infliggere pene, specie capitali (cfr. Gamaliele in At 5,35-39), e causarono l’abolizione di un duro codice penale
sadduceo; avevano inoltre alcune differenze liturgiche rispetto ai Sadducei
(l’offerta del primo manipolo, la pentecoste, la cena pasquale). Mentre i
Sadducei raccoglievano il consenso dell’aristocrazia, i Farisei erano sostenuti
dalla stragrande maggioranza del popolo, che ne ammirava anche la scrupolosa
osservanza della legge ed i costumi; per cui nel Sinedrio essi godevano di
grande autorità. – 3. La preghiera dice così: “ti ringraziamo Creatore, che
nella tua sapienza hai creato dei buchi nell'uomo, alcuni sono aperti e altri
si chiudono. Se quelli che sono aperti si chiudessero e quelli che sono chiusi
non si aprissero l'uomo non potrebbe vivere”. – 4. Oggi si sa che questa consuetudine non
appartiene al cristianesimo, ma era stata fatta propria dalla comunità cristiana
di Siracusa per imitazione di alcuni riti vegetariani provenienti dalla
religione pagana greca. – 5. Nemmeno durante la pranzo di nozze era consentito
alla sposa di partecipare al banchetto. – 6. Quando nei vangeli un personaggio
è anonimo, significa che è un personaggio rappresentativo, cioè l'evangelista,
mettendo un personaggio anonimo, vuol dire che tutti i lettori che si ritrovano
nella situazione di questo personaggio, ci si possono riconoscere. – 7. Il
fatto di poter affermare che la Maddalena si era pentita, era un sollievo per i
ben pensanti: “sì, era una prostituta ma dopo l'incontro con Gesù, si è pentita
e ha cambiato mestiere”. – 8. Gli angeli, nella Bibbia, non sono quegli esseri
deliziosi, che poi sono diventati col cristianesimo. C'erano angeli buoni, ma
anche angeli un po' sporcaccioni. Se leggete il capitolo sesto del libro del
Genesi, trovate: “i figli di Dio” -
cioè gli angeli – “videro che le figlie
degli uomini erano belle e ne presero per moglie quante ne vollero”. Cioè,
in cielo, c'erano angeli che quando vedevano una bella ragazza, scendevano e si
accoppiavano. Allora Paolo dice: “per evitare queste scelte degli angeli,
mettete il velo: se vi vedono il velo significa che siete una donna onesta,
perché se vi vedono senza velo siete oggetto dell'attenzione di questi angeli”.
– 9. Anche nella cultura italiana abbiamo
l’abitudine di dire "auguri e figli maschi". Quindi se l'augurio è il
figlio maschio, la figlia femmina è una disgrazia. – 10. Questo particolare si
riferisce alle donne di cultura greca cui era concesso il possesso di denaro e
proprietà.