Migliaia di persone in fuga da miseria e violenza in cammino
dall’Honduras verso gli USA, una massa di persone unita che forse nutre
ancora speranze e mi fanno pensare ai giudei esuli che lasciano
Babilonia per andare verso la casa dei loro padri. Ma l’umanità oggi
sembra aver compiuto una repentina svolta antropologica, l’accoglienza
non è più un sentimento, un atteggiamento che trova molto spazio nella
nostra società. Trump, proprio ieri sera, in un twitter, diceva di
approvare la manovra economica del nostro governo e la sua politica
migratoria. Cioè una politica di restringimenti di diritti e
respingimenti di persone. E questa è la situazione che troveranno quei
tanti profughi in arrivo negli Stati Uniti dopo giorni e giorni di
marcia e di fatiche. Perché viene più naturale respingere che
accogliere? Non vediamo più nelle persone la ricchezza di un volto
nuovo,un volto che potrebbe diventare amico e collaboratore. Alle
persone non pensiamo più, ci spaventa il peso materiale che queste
possono rappresentare: ospitalità, integrazione, condivisione di beni e
di cultura. Il cambiamento che la loro presenza chiede alla nostra
umanità: saper vedere in una dimensione nuova – come il cieco di Gerico
che urla e viene azzittito perché disturba – ecco, dobbiamo imparare a
disturbare, andare controcorrente, aprire gli occhi e capire che la
strada dell’ascolto e dell’accoglienza è quella che Gesù ci dice di
perseguire. Si parla molto di libertà e di uguaglianza (si parla … non
che si faccia molto), ma dalla “trilogia” famosa è scomparso il termine
fratellanza. Bisogna reinventarla, cioè viverla; non è un’utopia
sentimentale, ma va posta nel cuore della storia come forza di
cambiamento e di trasformazione. Aiutiamoci, è un compito oggi urgente
che ciascuno di noi ha davanti perché le barriere non le costruiscono
solo gli Stati. Mi è sempre piaciuta tanto e me la ripeto spesso e l’ho
ripetuta tanto ai miei figli che “fratelli non si nasce ma si diventa”.
Sandra Rocchi