XXVI Domenica Tempo
Ordinario - Mt 21,28-32
«Che ve ne pare? Un
uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare
nella vigna». Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò.
Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non
vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi
passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della
giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli
hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete
nemmeno pentiti così da credergli.
E’
necessario inquadrare il brano in esame nel contesto della narrazione di
Matteo: Gesù è entrato in Gerusalemme (Mt
21,1-11) in modo così clamoroso da sfidare il Sinedrio(1) che lo
aveva già condannato a morte(2). Non solo, ma entrando nel tempio
scaccia a frustate compratori e venditori che si trovavano lì con i loro
banchetti (Mt 21,12-17). Ha maledetto
il fico sterile, simbolo di Israele (Mt
21,18-22). Lo scontro con le autorità religiose è inevitabile: avviene nel
tempio, mentre Gesù sta insegnando: “Con
quale autorità fai questo? E chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21,23b). La chiesa ufficiale di
allora, rappresentata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, vuole ristabilire
l’ordine e inizia una discussione accesa con Gesù.
Parte
di questa discussione è descritta dal brano in esame; la parabola riportata da
Matteo
è
ancora una volta diretta contro gli esponenti religiosi di Israele. Sono queste
le persone che si individuano nell'immagine del figlio che dinanzi alla
richiesta del padre dice "sì", formalmente, a parole, ma poi non
agisce.
La
vita di queste persone, sacerdoti e anziani del popolo, appariva, esteriormente
e dal punto di vista religioso, come un continuo "sì" detto a Dio: il
loro tipo di vita, il loro vestito, i loro paludamenti, i loro riti, gli
inchini, il loro pregare davanti alla gente. Un "sì" detto con
l'atteggiamento esterno, ma quando il regno si presenta a loro nella sua vera
natura, cioè, nella pratica e nella realtà, come un necessario rinnovamento
interiore, la conversione, il loro "sì" diventa un "no".
Il
discorso di Gesù che viene presentato in queste domeniche è un continuo
insegnamento: domenica scorsa abbiamo visto la parabola dei lavoratori della
vigna, oggi la parabola dei due figli (sempre per lavorare nella vigna, quindi sempre
per Israele), domenica prossima la parabola dei vignaioli infedeli; sono
parabole che ci fanno toccare con mano chi furono veramente gli oppositori di
Gesù, i satana, coloro che vollero la sua morte: gli esponenti di una falsa
religiosità, oltrettutto ufficiale.
La
cosa avviene anche oggi; quante volte davanti alla Chiesa ufficiale si deve
scrollare il capo e dire: "Non hanno capito niente del Vangelo....".
In
questi giorni sto leggendo un lungo articolo sulla figura di S. Francesco(3):
anche lui si è trovato di fronte a una Chiesa ufficiale che pensava, come oggi,
al potere e ai soldi.
Francesco,
dopo una settimana di tentativi, riesce a farsi ricevere da papa Innocenzo III
per potergli parlare, ma ci riesce solo dopo che Nostro Signore non ha permesso
al Papa di dormire per tre notti; lo ha fatto star male per fargli capire
dov'era il vangelo e dov'era il potere. In caso contrario Francesco non sarebbe
stato mai ricevuto dal Papa, anche perché, sembra assurdo ma è un fatto storico,
non possedeva il "look" adatto: Francesco era vestito con un saio di
juta, "divisa" che usavano coloro che dovevano imbiancare, costruire,
cioè il vestito dei muratori. Pensate allo scandalo che doveva creare uno che
si presentava davanti al papa vestito da muratore!
Vi
era un altro motivo di difficoltà che non gli consentiva di essere ricevuto dal
Papa: Francesco si presentava con delle novità.
Guai
alle novità! I libri dei Santi (quelli già canonizzati) si stampano e si
ristampano, ma le parole di Gesù riportate da una persona non ufficializzata vengono
rifiutate.
Gesù
queste cose le aveva già passate: anche lui si è trovato davanti a una chiesa
ufficiale che lo ha bollato di scomunica, che lo ha enucleato, che lo ha preso
in giro. Quante volte i sacerdoti ridevano di lui, semplice “teckton”(4), che aveva il
coraggio di farli ragionare su se stessi.
Da
questo vangelo si vede veramente chi erano gli oppositori di Gesù, cioè esponenti
di una religione ingessata che vedevano in lui un guastafeste che veniva a
rompere una situazione consacrata dal tempo e dalle abitudini.
Il
nuovo spaventa, tutto deve essere già stato codificato, tutto dev’essere
trasformato in dogma. Questo discorso di Gesù non lo hanno capito, o meglio,
non lo hanno voluto capire!
I
cristiani dovrebbero saper difendere il regno di Dio stando attenti ai falsi
profeti; succede invece il contrario, perché quando uno arriva a far il
guastafeste, come lo è stato don Milani o don Primo Mazzolari, viene visto con
occhio malevolo.
Ancora
poco tempo fa il sacerdote, appartenente al Santo Ufficio, che ha seguito la
pratica di don Primo Mazzolari asseriva: "Se io dovessi ritornare indietro
direi le stese cose che ho detto allora. Condannerei ancora le cose che diceva
don Primo Mazzolari, perché ciò che diceva andava contro la teologia ufficiale
di allora; mentre se le stesse cose le dicesse oggi che la teologia è cambiata,
non avrei motivo di andargli contro".
Follia,
una incredibile follia. Gesù è rivoluzione, Gesù è cambiamento. Gesù dice: "Non dovete sclerotizzarvi su
una posizione senza andare in profondità. Se andate in profondità vi accorgete
che dovete adeguarvi alla realtà, e una realtà che si evolve(5)
esige che il vostro intervento, le vostre parole, il vostro modo di comunicare
si adeguino alla realtà che cambia. Non si possono usare le stesse parole in
qualsiasi momento, perché le parole nel tempo acquistano un significato
diverso".
Volete
un esempio? Quando io ero giovane insegnavano a pregare S.Giuseppe quale protettore
della Madonna. Andate oggi a dire a un ragazzo che S.Giuseppe era il protettore
della Madonna: se siete fortunati si farà una risata, altrimenti vi dirà che
state insultando Maria.
Le
stesse frasi nel tempo possono acquistare un significato diverso, quindi
bisogna fare molta attenzione e avere il coraggio di riproporre la stessa
verità, la stessa essenza, lo stesso spirito del vangelo in forme nuove senza
fermarsi.
Gesù,
che cerca di fare questa operazione, si trova di fronte alla chiesa ufficiale
di allora, che naturalmente interviene in maniera drastica, si da indurre Gesù
a dimostrare con la sua morte la verità delle sue parole.
Il
riproporre la verità in maniera nuova, per Gesù è "fare la volontà di
Dio".
Dice
Gesù ai Giudei: "Voi eravate i primi figli, è venuto il Signore a voi e
voi gli avete detto di sì, ma poi non avete fatto le opere di Dio. I pubblicani
e le prostitute sono nella situazione di coloro che hanno detto: non ho voglia,
ma poi sono andati".
C’è
un motivo ben preciso che porta Gesù a nominare pubblicani(6) e
prostitute(7) e non altre categorie di persone: secondo la
tradizione religiosa ebraica i pubblicani e le prostitute erano considerate le
categorie di persone così lontane da Dio e dal possibile ravvedimento da
ritardare sempre di più la venuta del Messia. Era quindi un modo di dire
estremamente critico nei confronti della tradizione religiosa rappresentata dai
capi dei sacerdoti e dagli anziani.
Per Gesù quelli che erano considerati
peccatori pubblici, pur opponendo inizialmente un rifiuto alla parola di Dio a
causa della loro condotta, accogliendo poi la parola, giungono al suo regno; i
capi spirituali dei giudei, i quali invece hanno accettato di compiere la
volontà di Dio, in realtà non l’hanno compiuta perché si sono persi nella
pratica di cose secondarie, dimenticando i comandamenti essenziali di Dio (cfr. Mt 15,1-9; 23,23-24).
Questa parabola è tipica della predicazione di Gesù, perché, proprio per sottolineare l’iniziativa salvifica di Dio a vantaggio di tutti, mette in primo piano gli ultimi, presentandoli come l’oggetto privilegiato della misericordia divina.
Questa parabola è tipica della predicazione di Gesù, perché, proprio per sottolineare l’iniziativa salvifica di Dio a vantaggio di tutti, mette in primo piano gli ultimi, presentandoli come l’oggetto privilegiato della misericordia divina.
Gesù supera tutte le discriminazioni tipiche
della società umana e mette in dubbio i privilegi di coloro che hanno cultura,
soldi e potere sia politico che religioso.
Da notare che con questo Gesù non dichiara
l’impossibilità della salvezza per chi segue la tradizione religiosa perché Dio
non rifiuta nessuno, ma mette al primo posto coloro che normalmente sono
considerati la feccia del mondo.
Si può ben comprendere il carattere
fortemente sovversivo di questo messaggio, che mette in discussione tutti gli
equilibri su cui si basa la società umana. Certamente Gesù non chiama gli ultimi
alla rivoluzione, ma dà loro la dignità di cui sono stati privati e così
facendo li coinvolge in rapporti nuovi che non potranno non avere anche una
valenza politica. Per questo le cosidette “parabole di rottura”(8)
sono quelle che più hanno contribuito alla condanna di Gesù come rivoluzionario
politico, anche se non violento.
Note: 1. Il Sinedrio era una assemblea di
anziani e maggiorenti giudaici a cui i romani avevano concesso di governare
Israele dal punto di vista religioso ed amministrativo. Il Sinedrio era
presieduto dal Sommo Sacerdote in carica (scelto in pratica dai romani), da
rappresentanti della casta sacerdotale e delle altre caste influenti nel paese.
Aveva anche funzioni giudiziarie ma non poteva comminare la pena di morte né,
tanto meno, eseguirla. Generalmente le decisioni in tal senso si limitavano a
“suggerire” ai romani la condanna della persona in questione. – 2. “Un araldo,
per quaranta giorni, prima dell’esecuzione, uscì gridando: Sarà lapidato perché
ha praticato la stregoneria e ingannato Israele per sviarlo” (Sanh.,B.,43a).
L’accusa a Gesù di essere “uno stregone che ingannava la gente” durerà a lungo
(Giustino, Dialogo con Trifone, 69,
7). Ancora nel IV secolo Girolamo scrive in una lettera che “mago è un altro
nome dato dai Giudei al mio Signore” (Lettera XLV, 6, Ad Asella). – 3. Chiara Mercuri “Alla
ricerca del vero Francesco”. – 4. Parola greca che significa abile nelle
tecniche costruttive; specialista; professionista indipendente, non operaio.
Per facilitare la comprensione si ricorda che la parola italiana architetto
viene dal greco architekton che significa colui che progetta. Definire carpentiere Giuseppe, come si legge nei
vangeli, significava non un semplice lavoratore del legno, ma uno che
esercitava la professione di costruttore in generale. L’idea di un Gesù povero
e proletario, come ci è stato trasmesso erroneamente dalla tradizione, si deve
forse ad un inciso di Giustino (II secolo) che era di Neapolis (Nablus): nel
“Dialogo a Trifone” (n. 88) pensava che Gesù fosse stato, più di un secolo
prima, un povero falegname, costruttore di povere cose (sedie, aratri di legno,
ecc.), come i tekton dei paesi della
Galilea che aveva conosciuto nei suoi viaggi, paesi divenuti poveri dopo due
tremende rivoluzioni (66-70 d.C, distruzione del Tempio di Gerusalemme; 131-134
d.C. distruzione della intera città di Gerusalemme). Ma questa non era la
situazione del tempo di Gesù. – 5. Mt 16,3: “…e
al mattino: «Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo». Sapete dunque
interpretare l'aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?”. – 6. I
pubblicani erano persone che riscuotevano le tasse per conto del tetrarca di
Galilea, Erode Antipa e naturalmente erano al servizio dei dominatori di
allora, i romani. L’appalto di riscossione delle imposte consentiva loro di
aumentarle a piacimento per incrementare i loro margini di guadagno; erano
quindi considerati pubblici peccatori (ladri e traditori di Israele) ed esclusi
dalla salvezza. – 7. La prostituzione all’epoca di Gesù non aveva le stesse
radici di quella odierna. La famiglia ebraica di allora vedeva la nascita di
una bambina come una disgrazia o addirittura una punizione da parte di Dio,
perché la bambina era una bocca in più da sfamare e non era un maschio che poi
avrebbe aiutato nei lavori dei campi o nella bottega del padre.
Era una prassi non approvata, ma
abbastanza normale, ucciderla appena nata. Le persone più di buon cuore la
mettevano in un cesto all'angolo della strada. Al mattino presto, (è descritto
nelle cronache dell'epoca), passava il marcante di schiavi, raccoglieva queste
neonate, le allevava e già all'età di cinque anni iniziavano l'esercizio della
prostituzione e a otto anni erano pronte per un rapporto completo. La prostituta
era quindi una creatura che fin dalla tenera età era stata allevata per piacere
agli uomini, per essere gradita agli uomini. La sua tragedia era che così la
prostituta non conosceva altra vita e non era quindi in condizione di cambiare
mestiere. – 8. Due
parabole, quella dei due figli (Mt
21,28-32) e quella delle nozze regali (Mt
22,1-14) unitamente alla parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-46), sono dette “di rottura”,
perché descrivono lo scontro decisivo tra Gesù e il giudaismo ufficiale del suo
tempo.