XXII
Domenica del Tempo Ordinario
Mc 7,1-8.14-15.21-23
Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli
scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli
prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i
Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi
alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver
fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature
di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e
scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la
tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi,
ipocriti, come sta scritto: Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi
rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la
tradizione degli uomini». (1)[E diceva loro: «Siete veramente abili
nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè
infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a
morte. Voi invece dite: «Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con
cui dovrei aiutarti è korbàn,
cioè offerta a Dio», non gli consentite di fare più nulla per il padre o la
madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato
voi. E di cose simili ne fate molte»].
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi
tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui,
possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro».
[Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi
discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi
siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal
di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre
e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che
esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.] Dal di dentro infatti, cioè
dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi,
adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia,
superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e
rendono impuro l'uomo».
Il
brano di vangelo scelto per questa domenica è di grande importanza per la
comprensione del pensiero di Gesù e per la nostra vita. Per questo l’esegesi
verrà effettuata su tutto il brano e non limitandosi alla parte scelta dal
liturgista.
Il
brano in esame è preceduto da questo versetto che fa comprendere il perché di
ciò che sta per accadere: “E dovunque giungeva, in villaggi o città o
campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare
almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.” (Mc 6,56)
Non
c’è niente da fare(2), ormai la gente ha sentito il messaggio di
liberazione di Gesù; un messaggio che,
se accolto, li fa balzare in piedi e li fa sentire al centro dell’interesse di
Dio, proprio loro che erano gli emarginati.
Non
c’è più niente da fare, le autorità possono scomunicare Gesù, possono
maledirlo, possono dichiararlo un indemoniato, possono dichiararlo amico di Beelzebul(3),
tutto inutile.
Gesù
ha aperto una breccia nel sistema e tutta la gente dilaga verso di lui.
Per
questo scatta l’allarme, perché la cosa non si limita più alla zona nord della
Galilea, e quindi vengono inviati degli scribi da Gerusalemme per arginare la
piena: “Si riunirono(4) attorno
a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.”
Gesù
è pericoloso, non è più un piccolo problema di una sola regione, la Galilea.
Questo flusso di gente che segue Gesù, preoccupa quella che era considerata la
santa sede di allora e quindi per la seconda volta(5) vengono gli ispettori,
cioè scribi(6) e farisei, da Gerusalemme. Vengono per la seconda
volta perché, nonostante che abbiano diffamato Gesù, la folla continua a
seguirlo; se gli scribi ora tornano all’attacco è perché considerano che Gesù
stavolta abbia commesso qualcosa di ancora più grave(7).
Guardata
con i nostri occhi, la questione sembra ridicola, e in effetti lo è come quasi
tutte le regole religiose scritte e imposte senza farle passare attraverso il
filtro della fede. Vediamola: “Avendo
visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non
lavate…”. Attenzione: non si tratta di una questione di igiene, ma di purità rituale; infatti: “…i farisei infatti e tutti i Giudei non
mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla
tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto
le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di
bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti…”
L’evangelista,
sapendo di scrivere per un pubblico che magari non conosce tutte queste
abitudini dei giudei, dà una descrizione che io valuto tragicomica. Nell’AT non
c’è questo comandamento; i farisei erano riusciti ad inculcare nella gente il
fatto che le prescrizioni di purezza rituale, che i sacerdoti osservavano nel
tempio durante il loro servizio (una settimana all’anno), dovesse diventare una
pratica abituale nella vita quotidiana di tutte le persone. Era diventato un
comandamento importante(8), la cui trasgressione prevedeva la pena
di morte!
Un
intero capitolo del Talmud prescrive dove, quando e come lavarsi le mani;
vediamo di riassumerlo, considerandone la complessità perché, essendo un
lavaggio rituale, occorre osservare delle prescrizioni:
-
la
qualità dell’acqua, non è possibile utilizzare acqua usata per altri scopi,
-
la
quantità, deve essere ottantasei centilitri per ogni mano,
-
il
tipo di recipiente, bisogna che sia un recipiente mosso dalla forza umana, deve
avere il bordo superiore liscio, senza nessuno solco,
-
l’acqua
deve essere versata dalla persona stessa, quindi si esclude l’uso di una
fontana o rubinetto.
Permettetemi
un commento: questa è la dimostrazione che la religione è ridicola. Una persona
normale, senza turbe psichiche, per lavarsi le mani adopera un rubinetto, o una
fontana, qui invece c’è l’obbligo di versare l’acqua con le proprie mani.
Riepilogando:
bisogna prendere una brocca di ottantasei centilitri per ogni mano, la brocca
deve essere senza orli né contorni, s’inizia gettando l’acqua sulla mano destra
e mentre si versa l’acqua la mano va tenuta a coppa con le dita scostate in
modo che l’acqua passi attraverso le dita (per questo è necessario togliersi eventuali
anelli) e dopo aver effettuata l’abluzione delle due mani, queste vanno
strofinate l’una con l’altra, e, prima di asciugarsi le mani, va recitata la
benedizione: “Benedetto Colui che ci ha santificato con i suoi precetti e ci ha
comandato l’abluzione delle mani”; dopo questa benedizione le mani vanno
asciugate(9). Questa è la tradizione degli antichi.
Se volete avere una
dimostrazione dell’ipocrisia a cui portano queste leggi ridicole, che non hanno
senso, andate in una qualunque sinagoga quando si avvicina la Pasqua ebraica e
fatevi consegnare il certificato di vendita delle stoviglie di casa. Per la Pasqua
è prescritto che tutte le stoviglie della casa, pentole, bicchieri e tazzine
vanno lavate con l’acqua bollente: è un grande lavoro(10). Sono le
famose pulizie di pasqua, tradizione giunta fino a noi. Gli ebrei prendono un
modulo già stampato di vendita ad uno non-ebreo di tutte le stoviglie e
vasellame della casa: io ebreo (per non passare tutta la settimana di Pasqua a
lavare tutte le stoviglie) vendo a te non-ebreo tutto il vasellame e le
stoviglie della mia casa, così sono esentato dal lavaggio; alla fine della Pasqua
me le ricompro.
Per i farisei la
santità del popolo dipende dai riti di purificazione di cose ed oggetti, come
se il male (ed è qui il nocciolo della questione) stesse al di fuori e non al
di dentro delle persone.
“…quei farisei e scribi lo interrogarono:
«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi,
ma prendono cibo con mani impure?».
Gli ebrei hanno due
leggi, una scritta (la Torah o legge di Mosè), e l’altra orale riportata nel
Talmud che è chiamata la tradizione degli antichi; entrambe, secondo la cultura
ebraica, provengono da Dio(11).
I farisei e gli
scribi, in sostanza, accusano Gesù di permettere la vicinanza a Dio, senza
esigere queste condizioni particolari da loro osservate, tramandate ed
accuratamente controllate. Ed ecco la bella risposta di Gesù:
“Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia(12) di voi,
ipocriti, come sta scritto: Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi
rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.”
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.”
Ipocriti, cioè
teatranti; più volte Gesù adopera questa parola nel vangelo. L’ipocrita è uno
che simula quello che non è, e pronunzia parole che non sono le sue, ma scritte
dagli altri e Gesù ogni volta che si riferisce a farisei e scribi gli dice:
siete dei teatranti, siete dei commedianti.
Questi insegnamenti non provengono da Dio, sono
invenzioni degli uomini; il culto che scribi e farisei rendono a Dio, è inutile
e vuoto, perché pretendono di onorare Dio in una maniera che a Dio
assolutamente non interessa.
“Trascurando il
comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».” Attenzione
all’articolo: Gesù non parla dei comandamenti in genere, ma de “il”
comandamento. Il comandamento di Dio è quello
riguardante l’amore verso gli altri (Gv
13,34), ma questo ai farisei non interessa! Ai farisei interessano le
tradizioni, contrabbandate come volontà divina!
“E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il
comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre(13), e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a
morte.”Il comandamento “onora tuo padre e tua madre”, non ha il significato
che noi gli diamo oggi, cioè portare rispetto verso i genitori. A quell’epoca
non esistevano le pensioni; i genitori, una volta anziani, erano a completo
carico dei propri figli. L’onore significava mantenere in maniera decorosa i
propri genitori; il disonore, tenerli in una condizione di povertà; poiché con
la maledizione si intendeva la povertà, “…chi maledice il padre e la madre sia
messo a morte(14)”.
“Voi invece dite: «Se uno dichiara al padre o alla madre:
Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn,
cioè offerta a Dio», non gli consentite di fare più nulla per il padre o la
madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato
voi. E di cose simili ne fate molte».”
Gesù sta facendo un
esempio, cerchiamo di comprenderlo al meglio: io come figlio, sono tenuto a
mantenere finché campano, in maniera decorosa, i miei genitori. Gli scribi, i
farisei e i sacerdoti del tempio su questo avevano detto: Sì, è vero che tu
devi mantenere i genitori, però prima viene l’onore a Dio, e dopo l’onore al
padre e alla madre. Se una parte di quello che tu dovresti dare ai tuoi
genitori, la offri a Dio, non sei più tenuto a mantenere i tuoi genitori. Sì è vero
che devi mantenere i tuoi genitori, ma vorresti confrontarli con il
mantenimento e l’onore di Dio? Dammi quindi un’offerta consistente per il tempio,
(che naturalmente poi finiva nelle tasche dei sacerdoti), e così non sei più
tenuto a mantenere i tuoi genitori! Questa era una pratica diffusa perché
comportava un cospicuo risparmio da parte dei figli; infatti un conto è
mantenere i genitori fintanto che non si decidono a morire, un conto è fare
un’offerta al tempio; inoltre ci si sente a posto con la coscienza, perché
prima viene l’amore di Dio e dopo l’amore del prossimo! Su questo non si
transige, l’amore e l’onore a Dio, sono più importanti dell’amore del prossimo!
I sacerdoti, gli
scribi e i farisei, tutta gente intelligente, persone di cultura, erano
riusciti ad inculcare nel popolo questa idea: “quello che possiedi dallo a
Dio”, questa era una garanzia, una certezza per ottenere la santità e la
benevolenza da Dio, ai genitori sicuramente qualcuno poi ci avrebbe pensato!
Per Gesù onore a Dio
e sofferenza degli uomini, non possono assolutamente convivere.
“Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi
tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui,
possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro»”.
Questa affermazione
costringerà Gesù a fuggire via e a rifugiarsi in Siria per evitare di essere
ucciso; e fa questa affermazione di fronte a tutto il popolo presente. E’ una
sfida incredibile a tutta la struttura religiosa ebraica e a tutte le strutture
religiose di tutti i tempi a venire!
Il discorso di Gesù
non è limitato al cibo, agli alimenti, ma è in senso ampio: non c’è niente
dall’esterno che entrando in te ti possa contaminare, ma è quello che hai
dentro e che proietti negli altri che ti può contaminare. Il cibo è immagine di
qualcosa d’esterno che entrando dentro di te non pregiudica il tuo rapporto con
Dio.
Le varie situazioni
della vita, i rapporti con gli altri, e tutto quello che possiamo immaginare
che fa parte della vita e che entra dentro, non può incidere su di te a meno
che tu non voglia diversamente.
Il mondo per Gesù non
è un nemico dell’uomo dal quale si deve difendere, un pericolo per la relazione
con Dio.
L’uomo non deve avere
paura del contatto con le cose e con le persone.
Nella lettera a Tito(15),
attribuita a Paolo, verrà affermato: tutto è puro per i puri! Dichiarando che
non c’è nulla di esterno che possa contaminare e rendere impuro l’uomo, Gesù
non solo si mette contro la legge orale (quella tramandata dagli uomini), ma
contro la legge scritta, annullando quei precetti della purezza che erano
previsti nell’antico testamento(16).
“Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo
interrogavano sulla parabola.”
Quello che Gesù ha
detto i discepoli lo ritengono talmente grave che fanno finta di non avere
capito, dato che in realtà hanno capito. I discepoli lo interrogarono sul
significato di quella parabola. Ma quale parabola? Gesù non ha detto nessuna
parabola. Ma è talmente grossa la bomba che ha sparato, è talmente nuova e
sconvolgente che essi pensano che sia una parabola, cioè un enigma che nasconde
qualcosa d’altro.
“E disse loro: «Così
neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra
nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro…”
Qui Gesù perde la
pazienza e dice: Anche voi siete ottusi? Anche loro che stavano con lui e che
si sarebbero dovuti liberare da tutte quelle tradizioni? Non capite che tutto
ciò che entra dal di fuori (proprio tutto) non può contaminare l’uomo? Gesù è
arrabbiato e spontaneamente diviene un po’ volgare: “… perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?»”. La
traduzione ha ingentilito il termine, ma Gesù usa un termine ancora più forte
che potremmo tradurre con “cesso”.
Quindi tutte queste
attenzioni alla purezza, ai rituali, vanno a finire nel cesso! Gli alimenti non
entrano nel cuore, cioè nella mente, sede della vita morale e pertanto non
possono cambiare o modificare la situazione morale o religiosa dell’individuo(17).
“Così rendeva puri tutti gli alimenti.”
Ma siamo matti? Il
libro del Levitico, la parola di Dio, la Legge, ha interi capitoli di elenchi
di animali e di cibi che si possono mangiare e che non si possono mangiare, di
ciò che è puro e di ciò che è impuro. Così facendo, Gesù dichiara che il libro
del Levitico afferma il falso! Non è parola di Dio, ma invenzione degli uomini.
Con queste parole ce
n’é abbastanza per essere condannato a morte! Qui siamo al capitolo settimo, la
condanna a morte è stata espressa già nel capitolo terzo(18). Non
meravigliamoci che abbiano ammazzato Gesù, meravigliamoci invece che sia
riuscito a campare così tanto!
“E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende
impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i
propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità,
inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste
cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo»”.
Abbagliato da tutto quello
che la legge presenta come peccato, l’uomo non si accorge di quello che è realmente
peccato! Ha ragione Paolo che considera la Legge, quella di Mosè con tutti i
corollari che si sono aggiunti nei secoli, la vera sorgente del peccato(19).
Gesù riporta una
lista di dodici comportamenti, questi sono il peccato, che rendono
precaria la comunicazione dell’uomo con Dio. Notate che in questo elenco nessun
comportamento riguarda l’atteggiamento verso Dio, non importa se preghi o meno,
se partecipi o no al culto. Questa lista contiene solo quei comportamenti,
atteggiamenti che sono nocivi nei confronti della vita dell’uomo. Allora il
peccato per Gesù non è la trasgressione di una legge, ma è un comportamento
volontario, che procura del danno agli altri.
Una parentesi, molto
importante: nell’elenco vi è anche la parola adultèri; questa parola può
trarre in inganno, perché viene da una traduzione in greco dell’ebraico na’af
presente in Es 20,14.
Tradurre l’ebraico na’af con adulterio è estremamente riduttivo. Na’af
ha un senso più ampio che non il tradimento della fedeltà cui gli sposi sono
tenuti; na’af è qualsiasi adulterazione del comportamento dell’uomo o
della donna nei loro rapporti con gli altri. Il nef è perciò un
corrotto, un corruttore, un adultero, un truffatore, un traviato, un dissoluto
portato a ogni comportamento indebito o sleale(20).
Nell’elenco vediamo
che sono tutti atteggiamenti che impediscono all’uomo di realizzare su se
stesso il disegno di Dio. Una persona che non si realizza è una persona “tossica”(21)
e questa è una esperienza che facciamo tutti quanti: infatti quando incontriamo
una persona che non conosciamo e ci sentiamo subito attratti, questo dipende
dal fatto che è una persona (adesso la definisco secondo la filosofia gnostica)
nutriente. Quando una persona è piena
di vita, la trasmette agli altri e uno viene nutrito da questa persona. Poi capita di conoscere una persona, che
non conoscevamo prima, e sentiamo qualcosa che non va, proprio al livello
dell’epidermide, queste sono le persone tossiche. Chi non realizza in sé il
disegno di Dio, è una persona tossica, che intossica tutti quelli che avvicina.
Chi realizza in sé il disegno di Dio, è una persona che si fa pane per gli
altri, che nutre gli altri.
Per Gesù, quindi, la
distinzione tra puro e impuro non procede da Dio, l’impurità nasce dalla
cattiva relazione che esiste con gli altri uomini, ciò che ostacola il rapporto
con Dio è fare danno all’altro!
Note:
1. I versetti compresi all’interno delle parentesi quadre non sono stati
riportati, dal liturgista, nella lettura del vangelo di questa domenica, ma non
possono essere tralasciati per una corretta comprensione del brano. – 2.
L’esegesi in esame è ispirata da una conferenza di P. Alberto Maggi. – 3.
Beelzebul era il dio fenicio delle mosche (o del letame, a seconda della
lettera finale: l o b) che era considerato dagli ebrei apportatore delle
malattie che colpivano l’uomo per punirlo dei suoi peccati. – 4. Il verbo, che
adopera l’evangelista, è lo stesso da cui deriva la parola sinagoga. Nel tradurlo letteralmente in italiano viene fuori
“sinagogarono”, che non è un termine corretto; in greco questo verbo fa capire
che sono gli elementi della sinagoga che si riuniscono. – 5. Cfr. Mc 3,22: Ma
gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da
Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». – 6. Gli
scribi erano i teologi ufficiali, la cui sentenza aveva lo stesso valore della
parola di Dio. – 7. Da tenere presente che al termine di questo episodio Gesù
deve scappare ed andare in terra pagana (cfr. Mc 7,24). – 8. Il Talmud riporta la storia di uno dei più grandi
rabbini dell’ebraismo, che, tra l’altro, possedeva una mente liberale, aperta,
un uomo di grande spiritualità, Rabbì Achiba; incarcerato dai romani, adoperava
la poca acqua che gli passavano non per bere, ma per fare le abluzioni. Quando
i suoi discepoli gli dicevano, perché non bevi? lui dava questa risposta:
vengono condannati a morte coloro che non seguono le decisioni dei rabbini [n.d.r.: di lavarsi le mani], è meglio
che io muoia di sete, piuttosto che trasgredisca il comando dei miei colleghi.
– 9. Traccia di questo rito è giunta fino a noi nella litugia della messa,
quando il sacerdote si lava le mani prima di consacrare il pane e il vino. –
10. Oggi, che abbiamo tutti gli strumenti, la cosa è lunga ma non
particolarmente faticosa; immaginatevi all’epoca di Gesù, senza acqua corrente
in casa e con la necessità di scaldare l’acqua sul fuoco di legna! Chi aveva
creato questi precetti erano evidentemente uomini che non si occupavano di
faccende domestiche. – 11. Situazione
del tutto analoga alla Chiesa Cattolica dove la tradizione ha spesso preso il posto
dei Vangeli. – 12. Is 29,13: “Dice il
Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le
labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un
imparaticcio di usi umani…” – 13. Es 20,12: “Onora tuo padre e tua madre, perché si
prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.” – 14. Dt 5,16: “Onora
tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua
vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà”. Sir 7,27: “Onora
tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre.”
L’aggiunta della condanna a morte è posteriore (Pro 20,20).
- 15. Tt 1,13-16: “Questa testimonianza è
vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina e
non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la
verità. Tutto è puro per i puri; ma per
i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la
loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli
come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona.” – 16. Sulla base
di queste parole, il pensiero mi corre a tutti quei precetti costruiti dalla
Chiesa Cattolica che verrebbero cancellati totalmente se Gesù tornasse. Ma
probabilmente verrebbe ucciso di nuovo. – 17. Altro che non mangiare carne il
venerdì! Se si segue veramente Gesù tutte queste stupidaggini scompaiono in un
lampo. – 18. Mc 3,6: “E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero
consiglio contro di lui per farlo morire.”
– 19. 1Cor 15,56: “Il pungiglione
della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge”. – 20. Cfr. A.
Chouraqui, Il mio testamento. Il fuoco
dell’alleanza, Queriniana, Brescia 2003, p. 126. – 21. Scusate il vocabolo non proprio adatto, ma non ne ho
trovati altri per definire una persona che si sta rovinando la vita esattamente
come uno dedito agli stupefacenti.