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Le esegesi riportate in questo blog non sono frutto delle mie capacità, in realtà molto modeste. Le ricavo leggendo diversi testi dei più importanti specialisti a livello mondiale, generalmente cattolici, ma non disdegno di verificare anche l’operato di esegeti protestanti, in particolare anglicani. Se si escludono alcuni miei approfondimenti specifici, per la parte tecnica dell’analisi critica il mio testo di riferimento è questo:

- Giovanni Leonardi
, Per saper fare esegesi nella Chiesa, 2007 Ed. Elledici (testo promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale). Questo testo è molto semplice, veramente alla portata di tutti; per migliorare la capacità di analisi deve essere affiancato da altri due testi per la parte linguistica, anch’essi a livello divulgativo:

- Filippo Serafini,
Corso di greco del nuovo testamento, 2003 Ed. San Paolo.
- Luciana Pepi, Filippo Serafini,
Corso di ebraico biblico, 2006 Ed. San Paolo (da usare solo nel caso si voglia approfondire l’etimologia semitica sottesa ai vocaboli greci).

I testi della Bibbia in lingua originale sono pubblicati da varie case editrici; in particolare per i Vangeli segnalo l'ottimo testo della Edizioni Enaudi e quello sinottico della Edizioni Messagero in quanto hanno i testi greco ed italiano a fronte. Si trovano anche in vari siti in rete, ma non sempre sono testi aggiornati con le ultime scoperte a livello archeologico o paleografico.
Per la parte sostanziale normalmente faccio riferimento a documenti prodotti dalle fonti seguenti, che riporto in ordine decrescente di frequenza di utilizzo:

- École biblique et archéologique française de Jérusalem (EBAF), retto dai Domenicani e dove ha lavorato anche il Card. Martini.
- Centro Studi Biblici “G. Vannucci” – Montefano (An), retto dall’Ordine dei Servi di Maria.
- Sito www.Nicodemo.net gestito da P. Alessandro Sacchi.
- Università degli studi di Torino – Corso di Letteratura cristiana antica – Prof.essa Clementina Mazzucco.
- Fr. Dante Androli, OSM, docente di esegesi alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum – Roma
- Università degli studi La Sapienza di Roma – Corso di Storia del Cristianesimo e delle Chiese – Prof.essa Emanuela Prinzivalli.
- Biblia, Associazione laica di cultura biblica – Settimello (Fi)


lunedì 10 giugno 2013

Domenica 16 giugno 2013



Domenica 16 giugno 2013 – XI Domenica del Tempo Ordinario
Lc 7,36-8,3
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».
In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

Per comprendere al meglio il brano è opportuno prendere(1) il testo originale greco, tradurlo letteralmente e commentarlo versetto per versetto.
“Uno dei farisei lo pregò che mangiasse con lui”. Il fatto che i farisei(2) lo abbiano invitato a pranzo, (mangiare insieme significa non solo comunione di vita, ma comunione di mentalità) è per attirare Gesù verso la loro mentalità, verso la loro attesa del regno di Dio. Ma a questo si oppone la profonda differenza tra la concezione farisaica del Regno e la concezione di Gesù.
Per Gesù il Regno è l'umanità governata qui, su questa terra, da Dio stesso. Secondo Gesù Dio non governa emanando delle leggi che le persone devono osservare, ma governa gli uomini comunicando loro la sua stessa forza, la sua stessa capacità d'amore. Questa capacità di amore verrà chiamata dai cristiani Spirito Santo. 
Anche i farisei attendevano il regno, ma pensavano fosse governato non attraverso lo Spirito, ma attraverso la legge. I farisei erano pii laici che si impegnano ad osservare tutte le prescrizioni della legge perché erano convinti che quando tutto il popolo di Israele avesse osservato la legge, sarebbe venuto il Regno.  
La vita del fariseo era enormemente complicata; è tutto descritto nel Talmud, cioè nel libro sacro degli ebrei, che per loro ha lo stesso valore della parola di Dio. Nel Talmud tutto l'arco della giornata del fariseo era cadenzato da 365 prescrizioni, come i giorni dell'anno. A queste prescrizioni si aggiungevano 248 proibizioni, numero corrispondente alle parti del corpo umano allora conosciute, per un totale di 613 azioni o regole che il fariseo doveva osservare. Quando aprivano gli occhi, dovevano recitare una benedizione: ti ringraziamo Signore che hai creato i lucernari….; analogamente quando mettevano il piede destro per terra, dovevano recitare un'altra benedizione. Una vita complicatissima, che prescriveva benedizioni anche per quell'atto tanto naturale che è l'andare al gabinetto(3). La gente comune a mala pena riusciva ad osservare i dieci comandamenti, figuratevi ad osservare tutte le 613 regole.
Tra Gesù e i farisei c'è antagonismo perché gli uni si fanno forza della legge e Gesù è venuto a liberare l’uomo dalla legge. Quella che veniva contrabbandata come espressione della volontà di Dio, Gesù la denuncia come un impedimento alla comunione con Dio.
Le persone normali, le persone che ragionano con la propria testa non deformata dalla religione, non arriverebbero mai a immaginare che certe espressioni naturali della vita sono un peccato talmente grave da impedire la comunione con Dio.
Nessuna persona pensa che fare una passeggiata il sabato sia un reato tale da meritare la pena di morte. Nella religione ebraica, il sabato era proibito fare più di un determinato numero di passi: se fai un passo in più hai commesso un crimine talmente grave che Dio ti punisce con la morte. Nella chiesa cattolica, in passato, c’erano situazioni similari: ricordate quando si credeva, (e ci credevamo, pensate quanto si era succubi), che se mangiavi una fetta di mortadella il venerdì, era un peccato talmente grave che era considerato mortale. Il che significava che se questa fetta di mortadella ti andava di traverso e morivi, andavi all'inferno per tutta l'eternità. Oggi ci si chiede: come potevamo essere così cretini da credere a queste cose? Eppure si credevano. Guai il venerdì, specialmente il venerdì di quaresima, a ingurgitare un minimo pezzo di carne, perché la comunione con Dio veniva interrotta(4).
Non c'è compatibilità tra il mondo dei farisei e il mondo di Gesù. Il fariseo intanto ci prova e lo invita a pranzo. Invitare a pranzo - ripeto - per il fatto che si mangia tutti insieme in un unico piatto, significa comunione di vita, e quindi comunione di mentalità: i farisei cercano di portare Gesù, quest'uomo che ha un largo seguito tra la gente, dalla loro parte.
“Ed essendo entrato nella casa del fariseo si sdraiò a mensa”. Nei pranzi festivi, nei pranzi solenni si usava mangiare così: c'era un grande piatto tondo, circolare e tutt’attorno a raggiera, c’erano dei lettucci dove i convitati si sdraiavano. Era tra l'altro una posizione un po' scomoda e in seguito venne abbandonata, ma nei pranzi festivi si mangiava ancora così. Il fatto di mangiare sdraiati e con i piedi rivolti verso l’esterno del cerchio è importante per comprendere poi l'incidente che si scatena durante questo pranzo.
L'evangelista, per richiamare l'attenzione e la meraviglia dei suoi ascoltatori, dopo aver detto che Gesù è sdraiato a mensa, dice: “ed ecco” - e quindi richiama l'attenzione - “una donna”.
Già la presenza di una donna è sconcertante. Nei pranzi orientali e palestinesi in particolare, le donne non si vedono, il pranzo è composto da soli uomini(5). Le donne stanno in cucina a preparare le pietanze e non possono servire, sono i servi maschi che portano il cibo a tavola. Inoltre si deve essere sicuri che la donna che sta in cucina non sia nel periodo delle mestruazioni, perché in quel periodo è impura e tutto quello che tocca, quindi anche il cibo, diventa impuro: deve essere una donna in piena condizione di purezza.
Qui, improvvisamente, una donna entra, ed è una cosa inaudita perché oltre ad essere una donna, non si sa se sia pura o impura. Ma all'evangelista non basta provocare la sorpresa, aggiunge: “una peccatrice della città”. Peccatrice, di per sé, non significa propriamente prostituta, ma questo lo si capirà dopo, vedendo le azioni con le quali la donna si rivolge a Gesù.
Siamo alla follia: nella casa del fariseo, dove non entra niente di cui non si sia sicuri che è puro, c’è una peccatrice.
Si pensi che i farisei, per essere sicuri che per gli alimentari che entravano nella casa fosse stata pagata la decima, avevano costituito delle cooperative alimentari gestite da loro stessi in modo di essere certi che anche sul prezzemolo che entrava in casa fosse pagata la decima, oppure per essere sicuri che nessuno degli animali usati per il pranzo avesse un difetto, e così via.
Una delle altre ossessioni dei farisei, era l’osservanza del riposo del sabato. In giorno di sabato era proibito eseguire 39 lavori, l’elenco dei lavori che erano stati necessari per la costruzione del tempio di Gerusalemme. Ognuno di questi 39 lavori era suddiviso in altri 39 lavori, per un totale di 1521 azioni proibite in giorno di sabato. Per esempio il sarto non può uscire di casa di sabato con uno spillo attaccato alla propria veste, perché lo spillo è un oggetto del suo lavoro.
Questo fariseo, che è ossessionato dall'idea della purezza e che maniacalmente fa tutta la vita abluzioni e purificazioni, vede entrare in casa sua una donna, e già basterebbe per essere allarmati, ma è addirittura una prostituta conosciuta, perché non è una forestiera, ma è di quella città!
“Avendo saputo che Gesù giaceva…”. Di nuovo l'evangelista sottolinea che Gesù è sdraiato: questa, se vogliamo, è la pagina più a luci rosse di tutto il vangelo, è una pagina che veramente ancora oggi scandalizza i ben pensanti.
Negli anni ‘50, nei seminari, dove nessuna donna poteva entrare perché la donna era vista come il diavolo, quando dovevano spiegare l'incontro "tet a tet" tra Gesù e la samaritana, quindi Gesù che parla da solo con una donna, i moralisti, i preti che ci tenevano a preservare la purezza di Gesù, dicevano: sì, era una samaritana ma in mezzo c'era il pozzo, quindi la distanza dì sicurezza era garantita.
Un papa, Gregorio Magno, grande nella sua vita e grande anche negli errori, commentando questo brano volle riconoscere in questa donna, che non ha nome(6), la Maddalena pentita che sta presso la croce di Gesù, quella con tutti i capelli sciolti(7). In realtà Maria di Magdala, nei vangeli, non ha nulla a vedere con questa prostituta anonima.
Continuando la lettura vediamo che adesso c’è un crescendo di scabrosità.
L'evangelista sottolinea che Gesù è sdraiato sul lettuccio nella casa del fariseo, e la prostituta “…portò un vaso di alabastro di unguento…”.
Il versetto seguente dà adito al fariseo di inorridire, di scandalizzarsi e dice: “…ed essendosi posta dietro presso i suoi piedi…”, i piedi di una persona, nella Bibbia, sono un eufemismo usato per indicare gli organi genitali (cfr. 2Sam 11,8-11) .
Quindi questa donna si mette dietro ai suoi piedi “…piangendo con le lacrime cominciò a bagnare i piedi…” - e fin qui, pazienza, c’è questo fatto dei piedi, che sconcerta un po', ma - “…e con i capelli del capo li asciugava”.
Scandaloso. Nel mondo palestinese la donna, dalla pubertà in poi, porta sempre il velo in testa e lo può togliere soltanto di fronte al padre, al marito e ai figli. Ma le donne più religiose non lo tolgono mai. I capelli sono parte degli attributi erotici della donna, sono una forma di erotismo molto forte nella cultura palestinese: nel libro di Giuditta (Gdt 10.11) la protagonista, per sedurre Oloferne, si scioglie i capelli. Per una donna di allora ”sciogliersi i capelli” significava portare l’eccitazione dell’uomo al massimo.
Anche Paolo, nella primitiva comunità cristiana, obbliga le donne a portare un velo in testa dandone una spiegazione abbastanza singolare, perché Paolo dice: portino un velo in testa a motivo degli angeli (cfr. 1Cor 11,2-16)8
Torniamo nella casa del fariseo, certamente c'erano altri invitati, si presume altri farisei; in questo ambiente la donna è in atteggiamento erotico, tocca i piedi di Gesù con i suoi capelli, li asciuga e li bacia. Sappiamo che questa donna è una prostituta, quindi una donna in condizione di impurità, bacia i piedi di Gesù e li unge con l'unguento, li massaggia. C'è abbastanza per inorridire di fronte ad una scena del genere.
Se Gesù fosse stata una pia persona, una persona devota, avrebbe dovuto schizzare via vedendo questa donna e soprattutto non farsi toccare perché essendo questa donna impura, la sua impurità, viene trasmessa a Gesù.
Perché la donna fa questo? E perché lo fa in questa maniera? La donna non è andata da Gesù per chiedergli perdono dei peccati (vedremo in seguito che Gesù dichiara che è già stata perdonata) la donna sa già che è stata perdonata e vuol esprimere a Gesù la riconoscenza per questo perdono.
Perché lo fa così? Quando si parla di una prostituta nel mondo ebraico, non bisogna pensare al nostro stile di prostituzione. La situazione in allora era molto diversa.
La nascita di una bambina in una famiglia, era sempre vista come una disgrazia o addirittura una punizione da parte di Dio; la bambina era una bocca in più da sfamare, e non era come il maschio che poi avrebbe aiutato la casa con il suo lavoro.
Era una prassi non approvata, ma abbastanza normale, uccidere le bambine appena nate cosa che viene fatto ancora oggi in certe culture, perché una bambina è considerata una disgrazia(9).
Lo si faceva o seppellendola viva o mettendola in una giara, oppure le persone più di buon cuore la mettevano in un cesto all'angolo della strada. Al mattino presto, lo sappiamo dalle cronache dell'epoca, passava il marcante di schiavi, raccoglieva queste neonate, le allevava e già all'età di cinque anni iniziavano l'esercizio della prostituzione e a otto anni erano pronte per un rapporto completo.
Quindi qui si tratta di una creatura che fin dalla tenera età è stata allevata per piacere agli uomini, per essere gradita agli uomini. Ecco perché fa tutto questo con Gesù: lei non conosce altra forma di esprimere il proprio affetto, di esprimere la propria riconoscenza, se non con le arti della prostituzione che gli sono state insegnate. Lei non conosce altro.
Ebbene Gesù la accetta così com'è. Gesù non si scandalizza, sa che questa persona non può essere diversa, non può manifestarsi in una maniera diversa da quella che è la sua profonda natura. Lei non è una donna che fa la prostituta, ma è una che è nata prostituta, perché fin da piccola gli hanno insegnato come essere piacevole, come essere gradita ai maschi.
Gesù non le chiede: “cambia atteggiamento, cambia comportamento”. Tu sei così e io ti accetto così.
Ricordo che questa prostituta è anonima, quindi l'evangelista vuol dire che tutti coloro che si ritrovano in questa situazione o in situazioni simili, si possono identificare con lei. Ricordo ancora che secondo il Talmud, alla vista di una prostituta, le persone devono scostarsi di almeno due metri. Gesù va contro tutte le regole. 
Se Gesù non si scandalizza, gli altri si: “Ma avendo visto, il fariseo che lo aveva invitato disse tra sè: «Questo…” - aveva provato a tirare Gesù dalla sua parte, ma vede che con Gesù non c’è nulla da fare; parlando di Gesù non lo nomina con il suo nome ma usa un’espressione con la quale indica tutto il suo disprezzo, “questo”, “…se fosse un profeta conoscerebbe chi e che razza di donna è quella che lo tocca perché è una peccatrice»”.
Il fariseo esprime tutta la sua delusione: aveva invitato Gesù pensando che fosse un profeta, ma si è sbagliato. Non è un profeta cioè non è un uomo da Dio, perché vedendo questa donna non è scappato via e addirittura si è lasciato toccare. E notate la malizia del fariseo: “…che razza di donna è quella che lo tocca…”. Il verbo usato da Luca, tradotto con “toccare”, è un verbo che letteralmente significa palpare, tastare. Quindi l’azione di questa donna è un’azione giudicata dal fariseo ad alto contenuto erotico.
“Rispondendo…” – quindi anche se questa persona ha parlato fra sé e sé, Gesù ha compreso – “…Gesù gli disse: «Simone – finalmente conosciamo il nome di questo fariseo, è l’unico nome di fariseo presente nel vangelo oltre a Nicodemo – ho da dirti qualcosa»” .
“Ed egli disse: «Maestro, dì pure»”. Notate la falsità delle persone religiose. Se mi rivolgo ad una persona chiamandolo “maestro”, ritengo di avere qualcosa da imparare da questa persona, ma lui non ha da imparare, lui ha già sentenziato che Gesù non è un profeta.
E qui c’è una brevissima parabola che Gesù rivolge al fariseo: “Un creditore aveva due debitori, uno gli doveva cinquecento denari…” – la paga di un operaio era di un denaro al giorno, quindi 500 denari è quasi un anno e mezzo di lavoro – “…e un altro cinquanta.” – quindi poco più di un mese di lavoro – “Non avendo essi da restituire, graziò entrambi”.
Qui è importante il verbo che usa l’evangelista, perché naturalmente Gesù con questa parabola vuol far comprendere l’atteggiamento di Dio nei confronti degli uomini che gli sono debitori. L’evangelista qui, anziché adoperare il verbo condonare o rimettere, adopera, nel testo greco, graziare. La radice di questo verbo è la stessa dalla quale poi proviene il termine che adoperiamo giornalmente: “eucaristia” o ringraziamento.
Quindi “graziò entrambi”. Perché l’evangelista parla di graziare? Non si tratta soltanto di una azione negativa, eliminare il debito, ma di una azione positiva, regalare qualcosa. Ha regalato a questa gente la vita, il tempo che avrebbero dovuto impiegare per restituire questo debito. Quindi non si è limitato ad una azione negativa, cancellare il peccato, ma gli ha fatto un dono. Di per sé questo sarebbe il vero significato del verbo per-donare. Perdonare qualcuno, non significa togliere qualcosa, ma significa regalare, donare qualcosa, si regala di nuovo l’amicizia, l’affetto, il tempo.
“Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Lo scopo della parabola è di far riflettere il fariseo sulla sua situazione personale, senza che egli ne abbia la coscienza.
“Rispondendo Simone disse: «Suppongo che sia colui al quale ha graziato di più». Ed egli allora disse: «Hai giudicato bene»”. Il fariseo, dando il giudizio su questa parabola, dà la sentenza su sé stesso. Potremo dire che Gesù gli ha detto: ti sei giudicato bene.
Ed ecco ora che Gesù passa ad esaminare l’azione del fariseo e l’azione della donna. “E giratosi verso la donna disse a Simone: «Vedi questa donna qui?”. Guardate la differenza di sguardo: il fariseo ha visto la prostituta, Gesù ha visto la donna. Questo è il profondo insegnamento che vuol dare l’evangelista: il fariseo, abituato a giudicare in categorie religiose, in categorie morali, ragiona e vede le cose secondo queste categorie. Lui non vede una donna, vede una che secondo la religione è impura e secondo la morale è una prostituta. Gesù vede una creatura, una persona.
“Entrando in casa tua non mi hai dato l’acqua per i piedi” – era una forma di benvenuto – “lei invece con le lacrime ha bagnato i miei piedi, e con i suoi capelli li ha asciugati”. L’evangelista vuol dire che sia la peccatrice che il fariseo sono già perdonati, perché secondo Gesù Dio non perdona le persone quando si pentono e gli chiedono perdono, ma Dio perdona comunque le persone. Si tratta die l'ssa ad esaminare l' giudicato bene. entenza su sè _______________________________________________________ vedere chi se ne rende conto e chi no. Quindi sia la donna che il fariseo erano già stati perdonati, solo che la donna, se ne è resa conto e lo esprime con questi atti di riconoscenza, il fariseo invece non se ne rende conto. Solo la donna è cosciente di questo perdono, e lo dimostra. Il perdono che il Signore ha offerto a Simone, per le sue colpe, non ha provocato il suo amore.
“Un bacio non mi hai dato, lei invece da quando sono entrato…” - notate che Gesù stesso lo conferma, - “…non ha smesso di baciarmi i piedi”. Proviamo ad immedesimarci nella scena, io credo che anche molti di noi ne sarebbero rimasti scandalizzati.
“Anche sulla testa non mi hai cosparso, lei invece con profumo ha unto i miei piedi. Per questo motivo ti dico…” - ed ecco la sentenza di Gesù, - “…a lei sono condonati i peccati, anche se molti, perché ha amato molto. Colui al quale è poco condonato…” - e questo è un richiamo per il fariseo, - “…un poco ama”.
Questa è la traduzione letterale. E’ il rimprovero che Gesù fa al fariseo. Anche se tu, nella tua perfezione, nella tua santità, nella tua giustizia, pensi di aver poco da farti perdonare, almeno un po' potresti dimostrare amore. Quindi potevi accogliere, offrire del profumo, e dare l’acqua per i piedi. Tu niente.
Ma torniamo a questa espressione di Gesù: a lei sono condonati i peccati, anche se molti, perché ha amato molto. Gesù, nel vangelo di Luca, annuncia qualcosa di sconvolgente, di scandaloso, che non cessa di scandalizzare i farisei di oggi.
Nella religione, Dio premia i buoni e castiga i malvagi. Al contrario Gesù annuncia un Dio che, al capitolo sesto del Vangelo di Luca, versetto 35: "…è benevolo verso gli ingrati e i malvagi". Benevolo significa che vuol bene.
Ma non ci hanno insegnato che Dio detesta i peccatori? Quello è l'immagine del Dio della religione: il Dio che premia e il Dio che castiga, il Dio che accetta i meritevoli e il Dio che evita coloro che non se lo meritano. Il Dio di Gesù, è un Dio che ama gli ingrati e i malvagi, cioè un Dio che a tutti dimostra il suo amore indipendentemente dal loro comportamento e dalla loro condotta di vita.
Ecco perché la prostituta è andata da Gesù, perché ha sentito che l'amore di Dio non si arresta di fronte a certe situazioni morali che la religione considera di peccato. L'amore di Dio arriva ad ogni creatura. Allora la prostituta, avendo saputo che questo Dio si rivolge a tutti quanti, ecco che va da Gesù non per chiedere il perdono dei peccati, ma per esprimergli il ringraziamento per un perdono già avuto, e lo fa nell'unica maniera con la quale è capace. E Gesù, anziché scandalizzarsi, la accetta. Gesù non ha potuto dire alla prostituta: va’ e non peccare più, perché lei era nell’impossibilità di cambiare vita in quanto non ne conosceva altra; anzi, se mai l’avesse voluto, sarebbe morta di fame perché nessuno avrebbe accolto nella sua casa una donna considerata impura e maledetta da Dio.
Il Dio di Gesù, è un Dio che ama gli ingrati e i malvagi, cioè un Dio che a tutti dimostra il suo amore indipendentemente dal loro comportamento e dalla loro condotta di vita.

In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni”.
Questo è un brano di transizione che da una parte conclude una sezione in cui le donne hanno svolto un ruolo importante (cfr. Lc 7,11-17.36-50), e dall’altra introduce il ministero itinerante di Gesù. Luca mette spesso in risalto la benevolenza di Gesù verso le donne, che si contrapponeva alle consuetudini del suo tempo. Gesù rifiuta la discriminazione e con il suo comportamento singolare rivendica pari dignità per le donne come per gli uomini. In questo brano si dice che, nelle sue peregrinazioni, Gesù era accompagnato anche da donne che assistevano lui e i suoi discepoli con il loro servizio e i propri beni(10). 
Le donne seguono Gesù per riconoscenza, essendo state liberate da malattie anche gravi come nel caso di Maria Maddalena (dal nome del villaggio di Magdala, che sorgeva sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade) che era stata liberata da sette demoni; il numero esprime una malattia molto grave. Non va identificata con la peccatrice del capitolo precedente, perché Luca non stabilisce alcun rapporto tra le due donne e inoltre il fatto che fosse posseduta da sette demoni non implica che fosse una peccatrice. Giovanna, moglie di Cuza, è nominata ancora più avanti (Lc 24,10) presso il sepolcro vuoto di Gesù. Susanna (nome semitico, ma di origine mesopotamica), invece resta sconosciuta.

Note: 1. L’esegesi di questo brano è basata sulle Conferenze di p. Alberto Maggi OSM e di p. Ricardo M. Perez Màrquez OSM tenute presso il Centro di Spiritualità “E. Renzi” di Riccione dal 24/11/2002 al 23/02/2003. – 2. Il nome dei Farisei deriva dalla parola ebraica perûshîm, ovvero separati, divisi, in ossequio al loro ideale di purità; essi si distinguevano dalla gente comune, il “popolo della terra”, che tralasciava l’osservanza totale della legge. Essi appaiono per la prima volta, in opposizione ai Sadducei, al tempo di Giovanni Ircano, alla fine del II sec. a.C; dopo la distruzione del Tempio del 70, il farisaismo divenne il giudaismo normativo. I Farisei, sino almeno alla fine del secolo I d.C., negavano in opposizione agli Asidei ogni attesa apocalittica della prossima fine, ed erano critici verso le forme di messianismo; si tenevano separati da tutto ciò che era non giudaico ed impuro. Essi mostravano massimo rispetto per la torah, ovvero il Pentateuco, la legge di Mosè, scritta e da essi interpretata; ma consideravano altrettanto fondamentale la legge o torah orale, una tradizione che interpretava e completava l’opera mosaica.                I Farisei, così zelanti nell’adempimento della legge, ritenevano che la sua osservanza avesse una funzione escatologica, e anticipasse l’avvento della nuova era della salvezza; essi evitavano i contatti con i peccatori e gli ignoranti, che non potevano conoscere la legge ed essere uomini pii. Inevitabilmente entrarono in polemica con Gesù, che frequentava pubblicani e peccatori, trascurava le purificazioni rituali e i digiuni devozionali. I Farisei ammettevano l’intervento divino nel governo del mondo, senza negare il libero arbitrio umano, tenendo così una posizione intermedia tra i Sadducei, che limitavano enormemente l’azione della provvidenza, e gli Esseni, che negavano del tutto il libero arbitrio e ponevano ogni cosa in mano al destino. Come i gruppi apocalittici, aspettavano la risurrezione dei morti con il corpo, cosa che i Sadducei negavano; essi credevano nell’esistenza degli angeli, e nella retribuzione eterna personale. Secondo le fonti, essi erano più clementi nell’infliggere pene, specie capitali (cfr. Gamaliele in At 5,35-39), e causarono l’abolizione di un duro codice penale sadduceo; avevano inoltre alcune differenze liturgiche rispetto ai Sadducei (l’offerta del primo manipolo, la pentecoste, la cena pasquale). Mentre i Sadducei raccoglievano il consenso dell’aristocrazia, i Farisei erano sostenuti dalla stragrande maggioranza del popolo, che ne ammirava anche la scrupolosa osservanza della legge ed i costumi; per cui nel Sinedrio essi godevano di grande autorità. – 3. La preghiera dice così: “ti ringraziamo Creatore, che nella tua sapienza hai creato dei buchi nell'uomo, alcuni sono aperti e altri si chiudono. Se quelli che sono aperti si chiudessero e quelli che sono chiusi non si aprissero l'uomo non potrebbe vivere”. – 4.  Oggi si sa che questa consuetudine non appartiene al cristianesimo, ma era stata fatta propria dalla comunità cristiana di Siracusa per imitazione di alcuni riti vegetariani provenienti dalla religione pagana greca. – 5. Nemmeno durante la pranzo di nozze era consentito alla sposa di partecipare al banchetto. – 6. Quando nei vangeli un personaggio è anonimo, significa che è un personaggio rappresentativo, cioè l'evangelista, mettendo un personaggio anonimo, vuol dire che tutti i lettori che si ritrovano nella situazione di questo personaggio, ci si possono riconoscere. – 7. Il fatto di poter affermare che la Maddalena si era pentita, era un sollievo per i ben pensanti: “sì, era una prostituta ma dopo l'incontro con Gesù, si è pentita e ha cambiato mestiere”. – 8. Gli angeli, nella Bibbia, non sono quegli esseri deliziosi, che poi sono diventati col cristianesimo. C'erano angeli buoni, ma anche angeli un po' sporcaccioni. Se leggete il capitolo sesto del libro del Genesi, trovate: “i figli di Dio” - cioè gli angeli – “videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per moglie quante ne vollero”. Cioè, in cielo, c'erano angeli che quando vedevano una bella ragazza, scendevano e si accoppiavano. Allora Paolo dice: “per evitare queste scelte degli angeli, mettete il velo: se vi vedono il velo significa che siete una donna onesta, perché se vi vedono senza velo siete oggetto dell'attenzione di questi angeli”.  – 9. Anche nella cultura italiana abbiamo l’abitudine di dire "auguri e figli maschi". Quindi se l'augurio è il figlio maschio, la figlia femmina è una disgrazia. – 10. Questo particolare si riferisce alle donne di cultura greca cui era concesso il possesso di denaro e proprietà.