Sacra
famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Mt 2,13-15.19-23
I Magi erano appena partiti,
quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati,
prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti
avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella
notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino
alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un
angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati,
prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti
infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese
il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a
sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe
paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea
e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era
stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Questo
brano del Vangelo di Matteo mette in crisi la maggior parte degli esegeti
perché quanto racconta Matteo ha un importante significato teologico ma, con
elevata probabilità, non ha valenza storica.
Molti
storici moderni, infatti, negano la storicità dell’episodio che noi chiamiamo “strage
degli innocenti”, dato il mancato riscontro nelle opere di Giuseppe Flavio(2),
fonte principale della storia giudaica del I secolo.
Paul Maier afferma
che “…la maggioranza delle recenti biografie di Erode il Grande lo rifiuta
interamente…”(2). Stessa posizione si riscontra in Geza Vermes e
E.P. Sanders(3). A questi pareri deve aggiungersi che, in qualunque modo
venga fatto il calcolo, anche prendendo date diverse di riferimento, la morte di Erode sarebbe
sopraggiunta tra 6 e 10 anni prima della nascita di Cristo.
E’ corretto
però fare presente che altri studiosi cristiani ne accettano la storicità
notando come l'episodio sia compatibile con la politica repressiva di Erode, il
quale avvertendo il pericolo di un'usurpazione non esitò a uccidere in diverse
occasioni una moglie, tre cognati, una suocera, tre figli e alcune centinaia di
oppositori.
Il fatto che
sia Giuseppe Flavio che gli storici romani, come pure gli altri evangelisi, non
riportino l’episodio si spiega, secondo Giuseppe Ricciotti(4),
storico biblista, con il modesto numero di bambini presumibilmente coinvolti. I
nati a Betlemme in quel periodo, essendo circa 1000 gli abitanti adulti, potevano
aggirarsi intorno ai 60 individui. Volendo però Erode uccidere solo i bambini
maschi il numero degli uccisi è dunque, approssimativamente, di circa 30
neonati e, contando che la mortalità infantile in vicino oriente era molto
alta, il numero si può restringere a soli 20.
La notizia,
se giunse a Roma, non rappresentò però motivo di cordoglio da parte
dell'imperatore che non esitava a soffocare nel sangue possibili rivolte.
Secondo Macrobio(5), Cesare Augusto, ricevuta la notizia della
strage, disse scherzosamente: «È meglio essere il maiale di Erode piuttosto che
uno dei suoi figli» poiché Erode, essendo giudaizzato(6), non poteva
mangiare carne di maiale, ma non esitava però ad uccidere i propri figli. Sembra
più plusibile, però, che la frase non si riferisse a questo evento ma al
successivo omicidio di Antipatro, ultimo figlio assassinato da Erode.
Matteo, pur
essendo l’unica fonte canonica a tramandare il racconto della fuga in Egitto, nulla
dice riguardo agli anni trascorsi dalla famiglia di Gesù in Egitto.
L'episodio
della fuga e la vita di Gesù e dei suoi genitori in terra egiziana è narrato in
diversi apocrifi del Nuovo Testamento; questi riportano storie miracolose, come
alberi di palma che si inchinano davanti a Gesù bambino, bestie del deserto che
gli rendono omaggio, incontri con i due ladri che saranno poi crocifissi con
lui, oltre ad aggiungere dettagli come l'aggregarsi alla famiglia di Salomè come
balia del bambino.
Le storie
della vita di Gesù in Egitto hanno svolto un ruolo importante specialmente
all'interno della Chiesa copta. Per tutto l'Egitto vi sono diverse chiese e
santuari che sarebbero stati eretti in luoghi abitati dalla famiglia; il più
importante di questi è la chiesa dei santi Sergio e Bacco ad Abu Serghis, che
sarebbe stata eretta sulla casa di Gesù in Egitto.
Matteo scrive
questo brano del suo vangelo sul filo del confronto che fa tra la vita di Mosè
e quella di Gesù.
Mosè, appena
nato, ha corso il rischio di essere ucciso se la levatrice avesse applicato
quanto si legge in Es 1,15-22:
“…Il re d'Egitto disse alle levatrici degli
Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: «Quando assistete le
donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un
maschio, fatelo morire; se è una femmina, potrà vivere». Ma le levatrici
temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono
vivere i bambini. Il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché
avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?». Le levatrici risposero
al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità.
Prima che giunga da loro la levatrice, hanno già partorito!». Dio beneficò le
levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le levatrici
avevano temuto Dio, egli diede loro una discendenza.
Allora
il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni
figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».
Mosè
sopravvisse perché appena nato fu affidato alla corrente del Nilo dentro un
cestino di vimini e raccolto dalla figlia del faraone che lo allevò.
Matteo,
facendo riferimento alle parole del profeta Osea (11,1) “…quando Iraele era
fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori dall’Egitto…” costruisce la
funga in Egitto facendo così diventare, in qualche modo, Gesù partecipe
dell’esodo del popolo di Israele come fanno intendere i versetti 4,22-23 del
Libro dell’Esodo: “…Israele è mio figlio ... lascia andare mio figlio…”.
Questa
“partecipazione“ di Gesù all’esodo di Israele, secondo Matteo, lo pone in
condizione di avere il diritto di compiere due atti: il superamento dei
comandamenti del Sinai tramite la proclamazione delle beatitudini che
diverranno così i nuovi comandamenti dei seguaci di Cristo e l’indicazione
della via da seguire per il nuovo esodo, quello che condurrà la comunità
cristiana a superare la morte, cioè a ottenere la redenzione.
Note: 1. Flavio Giuseppe (in latino: Titus
Flavius Iosephus; in ebraico Joseph Ben Matityahu, nato a Gerusalemme nel 37 circa, morto a
Roma nel 100 circa) è stato uno scrittore, storico, politico e militare
romano di origine ebraica; scrisse le sue opere in greco. – 2. Paul Maier "Herod and the Infants of
Bethlehem", in Chronos, Kairos, Christos II, Mercer University
Press (1998), n. 170. – 3. Geza Vermes, The Nativity: History and Legend,
London, Penguin, 2006, p. 22; E.P. Sanders, The Historical Figure of Jesus,
Penguin, 1993, p. 85. – 4. Ricciotti, Vita di Gesù, par.
9; pp. 256-257. – 5. Ambrogio Teodosio
Macrobio (vissuto nel V secolo d.C.) è stato un filosofo, scrittore e
funzionario romano. Studioso anche di astronomia, sostenne la toria
geocentrica. – 6. Erode il Grande era un
idumeo, ma ha tentato tutta la vita di
farsi passare per giudeo facendo propri tutti i modi di vita della tradizione
ebraica.
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