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Le esegesi riportate in questo blog non sono frutto delle mie capacità, in realtà molto modeste. Le ricavo leggendo diversi testi dei più importanti specialisti a livello mondiale, generalmente cattolici, ma non disdegno di verificare anche l’operato di esegeti protestanti, in particolare anglicani. Se si escludono alcuni miei approfondimenti specifici, per la parte tecnica dell’analisi critica il mio testo di riferimento è questo:

- Giovanni Leonardi
, Per saper fare esegesi nella Chiesa, 2007 Ed. Elledici (testo promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale). Questo testo è molto semplice, veramente alla portata di tutti; per migliorare la capacità di analisi deve essere affiancato da altri due testi per la parte linguistica, anch’essi a livello divulgativo:

- Filippo Serafini,
Corso di greco del nuovo testamento, 2003 Ed. San Paolo.
- Luciana Pepi, Filippo Serafini,
Corso di ebraico biblico, 2006 Ed. San Paolo (da usare solo nel caso si voglia approfondire l’etimologia semitica sottesa ai vocaboli greci).

I testi della Bibbia in lingua originale sono pubblicati da varie case editrici; in particolare per i Vangeli segnalo l'ottimo testo della Edizioni Enaudi e quello sinottico della Edizioni Messagero in quanto hanno i testi greco ed italiano a fronte. Si trovano anche in vari siti in rete, ma non sempre sono testi aggiornati con le ultime scoperte a livello archeologico o paleografico.
Per la parte sostanziale normalmente faccio riferimento a documenti prodotti dalle fonti seguenti, che riporto in ordine decrescente di frequenza di utilizzo:

- École biblique et archéologique française de Jérusalem (EBAF), retto dai Domenicani e dove ha lavorato anche il Card. Martini.
- Centro Studi Biblici “G. Vannucci” – Montefano (An), retto dall’Ordine dei Servi di Maria.
- Sito www.Nicodemo.net gestito da P. Alessandro Sacchi.
- Università degli studi di Torino – Corso di Letteratura cristiana antica – Prof.essa Clementina Mazzucco.
- Fr. Dante Androli, OSM, docente di esegesi alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum – Roma
- Università degli studi La Sapienza di Roma – Corso di Storia del Cristianesimo e delle Chiese – Prof.essa Emanuela Prinzivalli.
- Biblia, Associazione laica di cultura biblica – Settimello (Fi)


lunedì 24 agosto 2015

Ventiduesima Domenica del Tempo Ordinario



XXII Domenica del Tempo Ordinario
Mc 7,1-8.14-15.21-23

Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». (1)[E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: «Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio», non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte»].
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro».
[Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.] Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».

Il brano di vangelo scelto per questa domenica è di grande importanza per la comprensione del pensiero di Gesù e per la nostra vita. Per questo l’esegesi verrà effettuata su tutto il brano e non limitandosi alla parte scelta dal liturgista.
Il brano in esame è preceduto da questo versetto che fa comprendere il perché di ciò che sta per accadere: E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.” (Mc 6,56)
Non c’è niente da fare(2), ormai la gente ha sentito il messaggio di liberazione di Gesù; un  messaggio che, se accolto, li fa balzare in piedi e li fa sentire al centro dell’interesse di Dio, proprio loro che erano gli emarginati.
Non c’è più niente da fare, le autorità possono scomunicare Gesù, possono maledirlo, possono dichiararlo un indemoniato, possono dichiararlo amico di Beelzebul(3), tutto inutile.
Gesù ha aperto una breccia nel sistema e tutta la gente dilaga verso di lui.
Per questo scatta l’allarme, perché la cosa non si limita più alla zona nord della Galilea, e quindi vengono inviati degli scribi da Gerusalemme per arginare la piena: “Si riunirono(4) attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.”
Gesù è pericoloso, non è più un piccolo problema di una sola regione, la Galilea. Questo flusso di gente che segue Gesù, preoccupa quella che era considerata la santa sede di allora e quindi per la seconda volta(5) vengono gli ispettori, cioè scribi(6) e farisei, da Gerusalemme. Vengono per la seconda volta perché, nonostante che abbiano diffamato Gesù, la folla continua a seguirlo; se gli scribi ora tornano all’attacco è perché considerano che Gesù stavolta abbia commesso qualcosa di ancora più grave(7).
Guardata con i nostri occhi, la questione sembra ridicola, e in effetti lo è come quasi tutte le regole religiose scritte e imposte senza farle passare attraverso il filtro della fede. Vediamola: “Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate…”. Attenzione: non si tratta di una questione di igiene, ma di purità rituale; infatti: “…i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti…”
L’evangelista, sapendo di scrivere per un pubblico che magari non conosce tutte queste abitudini dei giudei, dà una descrizione che io valuto tragicomica. Nell’AT non c’è questo comandamento; i farisei erano riusciti ad inculcare nella gente il fatto che le prescrizioni di purezza rituale, che i sacerdoti osservavano nel tempio durante il loro servizio (una settimana all’anno), dovesse diventare una pratica abituale nella vita quotidiana di tutte le persone. Era diventato un comandamento importante(8), la cui trasgressione prevedeva la pena di morte!
Un intero capitolo del Talmud prescrive dove, quando e come lavarsi le mani; vediamo di riassumerlo, considerandone la complessità perché, essendo un lavaggio rituale, occorre osservare delle prescrizioni:
-       la qualità dell’acqua, non è possibile utilizzare acqua usata per altri scopi,
-       la quantità, deve essere ottantasei centilitri per ogni mano,
-       il tipo di recipiente, bisogna che sia un recipiente mosso dalla forza umana, deve avere il bordo superiore liscio, senza nessuno solco,
-       l’acqua deve essere versata dalla persona stessa, quindi si esclude l’uso di una fontana o rubinetto.
Permettetemi un commento: questa è la dimostrazione che la religione è ridicola. Una persona normale, senza turbe psichiche, per lavarsi le mani adopera un rubinetto, o una fontana, qui invece c’è l’obbligo di versare l’acqua con le proprie mani.
Riepilogando: bisogna prendere una brocca di ottantasei centilitri per ogni mano, la brocca deve essere senza orli né contorni, s’inizia gettando l’acqua sulla mano destra e mentre si versa l’acqua la mano va tenuta a coppa con le dita scostate in modo che l’acqua passi attraverso le dita (per questo è necessario togliersi eventuali anelli) e dopo aver effettuata l’abluzione delle due mani, queste vanno strofinate l’una con l’altra, e, prima di asciugarsi le mani, va recitata la benedizione: “Benedetto Colui che ci ha santificato con i suoi precetti e ci ha comandato l’abluzione delle mani”; dopo questa benedizione le mani vanno asciugate(9). Questa è la tradizione degli antichi.
Se volete avere una dimostrazione dell’ipocrisia a cui portano queste leggi ridicole, che non hanno senso, andate in una qualunque sinagoga quando si avvicina la Pasqua ebraica e fatevi consegnare il certificato di vendita delle stoviglie di casa. Per la Pasqua è prescritto che tutte le stoviglie della casa, pentole, bicchieri e tazzine vanno lavate con l’acqua bollente: è un grande lavoro(10). Sono le famose pulizie di pasqua, tradizione giunta fino a noi. Gli ebrei prendono un modulo già stampato di vendita ad uno non-ebreo di tutte le stoviglie e vasellame della casa: io ebreo (per non passare tutta la settimana di Pasqua a lavare tutte le stoviglie) vendo a te non-ebreo tutto il vasellame e le stoviglie della mia casa, così sono esentato dal lavaggio; alla fine della Pasqua me le ricompro.
Per i farisei la santità del popolo dipende dai riti di purificazione di cose ed oggetti, come se il male (ed è qui il nocciolo della questione) stesse al di fuori e non al di dentro delle persone.
“…quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Gli ebrei hanno due leggi, una scritta (la Torah o legge di Mosè), e l’altra orale riportata nel Talmud che è chiamata la tradizione degli antichi; entrambe, secondo la cultura ebraica, provengono da Dio(11).
I farisei e gli scribi, in sostanza, accusano Gesù di permettere la vicinanza a Dio, senza esigere queste condizioni particolari da loro osservate, tramandate ed accuratamente controllate. Ed ecco la bella risposta di Gesù:
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia(12) di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.”
Ipocriti, cioè teatranti; più volte Gesù adopera questa parola nel vangelo. L’ipocrita è uno che simula quello che non è, e pronunzia parole che non sono le sue, ma scritte dagli altri e Gesù ogni volta che si riferisce a farisei e scribi gli dice: siete dei teatranti, siete dei commedianti.
Questi insegnamenti non provengono da Dio, sono invenzioni degli uomini; il culto che scribi e farisei rendono a Dio, è inutile e vuoto, perché pretendono di onorare Dio in una maniera che a Dio assolutamente non interessa.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».” Attenzione all’articolo: Gesù non parla dei comandamenti in genere, ma de “il” comandamento. Il comandamento di Dio è quello riguardante l’amore verso gli altri (Gv 13,34), ma questo ai farisei non interessa! Ai farisei interessano le tradizioni, contrabbandate come volontà divina!
“E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre(13), e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte.”Il comandamento “onora tuo padre e tua madre”, non ha il significato che noi gli diamo oggi, cioè portare rispetto verso i genitori. A quell’epoca non esistevano le pensioni; i genitori, una volta anziani, erano a completo carico dei propri figli. L’onore significava mantenere in maniera decorosa i propri genitori; il disonore, tenerli in una condizione di povertà; poiché con la maledizione si intendeva la povertà, “…chi maledice il padre e la madre sia messo a morte(14)”.
Voi invece dite: «Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio», non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».”
Gesù sta facendo un esempio, cerchiamo di comprenderlo al meglio: io come figlio, sono tenuto a mantenere finché campano, in maniera decorosa, i miei genitori. Gli scribi, i farisei e i sacerdoti del tempio su questo avevano detto: Sì, è vero che tu devi mantenere i genitori, però prima viene l’onore a Dio, e dopo l’onore al padre e alla madre. Se una parte di quello che tu dovresti dare ai tuoi genitori, la offri a Dio, non sei più tenuto a mantenere i tuoi genitori. Sì è vero che devi mantenere i tuoi genitori, ma vorresti confrontarli con il mantenimento e l’onore di Dio? Dammi quindi un’offerta consistente per il tempio, (che naturalmente poi finiva nelle tasche dei sacerdoti), e così non sei più tenuto a mantenere i tuoi genitori! Questa era una pratica diffusa perché comportava un cospicuo risparmio da parte dei figli; infatti un conto è mantenere i genitori fintanto che non si decidono a morire, un conto è fare un’offerta al tempio; inoltre ci si sente a posto con la coscienza, perché prima viene l’amore di Dio e dopo l’amore del prossimo! Su questo non si transige, l’amore e l’onore a Dio, sono più importanti dell’amore del prossimo!
I sacerdoti, gli scribi e i farisei, tutta gente intelligente, persone di cultura, erano riusciti ad inculcare nel popolo questa idea: “quello che possiedi dallo a Dio”, questa era una garanzia, una certezza per ottenere la santità e la benevolenza da Dio, ai genitori sicuramente qualcuno poi ci avrebbe pensato!
Per Gesù onore a Dio e sofferenza degli uomini, non possono assolutamente convivere.
“Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro»”.
Questa affermazione costringerà Gesù a fuggire via e a rifugiarsi in Siria per evitare di essere ucciso; e fa questa affermazione di fronte a tutto il popolo presente. E’ una sfida incredibile a tutta la struttura religiosa ebraica e a tutte le strutture religiose di tutti i tempi a venire!
Il discorso di Gesù non è limitato al cibo, agli alimenti, ma è in senso ampio: non c’è niente dall’esterno che entrando in te ti possa contaminare, ma è quello che hai dentro e che proietti negli altri che ti può contaminare. Il cibo è immagine di qualcosa d’esterno che entrando dentro di te non pregiudica il tuo rapporto con Dio.
Le varie situazioni della vita, i rapporti con gli altri, e tutto quello che possiamo immaginare che fa parte della vita e che entra dentro, non può incidere su di te a meno che tu non voglia diversamente.
Il mondo per Gesù non è un nemico dell’uomo dal quale si deve difendere, un pericolo per la relazione con Dio.
L’uomo non deve avere paura del contatto con le cose e con le persone.
Nella lettera a Tito(15), attribuita a Paolo, verrà affermato: tutto è puro per i puri! Dichiarando che non c’è nulla di esterno che possa contaminare e rendere impuro l’uomo, Gesù non solo si mette contro la legge orale (quella tramandata dagli uomini), ma contro la legge scritta, annullando quei precetti della purezza che erano previsti nell’antico testamento(16).
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola.”
Quello che Gesù ha detto i discepoli lo ritengono talmente grave che fanno finta di non avere capito, dato che in realtà hanno capito. I discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. Ma quale parabola? Gesù non ha detto nessuna parabola. Ma è talmente grossa la bomba che ha sparato, è talmente nuova e sconvolgente che essi pensano che sia una parabola, cioè un enigma che nasconde qualcosa d’altro.
“E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro…”
Qui Gesù perde la pazienza e dice: Anche voi siete ottusi? Anche loro che stavano con lui e che si sarebbero dovuti liberare da tutte quelle tradizioni? Non capite che tutto ciò che entra dal di fuori (proprio tutto) non può contaminare l’uomo? Gesù è arrabbiato e spontaneamente diviene un po’ volgare: “… perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?»”. La traduzione ha ingentilito il termine, ma Gesù usa un termine ancora più forte che potremmo tradurre con “cesso”.
Quindi tutte queste attenzioni alla purezza, ai rituali, vanno a finire nel cesso! Gli alimenti non entrano nel cuore, cioè nella mente, sede della vita morale e pertanto non possono cambiare o modificare la situazione morale o religiosa dell’individuo(17).
“Così rendeva puri tutti gli alimenti.”
Ma siamo matti? Il libro del Levitico, la parola di Dio, la Legge, ha interi capitoli di elenchi di animali e di cibi che si possono mangiare e che non si possono mangiare, di ciò che è puro e di ciò che è impuro. Così facendo, Gesù dichiara che il libro del Levitico afferma il falso! Non è parola di Dio, ma invenzione degli uomini.
Con queste parole ce n’é abbastanza per essere condannato a morte! Qui siamo al capitolo settimo, la condanna a morte è stata espressa già nel capitolo terzo(18). Non meravigliamoci che abbiano ammazzato Gesù, meravigliamoci invece che sia riuscito a campare così tanto!
“E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo»”.
Abbagliato da tutto quello che la legge presenta come peccato, l’uomo non si accorge di quello che è realmente peccato! Ha ragione Paolo che considera la Legge, quella di Mosè con tutti i corollari che si sono aggiunti nei secoli, la vera sorgente del peccato(19).
Gesù riporta una lista di dodici comportamenti, questi sono il peccato, che rendono precaria la comunicazione dell’uomo con Dio. Notate che in questo elenco nessun comportamento riguarda l’atteggiamento verso Dio, non importa se preghi o meno, se partecipi o no al culto. Questa lista contiene solo quei comportamenti, atteggiamenti che sono nocivi nei confronti della vita dell’uomo. Allora il peccato per Gesù non è la trasgressione di una legge, ma è un comportamento volontario, che procura del danno agli altri.
Una parentesi, molto importante: nell’elenco vi è anche la parola adultèri; questa parola può trarre in inganno, perché viene da una traduzione in greco dell’ebraico na’af presente in Es 20,14. Tradurre l’ebraico na’af con adulterio è estremamente riduttivo. Na’af ha un senso più ampio che non il tradimento della fedeltà cui gli sposi sono tenuti; na’af è qualsiasi adulterazione del comportamento dell’uomo o della donna nei loro rapporti con gli altri. Il nef è perciò un corrotto, un corruttore, un adultero, un truffatore, un traviato, un dissoluto portato a ogni comportamento indebito o sleale(20).
Nell’elenco vediamo che sono tutti atteggiamenti che impediscono all’uomo di realizzare su se stesso il disegno di Dio. Una persona che non si realizza è una persona “tossica”(21) e questa è una esperienza che facciamo tutti quanti: infatti quando incontriamo una persona che non conosciamo e ci sentiamo subito attratti, questo dipende dal fatto che è una persona (adesso la definisco secondo la filosofia gnostica) nutriente. Quando una persona è piena di vita, la trasmette agli altri e uno viene nutrito da questa persona. Poi capita di conoscere una persona, che non conoscevamo prima, e sentiamo qualcosa che non va, proprio al livello dell’epidermide, queste sono le persone tossiche. Chi non realizza in sé il disegno di Dio, è una persona tossica, che intossica tutti quelli che avvicina. Chi realizza in sé il disegno di Dio, è una persona che si fa pane per gli altri, che nutre gli altri.
Per Gesù, quindi, la distinzione tra puro e impuro non procede da Dio, l’impurità nasce dalla cattiva relazione che esiste con gli altri uomini, ciò che ostacola il rapporto con Dio è fare danno all’altro!

Note: 1. I versetti compresi all’interno delle parentesi quadre non sono stati riportati, dal liturgista, nella lettura del vangelo di questa domenica, ma non possono essere tralasciati per una corretta comprensione del brano. – 2. L’esegesi in esame è ispirata da una conferenza di P. Alberto Maggi. – 3. Beelzebul era il dio fenicio delle mosche (o del letame, a seconda della lettera finale: l o b) che era considerato dagli ebrei apportatore delle malattie che colpivano l’uomo per punirlo dei suoi peccati. – 4. Il verbo, che adopera l’evangelista, è lo stesso da cui deriva la parola sinagoga. Nel tradurlo letteralmente in italiano viene fuori “sinagogarono”, che non è un termine corretto; in greco questo verbo fa capire che sono gli elementi della sinagoga che si riuniscono. – 5. Cfr. Mc 3,22: Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». – 6. Gli scribi erano i teologi ufficiali, la cui sentenza aveva lo stesso valore della parola di Dio. – 7. Da tenere presente che al termine di questo episodio Gesù deve scappare ed andare in terra pagana (cfr. Mc 7,24). – 8. Il Talmud riporta la storia di uno dei più grandi rabbini dell’ebraismo, che, tra l’altro, possedeva una mente liberale, aperta, un uomo di grande spiritualità, Rabbì Achiba; incarcerato dai romani, adoperava la poca acqua che gli passavano non per bere, ma per fare le abluzioni. Quando i suoi discepoli gli dicevano, perché non bevi? lui dava questa risposta: vengono condannati a morte coloro che non seguono le decisioni dei rabbini [n.d.r.: di lavarsi le mani], è meglio che io muoia di sete, piuttosto che trasgredisca il comando dei miei colleghi. – 9. Traccia di questo rito è giunta fino a noi nella litugia della messa, quando il sacerdote si lava le mani prima di consacrare il pane e il vino. – 10. Oggi, che abbiamo tutti gli strumenti, la cosa è lunga ma non particolarmente faticosa; immaginatevi all’epoca di Gesù, senza acqua corrente in casa e con la necessità di scaldare l’acqua sul fuoco di legna! Chi aveva creato questi precetti erano evidentemente uomini che non si occupavano di faccende domestiche.  – 11. Situazione del tutto analoga alla Chiesa Cattolica dove la tradizione ha spesso preso il posto dei Vangeli. – 12. Is 29,13: Dice il Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani…” – 13. Es 20,12: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.” – 14. Dt 5,16: Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà”. Sir 7,27: Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre.” L’aggiunta della condanna a morte è posteriore (Pro 20,20).
- 15. Tt 1,13-16:Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina e non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità.  Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona.” – 16. Sulla base di queste parole, il pensiero mi corre a tutti quei precetti costruiti dalla Chiesa Cattolica che verrebbero cancellati totalmente se Gesù tornasse. Ma probabilmente verrebbe ucciso di nuovo. – 17. Altro che non mangiare carne il venerdì! Se si segue veramente Gesù tutte queste stupidaggini scompaiono in un lampo. – 18. Mc 3,6:E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.” – 19.  1Cor 15,56: “Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge”.  – 20. Cfr. A. Chouraqui, Il mio testamento. Il fuoco dell’alleanza, Queriniana, Brescia 2003, p. 126. – 21. Scusate il vocabolo non proprio adatto, ma non ne ho trovati altri per definire una persona che si sta rovinando la vita esattamente come uno dedito agli stupefacenti.