(segue dalla domenica precedente)
5. Liturgia e culto.
L'eucaristia è il centro della vita
soprannaturale nella Chiesa, e il mistero più alto in cui si accentra la
liturgia cristiana. Si spiega pertanto la disciplina dell'arcano, e tutto un
insieme di cautele e di riguardi, sia riguardo ai non fedeli sia nel seno della
Chiesa.
In antico, l'eucaristia era
collegata con il battesimo e la cresima, e ancor oggi con tutti i sacramenti.
Il cristiano morente riceve l'eucaristia in viatico. L'unico
"sacrificio" nel cristianesimo è il sacrificio eucaristico della
messa. Nessuna meraviglia che la prima e primitiva liturgia è soltanto
eucaristica; la liturgia dell'Ufficio (breviario) venne più tardi, e si staccò
da quella eucaristica con il monachismo; ma ancor oggi si può vedere come in
realtà anche essa costituisca un irradiamento e sviluppo, quasi un'aggiunta,
rispetto a quella eucaristica. La liturgia eucaristica è quella del sacramento
e del sacrificio: dunque della comunione e della messa. Qui verrà dato
solamente un breve cenno del culto extra-liturgico e di alcune particolarità.
5.1. Miracoli eucaristici.
Già in Cipriano (De lapsis, 4) sono riferiti miracoli eucaristici;
ma tutta la storia della Chiesa ne è ricca nelle varie nazioni e regioni. Per
miracoli eucaristici vanno intesi quegli eventi preternaturali, come dicono i
teologi, che hanno per causa o per oggetto l'eucaristia. Miracoli del genere
raccontano Ottato di Milevi, II, 19; S. Ambrogio (De excessu Satyri); S.
Gregorio di Nazianzo (Oratio XI); e così anche parecchi altri. Degno di
nota Agostino (Contra Iulianum, III,
16). Il Medioevo, nelle vite dei santi, e anche l'età moderna, ne offrono
esempi copiosi. Il duomo di Orvieto è connesso col miracolo famoso di Bolsena.
5.2. Conservazione dell'eucaristia.
Nell'insegnamento cattolico, Cristo
è presente sotto le specie del pane e del vino da quando il sacerdote pronunzia
le parole della consacrazione sino a quando le specie non sono consumate o
essenzialmente alterate, e non soltanto nell'atto della consacrazione o della
comunione. Naturale quindi che l'eucaristia cominciasse ben presto a essere
custodita nelle chiese. Nell'antichità si soleva portarla agl'infermi e agli
assenti; e da alcuni passi (Origene, Gregorio di Nazianzo, Ottato di Milevi,
Cirillo d'Alessandria) si può riferire l'esistenza dell'uso di conservarla. Per
i malati che da un momento all'altro potevano morire, si usò nel Medioevo
conservare parte dell'ostia grande consacrata. Fu in uso, da parte del papa e
di alcuni vescovi, inviare parte dell'ostia consacrata ad altre chiese e ad
altri vescovi, in segno di comunione ecclesiastica. Inoltre, sino per esempio a
Pio VI e anche sino a Pio IX, ci fu il costume di portar con sé l'eucaristia
nei grandi viaggi. Nell'antichità, si davano casi in cui la si seppelliva
insieme con i morti. E non raramente, oltre all'ostia, si conservava altresì il
vino consacrato.
5.3. Devozioni eucaristiche.
Dopo il Mille e le grandi
discussioni eucaristiche del sec. XI, incomincia in Europa, quasi in
opposizione alle insinuazioni delle sette catare, una devozione particolare ed
extra-liturgica all'eucaristia. Una delle caratteristiche della pietà
cattolica, nel secondo millennio cristiano, è precisamente questa crescente
devozione per l'eucaristia. L'altare ove si conserva l'eucaristia, il
"Santissimo", è il centro effettivo di ogni chiesa moderna. Sembra
posteriore al Mille l'uso di tener sempre accesa dinnanzi a tale altare una
lampada: oggi è prescrizione universale. Col prevalere nella Chiesa delle forme
individuali di pietà, non è difficile notare che l'attenzione cristiana si è
spostata dalle grandi celebrazioni liturgiche agli esercizî e alle pratiche
personali di devozione; e questo in particolar modo nell'eucaristia. Una delle
pratiche di maggior conseguenza generatasi dallo sviluppo del culto eucaristico
fu quella che dal più recente storico di essa è stata definita "il
desiderio di veder l'ostia".
Sia nei maggiori mistici sia nei ceti popolari,
incominciò a farsi vivissimo il desiderio di vedere le sacre specie, oltre che
riceverle in comunione e assistere alla loro consacrazione nella messa. Questo
desiderio diede luogo a eccessi dottrinali e pratici, che ritroviamo corretti
nei teologi e nella disciplina ecclesiastica; ma preparò il terreno alle feste
processionali, e alle cosiddette "esposizioni" del Sacramento, oggi
in largo uso nella Chiesa. Il rito dell'"elevazione" delle sacre
specie durante la messa pare debba connettersi con questa corrente devozionale,
e fu insinuato da concilî e teologi. La consuetudine di mostrare l'ostia
consacrata ai moribondi che non potevano comunicarsi, se non così antica, fu
però egualmente comune, specialmente nei secoli XIV-XV. Nel sec. XIV ebbero
inizio anche le cosiddette "esposizioni" vere e proprie: ne troviamo
attestato l'uso in Umbria nel 1330; ma in Italia e fuori si propagò ben presto.
L'uso dell'ostensorio risale a questo tempo, ma pare servisse piuttosto per la
processione. Alcuni umanisti e tutti i protestanti attaccarono come idolatriche
e superstiziose codeste usanze. Ma invano: nel 1600, sia pure attraverso polemiche
e discussioni, prese voga grandissima la costumanza dell'esposizione anche
quotidiana dell'eucaristia nel pomeriggio; nel 1700 era ormai già invalsa in
tutta la Chiesa, chiamata in Italia "la visita" o "la
benedizione", in Francia "le salut", ecc. Non bisogna
dimenticare che, per impulso di S. Giuliana di Mont-Cornillon, nel 1264 fu
istituita la festa del Corpus Domini, ben presto diffusasi in tutta la
cristianità, con processioni solenni. È noto che l'ufficio liturgico della
festa e ottava fu composto da S. Tommaso d'Aquino.
Ogni paese ha usanze singolari nella processione.
Molte confraternite laicali si raccoglievano sotto il nome del SS. Sacramento,
con particolari obblighi di culto verso l'eucaristia. Nella prima metà del
Cinquecento ebbe origine la più famosa delle esposizioni del SS. Sacramento,
detta delle "Quarantore" appunto per la sua durata. Ne è controversa
la paternità, ma pare sorgesse la prima volta in Milano, e fu molto diffusa dai
barnabiti e dai cappuccini. Oggi è di uso universale.
Altra devozione è l'adorazione perpetua:
l'eucaristia è solennemente esposta tutto il giorno, e spesso anche tutta la
notte, e i fedeli a turno si avvicendano all'adorazione. Particolari istituti
religiosi, specie femminili, si consacrano a questa preghiera perpetua.
D'istituzione più recente sono i congressi eucaristici. Tutta questa rigogliosa
rifioritura di culto eucaristico non mancò di suscitare sospetti,
recriminazioni, censure; è sorta in proposito, non solo una particolare
letteratura, ma anche una legislazione canonica e liturgica speciale.
5.4. I
congressi eucaristici.
Sono adunanze religiose dei
cattolici, ordinariamente da 3 a 5 giorni, intese a onorare pubblicamente e
socialmente Gesù Cristo nell'eucaristia, con partecipazione collettiva alle varie
funzioni del culto eucaristico, con predicazioni, trattazioni e manifestazioni
solenni.
La prima idea fu quella dei pellegrinaggi eucaristici,
sorta nell'animo di Marie-Marthe-Émilie Tamisier (1834-1910): idea che poi si
trasformò in quella dei "Congressi eucaristici internazionali",
attuata con l'aiuto di mons. Louis-Gaston de Ségur (1820-1881) e di Filiberto
Vrau (1829-1905), che ne ottennero l'approvazione da Leone XIII il 16 maggio
1881. Questo stesso anno, dal 28 al 30 giugno, si teneva il primo congresso
eucaristico internazionale a Lilla. In quello di Gerusalemme, nel 1893, si ebbe
per la prima volta un cardinale legato, che fu di poi mandato dal papa a quasi
tutti i successivi congressi. Interrotti dalla guerra, furono ripresi nel 1922
e sono celebrati ogni due anni. In Italia, anche i congressi nazionali e
regionali hanno preso grande incremento. L'opera dei congressi eucaristici
internazionali viene promossa e regolata, sotto la dipendenza della S. Sede,
dal Comitato permanente dei C.E.I.
5.5. L'eucaristia
nel rito ortodosso.
Nel rito ortodosso, la comunione si
dà sotto le due specie eucaristiche del pane e del vino, mescolate insieme nel
calice, e dal secolo VII distribuite per mezzo di un cucchiaino di metallo
prezioso. Alcuni fedeli, per motivi igienici, preferiscono utilizzare un
proprio cucchiaino.
6. Bibliografia
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d'archéol. chrét. et de liturgie, V, i, coll. 686-692;
G. B. Franzelin, De Eucharistiae
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voll. 2, Parigi 1886;
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des congrès eucharistiques, ses origines, Parigi 1910;
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Paray-le-Monial (1897), Parigi 1910;
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Feron-Vrau, Les triomphes eucharistiques dans les 25 premiers congrès
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