1. Premessa
La Messa é la più importante funzione sacra delle
chiese cristiane cattolica ed ortodossa, celebrata (presieduta, secondo la riforma liturgica del 3 aprile 1969) dal
sacerdote sull'altare e che rappresenta il memoriale del sacrificio della croce
attraverso l'offerta del Corpo e Sangue di Cristo sotto le specie eucaristiche.
Il termine messa
deriva da missa equivalente a missio, cioé congedo ed entrò
in vigore dal IV secolo, quando il rito comportò il congedo dei catecumeni
prima dell'Offertorio. Agostino
esplicitò con chiarezza questo congedo rituale: "Ecce
post sermonem fit missa catechumenis, manebunt fideles" (Ecco, dopo il sermone, si faccia il congedo dei catecumeni,
restino i fedeli).
La messa é l'unico e supremo rito
sacrificale del cristianesimo cattolico e fin dai primi secoli é il centro
della vita liturgica e mistica della Chiesa.
2. Tipologie
di Messa.
·
Secondo il Rito,
la messa si distingue in: - Messa in rito
latino o romano - Messa in rito greco - Messa in rito armeno - Messa in rito
ambrosiano;
· Secondo la Solennità:
- messa letta o bassa o privata, cioè semplicemente recitata dal
celebrante in ogni sua parte e senza canto - messa solenne o cantata in
cui il celebrante é assistito dal diacono e/o altri accoliti;
· Messa
concelebrata, o concelebrazione, tornata in uso nella seconda metà del secolo scorso,
cui partecipano contemporaneamente vari presbiteri in qualità di concelebranti;
·
Messa
pontificale, anticamente detta messa
in pontificale, celebrata solennemente da un vescovo o da un prelato
con l'assistenza di numerosi ministri e sempre cantata da un'apposita
corale diretta da un maestro di cappella;
·
Messa papale, celebrata
dal papa con cerimoniale molto solenne ricco di un vastissimo rituale che, con
la riforma liturgica del Vaticano II, si é molto ridotto, per dare, invece,
spazio alla centralità religiosa espressa sia dall'omelia papale rivolta al
mondo con l'aiuto dei media, sia all'incidenza ecumenica con la presenza di
celebranti e fedeli di tutto il mondo ai quali viene concessa l'espressività
cultuale dei riti originari con canti, musiche, gestualità;
·
Messa
vespertina, celebrata la sera precedente la festa, entrata in vigore con
la costituzione apostolica del 6 gennaio 1953;
·
Messa
funebre o di requiem, celebrata in suffragio di defunti.
3. Le origini
Le sue origini si rifanno all'agàpe cristiana, convito fraterno presso
i primi cristiani; comunità d'amore fraterno in Ignazio d'Antiochia;
commemorazione della Cena del Signore, ma nel II secolo con significato
esclusivamente escatologico.
La valenza teologica della messa si instaurò quando la
cena comune, la convivialità della comunità, venne separata dall'Eucarestia e,
sull'esempio lasciato da Cristo nell'ultima Cena, i riti fondamentali furono
tre:
- offerta del pane e, separatamente, del vino
- consacrazione preceduta da preghiera di ringraziamento; quest'ultima
basata su formulari giudaici usati dopo i pasti, presto sostituita da una di
carattere cristologico, secondo quanto rilevato dalla Didaché(1);
- comunione prima del pane eucaristico, seguita a distanza da quella del
vino.
Durante la consacrazione si recitava
il racconto dell'istituzione Eucaristica.
Nel culto dei primi cristiani sono già presenti la predicazione, la lettura, preghiere ed inni a scopo didattico.
Nel culto dei primi cristiani sono già presenti la predicazione, la lettura, preghiere ed inni a scopo didattico.
Nella sua Apologia
per i cristiani inviata all'imperatore Antonino Pio e nel Dialogo con Trifone, Giustino, nell'anno 150, dà la prima descrizione della
Messa romana, distinta in due parti: quella "didattica", fatta di
letture sacre degli Apostoli e dei Profeti, e quella
"sacrificale", centrata sulla Passione e già comprensiva dell'epiclesi,
cioé l'invocazione del Logos sugli elementi da consacrargli.
La lingua usata era il greco; l'uso della lingua
latina subentrò verso il IV secolo; anteriormente a questo secolo, vigeva qua e là
l'uso delle letture in greco, successivamente tradotte in latino; in buona
sostanza una messa bi-lingue.
Il "Canone latino definitivo" fu
elaborato a Roma, anche se a darcene testimonianza é il vescovo di Milano
Ambrogio nel suo libro "De Sacramentis".
Tra il II e IV secolo la celebrazione fraterna della
messa si diffonde molto, secondo la testimonianza di Tertulliano che la
definisce "dilectio". Nei secoli V e VI la liturgia romana della
messa cominciò a diffondersi anche oltre l'Italia: in Spagna il vescovo Profuturo
nel 538 volle il Canone romano; nel 563 il Sinodo di Praga ordinò
l'assimilazione della liturgia spagnola a quella romana; lo stesso avvenne in
Inghilterra, dopo la missione di Agostino voluta da Gregorio I.
Nelle Gallie la riforma instaurata da Pipino e proseguita
da Carlomagno con l'intento di sostituire la messa gallicana con quella romana
influì, nel decorso degli anni, sul rito e le orazioni della stessa messa
romana: le incensazioni dell'altare, del Vangelo, del celebrante, dei fedeli
sono di origine gallicana, così come i segni di croce durante il Canone e il
maggior numero di orazioni. L'Introito entrò a far parte della Messa come canto
pontificale verso il VI secolo, per la solennità conferita alla stessa dalla
presenza del papa. Sempre provenienti dalla Francia, verso il IX secolo, si
inserirono melodie e tropi(2) e versetti tra i testi.
Altre significative innovazioni
avvennero tra l'VIII e XI secolo: l'altare non fu posto più fra il
celebrante ed il popolo, ma in fondo all'abside, così che il sacerdote compiva
il sacrificio volgendo le spalle all'assemblea(3); il clero
assisté ponendosi davanti al popolo e non più dietro l'altare; lo stesso
assunse dimensioni maggiori in larghezza: le parti laterali si usarono per
letture ed orazioni, al centro solo il sacrificio. Con l'uso del pane azzimo
s'introdusse la grande Ostia ad uso del celebrante e piccole Ostie, raccolte
nella pisside, per la comunione dei fedeli. Il rito dell'elevazione dell'Ostia
consacrata s'introdusse solo verso il XII secolo, mentre quella del calice fu
resa obbligatoria nel 1570 col Messale di Pio V.
Questo messale, pubblicato il 14 luglio 1570, divenne
normativo per tutte le chiese d'Occidente, uniformandone testi e riti, ad
eccezione di quelle chiese che possedessero un rituale proprio da almeno 200
anni.
La messa, dal XIII secolo in poi, si
soleva distinguere in due parti: "messa dei catecumeni" e "messa
dei fedeli"; alla prima erano ammessi coloro che aspiravano a diventare
cristiani e, poiché ancora in fase di preparazione dottrinale, erano esclusi
dal sacrificio eucaristico e partecipavano solo alla liturgia della Parola, con
chiara valenza catechetica; alla seconda partecipavano tutti i credenti.
L'altare posto alla sommità di una gradinata stava a
significare la salita al Golgota; perciò le preghiere di introduzione erano
recitate dal celebrante ai piedi della gradinata: al IX secolo si fa risalire
la recita del Salmo 42 Judica me, Deus;
al termine del Gloria e del Confiteor, la cui formula é del XII secolo, il
sacerdote sale all'altare, e, se la messa è solenne, lo incensa con triplice
giro; la recita del Credo, dopo la lettura del Vangelo e l'omelia, é introdotta
nel VI secolo in Oriente, nell'XI secolo nel rito latino.
La seconda parte della messa
iniziava con l'Offertorio: fino all'XI secolo erano i fedeli stessi ad offrire
il pane e il vino del sacrificio insieme al necessario per i sacerdoti: traccia
di ciò é l'odierna elemosina.
L'Offertorio é una reliquia dei
canti che si solevano fare durante la cerimonia della raccolta delle offerte.
Seguivano preghiere, dette "piccolo Canone" che, nel rito latino, non
sono posteriori al XIV secolo: "Suscipe", "Sancte Pater",
forse di origine gallicana, ed il "Deus qui humanae substantiae",
antica preghiera della liturgia natalizia romana; fatta l'offerta, si procedeva
ad una nuova incensazione dell'altare, seguita dal Lavabo, o lavanda delle
mani, l'"Oratio super oblata secreta" e quindi il Prefazio che
é l'introduzione alla preghiera eucaristica per eccellenza, cioé il
"Canone" o "Canon actionis".
Il Prefazio, detto in altre liturgie
"prologo", "illazione", comincia con un dialogo tra
celebrante e fedeli, prosegue con una preghiera di ringraziamento e si conclude
con il Trisagio o Sanctus.
Ha così inizio il Canone, formula in atto dal VII
secolo, con il quale avviene la consacrazione delle due specie eucaristiche e
la loro duplice elevazione, attuata dal tempo dell'eresia di Berengario(4);
tutte le successive preghiere, sempre espresse in lingua latina, culminano
nella dossologia "Per ipsum, cum ipso, in ipsum".
Con il Pater inizia la parte della Comunione: dapprima
la frazione dell'Ostia, l'antichissimo Agnus Dei, la preghiera ed il bacio di
pace posteriori all'anno 1000, la comunione del sacerdote che secondo la
teologia cattolica é parte integrante del sacrificio. Durante la comunione dei
fedeli si cantava un salmo; ne resta traccia nell'attuale preghiera di
Communio.
La preghiera del Postcommunio concludeva la celebrazione con, a volte, l'"Oratio supra populum"; poi l'"Ite, missa est" dava il congedo all'assemblea fino al IX secolo. Il Placeat con la benedizione sono posteriori al 1000, e la lettura del Prologo di Giovanni era di devozione privata fino al XV secolo.
La preghiera del Postcommunio concludeva la celebrazione con, a volte, l'"Oratio supra populum"; poi l'"Ite, missa est" dava il congedo all'assemblea fino al IX secolo. Il Placeat con la benedizione sono posteriori al 1000, e la lettura del Prologo di Giovanni era di devozione privata fino al XV secolo.
4. Struttura della Messa cattolica
La Messa, nell'accezione
semplificativa popolare, é la celebrazione domenicale comunitaria del
mistero pasquale. Nel corso dei secoli ha avuto varie denominazioni tutte su
fondamento neo-testamentario: "cena del Signore", "frazione del
pane", "offerta", "sacrificio", "memoriale",
"messa ed eucarestia".
Essa é essenzialmente una
"anàmnesis del Kyrios", memoria dell'evento in cui Cristo é passato
dallo stato di debolezza e di infermità nella carne allo stato di gloria, nel
quale il Padre lo ha costituito Signore della storia e del cosmo e "spirito
vivificante" per ogni creatura.
La Messa é il "sacramento" per eccellenza, perché "presenza operante del Risorto che rende culto al Padre nello Spirito"
La Messa é il "sacramento" per eccellenza, perché "presenza operante del Risorto che rende culto al Padre nello Spirito"
Si attualizza attraverso la convocazione dei credenti,
assemblea celebrante insieme al Cristo rappresentato dal suo ministro a ciò
delegato, cioè il sacerdote. Essa si articola in cinque parti ben definite:
- Riti d'ingresso composti dal "saluto trinitario" pronunciato
dal sacerdote cui si unisce l'assemblea; dalla reciproca
"comunitaria confessione" ; dall'"implorazione" della
divina misericordia con il canto litanico del "Kyrie", alternato tra
celebrante e fedeli; l'inno di lode del "Gloria" , recitato dal
celebrante insieme ai fedeli; la "colletta" che é la prima delle tre
grandi preghiere presidenziali e sintetizza il significato delle letture
seguenti;
- Liturgia della Parola che rende l'assemblea "comunità
d'ascolto" con la "lectio prophetica" dall'AT, il
"salmo responsoriale" scandito tra lettore e comunità, la
"lectio apostolica" tratta dagli Atti degli Apostoli o dalle epistole
di Paolo, il "canto allelujatico" che precede la "liturgia
Verbi", tratta dal Vangelo di uno dei 4 evangelisti secondo la scansione
annuale; ad essa segue l'"omelia", meditazione approfondita della
proclamazione della Parola. La professione di fede col "Credo"
pregato dall'assemblea insieme al sacerdote é come un grande collettivo
"amen", cui fa seguito "la preghiera dei
fedeli" intercessione per le necessità universali.
- Liturgia Eucaristica con essa si entra nella fase strettamente
sacramentale della celebrazione (dalla "mensa Verbi" alla
"mensa sacramenti"): l'attenzione liturgica si sposta dall'ambone
all'altare con l'"offertorio", cioé l'offerta del pane e del
vino con la seconda preghiera presidenziale, cioé l’ "orazione sulle
offerte"; segue la "preghiera eucaristica" che consta del
"praefatio", recitato dal solo celebrante, nel quale si
concentra il mistero celebrato in "quel" giorno; al termine di
questo egli chiama tutta l'assemblea alla triplice lode del "Sanctus"
per raccogliersi poi nella "parola-memoriale" o epiclesi
consacratoria su intercessione dello Spirito Santo, conclusa nell'anafora
assembleare; fa seguito la grande preghiera delle "intercessioni", unione
della chiesa itinerante con quella gloriosa, ringraziamento ed intercessione
insieme, più il "memento" per i vivi ed i defunti: queste due
sono pregate dal solo celebrante; la "dossologia" trinitaria
chiude la grande realtà mistericamente attuata.
- Riti di Comunione constano della preghiera comunitaria del "Padre
nostro", ponte tra la consacrazione e la consumazione del banchetto;
poi la "dossologia-acclamazione" dell'assemblea, l'augurio e "lo
scambio di pace", la "fractio panis" con l'invocazione all'
"Agnus Dei" e la convivialità, segno del banchetto nel Regno;
chiude la terza orazione presidenziale, espressione di riconoscenza e supplica
di efficacia del mistero celebrato.
- Riti di Congedo possono contenere avvisi del celebrante alla comunità,
il saluto finale "la messa é finita, andate in pace" e la
benedizione.
5. La riforma liturgica dopo il Concilio vaticano II.
Con la riforma liturgica seguita al
Vaticano II, la celebrazione eucaristica, abbandonata la lingua
"canonica" latina, avviene secondo le lingue nazionali per permettere
una più consapevole partecipazione dell'assemblea ed il suo inserimento attivo
nell'azione liturgica. Allo stesso scopo l'altare della celebrazione, fisso
o mobile, é collocato all'esterno del presbiterio e rivolto verso l'assemblea
dei fedeli.
Riveste il carattere di altare "maggiore"
quello nel presbiterio, sul quale é eretto il tabernacolo per la conservazione
e custodia delle specie eucaristiche consacrate e non consumate.
Il presbiterio é la parte della chiesa separata con balaustra, il cui accesso era interdetto a persone estranee al culto e perciò riservato solo al clero e suoi coadiutori; attualmente anche questa zona non é più interdetta, specie alle donne: vi prendono posto solitamente i coristi durante le celebrazioni solenni. Altra significativa modifica innovativa é "il modo" col quale i fedeli si annettono alla Comunione: dal primitivo inginocchiarsi alla balaustra, in vigore fino agli anni 70, si é passati all'attuale avvicinamento per processione, in piedi; l'assunzione dell'Ostia può avvenire direttamente sulla lingua, oppure per ricezione sulle mani; la comunione é contemplata sotto le due specie anche per i fedeli, per intinzione o per bevuta diretta dal calice del vino, in celebrazioni di particolare significatività per l'assemblea: per esempio durante cerimonie di consacrazione religiosa e/o secolare, al termine di un corso di esercizi spirituali, nell'amministrazione solenne di sacramenti, o per concessioni stabilite dal diritto canonico.
Il presbiterio é la parte della chiesa separata con balaustra, il cui accesso era interdetto a persone estranee al culto e perciò riservato solo al clero e suoi coadiutori; attualmente anche questa zona non é più interdetta, specie alle donne: vi prendono posto solitamente i coristi durante le celebrazioni solenni. Altra significativa modifica innovativa é "il modo" col quale i fedeli si annettono alla Comunione: dal primitivo inginocchiarsi alla balaustra, in vigore fino agli anni 70, si é passati all'attuale avvicinamento per processione, in piedi; l'assunzione dell'Ostia può avvenire direttamente sulla lingua, oppure per ricezione sulle mani; la comunione é contemplata sotto le due specie anche per i fedeli, per intinzione o per bevuta diretta dal calice del vino, in celebrazioni di particolare significatività per l'assemblea: per esempio durante cerimonie di consacrazione religiosa e/o secolare, al termine di un corso di esercizi spirituali, nell'amministrazione solenne di sacramenti, o per concessioni stabilite dal diritto canonico.
Note:
1. E’ un testo cristiano di autore sconosciuto. Probabilmente scritto in Siria
tra la fine del I e il II secolo, il testo sarebbe contemporaneo ai libri più
tardivi del NT. La Didaché contiene una catechesi della "via della
morte" e della "via della vita", con indicazioni di morale per
la comunità, inclusa una lista di vizi e virtù, e testi liturgici sul battesimo
e sull'Eucaristia. – 2. Aggiunta di un testo nuovo a commento
di un passo della messa o di un ufficio divino. – 3. La riforma liturgica
seguita al Concilio Vaticano II ha ripristinato l’antica formula della messa
celebrata in fronte ai fedeli. – 4. Berengario di Tours, arcidiacono di
Angers (1000-1088), formatosi alla scuola di Chartres sotto la direzione di
Fulberto. Ben presto si allontanò dagli esempi e dalla dottrina del maestro e assecondando
la sua indole razionalistica cominciò a negare la verità della transustanziazione.