(segue dalla domenica precedente)
2.2.
Condizioni per l’ordinazione
Nel rito latino può essere ordinato qualsiasi
battezzato di sesso maschile, celibe, che abbia compiuto venticinque anni
(Codice Diritto Canonico n. 1031) e che, dopo le prove della formazione in un
Seminario, dopo gli studi filosofici e teologici, riceva la positiva
valutazione dai responsabili della sua formazione e venga presentato al Vescovo
per ricevere il sacramento dell'Ordine.
Nella Chiesa Cattolica gli ordini sacri sono conferiti
solamente a uomini; anche i ministeri istituiti (lettorato e accolitato) sono
riservati a uomini, anche se le donne possono svolgere de facto tali
servizi durante le celebrazioni liturgiche, leggendo la Bibbia e (più
raramente) prestando servizio all'altare.
Il Magistero si è sempre espresso in maniera negativa
rispetto all'ordinazione femminile. Questa posizione fu affermata per la prima
volta da Paolo IV(1) e ribadita con forza come definitiva da
Giovanni Paolo II(2). Anche Papa Francesco ha ribadito che questa
posizione affermando che sul sacerdozio femminile "La porta è
chiusa" Anche se,
ultimamente, ha istituito un gruppo di studio per valutare l’opportunità di
aprire il diaconato alle donne.
Le motivazioni del Magistero sono le seguenti:
1) la scelta di Gesù in quanto Gesù non avrebbe scelto
donne fra i suoi apostoli alcuna donna.
"Si deve, però, riconoscere che vi è qui un
insieme di indizi convergenti, i quali sottolineano il fatto importante che
Gesù non ha affidato alle donne l'incarico dei Dodici."(3)
2) la Tradizione della Chiesa è stata concorde nel
rigettare l'ordinazione di donne sacerdote.
"Questa pratica della Chiesa riveste, dunque, un
carattere normativo: nel fatto di non conferire l'Ordinazione sacerdotale se
non ad uomini è implicita una tradizione continua nel tempo, universale in
Oriente e in Occidente, ben attenta nel reprimere tempestivamente gli abusi.
Una tale norma, che si appoggia sull'esempio del Cristo, è seguita perché viene
considerata conforme al disegno di Dio per la sua Chiesa."(4)
3) solo un sacerdote uomo può agire in persona
Christi.
"È per questo che non si deve mai trascurare
questo fatto che Cristo è un uomo. Pertanto, a meno che non si voglia
misconoscere l'importanza di questo simbolismo per l'economia della
Rivelazione, bisogna ammettere che, nelle azioni che esigono il carattere
dell'Ordinazione e in cui è rappresentato il Cristo stesso, autore
dell'Alleanza, sposo e capo della Chiesa, nell'esercizio del suo ministero di
salvezza – e ciò si verifica nella forma più alta nel caso dell'Eucaristia –,
il suo ruolo deve essere sostenuto (è questo il senso originario della parola
persona) da un uomo: il che a questi non deriva da alcuna superiorità personale
nell'ordine dei valori, ma soltanto da una diversità di fatto sul piano delle
funzioni e del servizio."(5)
Diversi teologi cattolici non accettano questa
posizione e negano che si possa parlare di infallibilità per questo documento;
a tale scopo si fa il caso di altre posizioni magisteriali ritenute infallibili
anche in assenza di una definizione dogmatica e poi abbandonate dallo stesso
magistero. Questi teologi sostengono che la scelta di solo apostoli uomini è
comprensibile alla luce del contesto ebraico che Gesù non voleva urtare e non
può essere presa come una norma eterna e valida per una società in cui la donna
si è emancipata e ha superato il tradizionale stato di subalternità.
Tommaso d'Aquino, ad esempio, motivava l'impossibilità
di un'ordinazione femminile con lo stato di soggezione che è naturale nelle
donne:
"Per ricevere i sacramenti certe cose sono
richieste quasi dalla natura stessa del sacramento: quindi in mancanza di esse
uno non può ricevere né il sacramento, né la grazia sacramentale. Altre invece
sono richieste non dalla natura del sacramento, ma dalla legge, per il rispetto
dovuto al sacramento. E senza di esse si riceve il sacramento, ma non la grazia
sacramentale. Ora, il sesso virile è richiesto per ricevere l'ordine non solo
in quest'ultima maniera, bensì anche nella prima. Perciò anche se su una donna
venissero fatte tutte le cerimonie dell'ordinazione, essa non riceverebbe
l'ordine. Essendo infatti il sacramento un segno, gli atti che lo compiono non
devono soltanto produrre la grazia sacramentale, ma [anche] esprimerne il
segno. [..] Non potendo dunque il sesso femminile esprimere alcuna eminenza di
grado, essendo la donna in stato di sudditanza, è chiaro che essa non può
ricevere il sacramento dell'ordine."
Almeno fino al VI secolo, però, in tutta Europa e fino
all'VIII secolo in Oriente, era presente un ordine di diaconesse(6).
Era detta allora diaconessa la responsabile di una comunità monastica di donne,
come attesta, tra gli altri, Gregorio di Nissa. Le diaconesse portavano il maforion,
o velo di perfezione, assistevano le donne nella piscina battesimale,
praticavano l'unzione e potevano distribuire la comunione alle ammalate.
Le diaconesse erano semplicemente consacrate con
condizione di ammissione come la verginità o la vedovanza, con attività
principale l'assistenza caritativa e sanitaria alle donne.
2.3. La
questione del celibato.
La disciplina del celibato conosce due diverse
tradizioni all'interno della Chiesa cattolica.
·
Nel Rito
latino
o
I diaconi
sono ordinati (a partire dal Concilio Vaticano II) sia celibi sia sposati, ma
dopo l'ordinazione non possono più sposarsi (se sono celibi), né risposarsi (se
sono sposati e rimangono vedovi). Un diacono sposato non può successivamente
diventare presbitero (ad eccezione del caso in cui rimanga vedovo).
o
I presbiteri
devono essere celibi.
o
Anche i
vescovi devono essere celibi.
·
Nei Riti
orientali
o
Per i
diaconi non è richiesto il celibato, ma dopo l'ordinazione non possono più
sposarsi.
o
Per i presbiteri,
come per i diaconi non è richiesto il celibato, ma dopo l'ordinazione non
possono più sposarsi.
o
Solo per i
vescovi è richiesto il celibato: di conseguenza i vescovi vengono spesso scelti
fra i monaci, in quanto tutti i monaci sono anche celibi, mentre i preti non
monaci possono essere sposati.
2.4. Cenni sul rito dell’ordinazione
Tutte le ordinazioni vengono celebrate ordinariamente
nel corso della Messa. Momenti culminanti sono l'imposizione delle mani (gesto
antichissimo con cui viene trasmesso il dono dello Spirito Santo) e la
preghiera consacratoria (con cui si chiede a Dio la speciale grazia divina di
cui ha bisogno l'ordinando per compiere il proprio ministero). L'ordinazione
dei diaconi e dei preti viene impartita dal vescovo; l'ordinazione dei vescovi
(chiamata consacrazione) viene impartita secondo il diritto canonico da almeno
tre vescovi, tuttavia è valida anche se è impartita da un vescovo solo.
2.5. Altri
uffici ecclesiastici.
Nella Chiesa cattolica di rito latino esistono inoltre
numerose cariche spettanti ad appartenenti all'ordine sacro, sebbene siano
considerati alla stregua di titoli onorifici oppure differenziazioni
all'interno dei vari gradi dell'ordine (cioè compiti, officii) e non comportino
un'effettiva ordinazione (non sono cioè dei sacramenti):
·
Arcivescovo è il vescovo che presiede un'arcidiocesi.
· Patriarca, nella Chiesa cattolica di rito
latino, è il titolo dato ad un vescovo di una diocesi di importanza storica. Al
momento esistono quelle di Venezia, di Lisbona e di Gerusalemme (altre sono
state successivamente soppresse). Mentre nella Chiesa cattolica di rito
orientale il titolo non è solo onorifico e conferisce diritti maggiori rispetto
al patriarca di rito latino.
· Patriarca,
nelle altre chiese non latine, è il capo supremo di un'altra Chiesa cattolica,
diversa da quella romana.
· Cardinali sono vescovi, presbiteri e talvolta
i diaconi, che il Papa elegge perché collaborino con lui nel governo della
Chiesa universale. Inizialmente i cardinali erano i preti e i diaconi della
chiesa di Roma, e i vescovi delle diocesi suburbicarie (cioè le diocesi vicine
a Roma: Ostia, Porto Santa Rufina, ecc.), poi, nel tempo i papi hanno
cominciato a creare cardinali, cioè loro più diretti collaboratori, vescovi o
preti (o anche laici, soprattutto nel rinascimento) di altre diocesi o di altri
paesi. Attualmente un candidato al cardinalato deve obbligatoriamente essere
dapprima ordinato vescovo.
·
Parroco è il presbitero posto dal vescovo
alla responsabilità di una parrocchia.
·
Vicario
parrocchiale è il
presbitero posto dal vescovo al servizio di una parrocchia per aiutare il
parroco.
·
Aiuto
pastorale è il presbitero inviato a una parrocchia ma solo per aiutare il
parroco e/o il vicario parrocchiale nell'amministrazione dei sacramenti.
· Cappellano è il presbitero inviato presso
conventi, istituti (ospedali, carceri) per celebrare l'Eucaristia (se fisso,
presiede la cappellania).
·
Cappellano
militare è il
presbitero preposto a fornire assistenza spirituale nell'esercito e nelle forze
armate in genere.
2.6. Chiesa
Ortodossa.
Nella Chiesa Ortodossa l'Ordine sacro è diviso in tre
gradi: Episcopato, sacerdozio e diaconato.
Il Vescovo ha l’obbligo del celibato mentre nel caso
del sacerdote o del diacono questo obbligo non sussiste.
2.7. Nel Protestantesimo
Diverse Chiese sorte dalla Riforma protestante hanno
mantenuto il termine di Ordine Sacro, a cui però generalmente non è
riconosciuto il carattere di sacramento.
Altre Chiese protestanti non hanno il termine di
Ordine Sacro, ma solo un servizio pastorale non ordinato.
Ai ministri non è prescritto il celibato, e fino al XX
secolo non erano ammesse donne al ministero. Questa regola è stata
progressivamente abbandonata e ad eccezione di gran parte dei pentecostali e
dei gruppi evangelici più conservatori, sono ammesse le donne al pastorato
anche di ordinamento episcopale.
Note: 1. Franjo Card. Šeper, Inter insigniores, Sacra
Congregazione per La dottrina della fede. – 2. Giovanni Paolo II, Lettera
apostolica – Ordinatio sacerdotalis, Libreria Editrice Vaticana, 1994. – 3. Vedi nota 2. – 4. Vedi
nota 2. – 5. Vedi nota 2. – 6. Jean Daniélou, The Ministry
of Women in the Early Church, Faith Press, 1974, p. 14